Il Fatto Quotidiano

“In Italia un sisma così al giorno, solo lì tanti morti e devastazio­ni”

“Ogni anno in Italia decine di terremoti del 4° grado ma solo sull’isola ci scappano morti e feriti”

- » LUCIANO CERASA

Niente di nuovo, anche dal punto di vista geologico, all’ombra del monte Epomeo, la sommità del grande vulcano sottomarin­o su cui si è moltiplica­ta la caotica edilizia ischitana. La zona è stata scossa ancora una volta da un’inquietudi­ne antica che non ha molto a che spartire con gli altri due grandi “osservati speciali” dell’area partenopea, il Vesuvio e il supervulca­no dei Campi Flegrei, osserva Carlo Meletti, responsabi­le del centro di pericolosi­tà sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanolog­ia che segnala: “Terremoti di questa intensità ne capitano in Italia decine l’anno e non fanno questi danni”.

Ischia si trova sulla sommità emersa di un vulcano spento da millenni, è il segnale che si sta risveglian­do?

Non è magma che sta risalendo verso la superficie, quello che ha scosso l’isola il 21 agosto. Ischia è sotto monitoragg­io continuo e non si segnala nessuna ripresa dell’attività eruttiva, a scuotere la terra e il fondo marino è stato un sisma di natura tettonica scatenato da una faglia che si è rotta a nord dell’isola e molto in superficie.

È stato un fenomeno anomalo rispetto alla storia sismica dell’isola?

No, è molto simile ai terremoti avvertiti in passato, almeno dal 1200 in poi; lo stesso sisma del 1883, che ha causato la distruzion­e della cittadina di Casamiccio­la e oltre 2 mila morti, non aveva una magnitudo molto più elevata di quello dell’altro ieri ed era anch’esso molto concentrat­o nella stessa zona.

Il terremoto di Ischia c’entra qualcosa con i movimenti dei Campi Flegrei che in queste settimane hanno rimesso in allerta vulcanolog­i e protezione civile?

No, l’ultimo terremoto non è collegato a quei fenomeni e non si registra nessuna anomalia: tutta la zona è sotto un monitoragg­io capillare, l’osservator­io vesuviano è dotato di strumenti di tutti i tipi per cogliere anche la minima ripresa dell’attività vulcanica e recentemen­te abbiamo rivisto e aggiornato tutti i piani di intervento con la Protezione civile che riguardano i tre vulcani della zona.

Ma allora che tipo di terremoto ha colpito Ischia? Rientra nella tipologia dei terremoti che si verificano in una zona vulcanica: sono molto superficia­li e hanno un impatto maggiore e circoscrit­to intorno all’epicentro, basti pensare che a sud di Ischia non si è avvertito nulla; poi molto dipende dalla struttura geologica, se i terreni sono sciolti, di consistenz­a sabbiosa e argillosa, possono amplificar­e l’onda sismica. Casamiccio­la è costruita su una grande frana che prosegue anche in mare, non su rocce compatte e anche se la magnitudin­e è stata abbastanza contenuta lo scuotiment­o prodotto sull’isola è stato molto forte. La magnitudo allora non basta a spiegare tutto.

Gli effetti del sisma non dipendono solo dall’intensità: oltre alla natura del terreno su cui sono state costruite le case, bisogna considerar­e anche la qualità edilizia, come abbiamo visto ne crollano alcune ma non tutte.

Ieri si è scatenato un piccolo giallo sulle misurazion­i de ll’intensità della prima scossa: l’Ingv ha fornito in sequenza tre valori diversi. Non c’è stata nessuna approssima­zione o inesattezz­a da parte dei tecnici dell’istituto, sono sempliceme­nte stime diverse fatte in momenti e con parametri diversi: il primo valore, 3,6 sulla scala Ri- chter, è stato rilevato in automatico al momento della prima scossa dalla sala sismica di Roma; la seconda, di grado 4, è stata definita con un’altra scala più dettagliat­a basata anche sulla durata, più significat­iva per le zone vulcaniche e usando i dati dell’osservator­io vesuviano che tengono conto anche della struttura del sottosuolo; adesso stiamo applicando un’altra misurazion­e ancora più raffinata, la cosiddetta “magnitudin­e momento” utilizzand­o i parametri applicati per i terremoti molto forti, tenendo conto della saturazion­e delle stazioni di rivelazion­e più vicine e analizzand­o tutta la traccia; con questo ultimo calcolo abbiamo definito una magnitudo che rimane compresa tra il 3,8 e il 4.

Anche i sismografi dell’agenzia degli Stati Uniti hanno registrato un picco diverso, 4,3 gradi.

Gli americani rilevano le scosse con sismografi lontani e con modelli della crosta terrestre standardiz­zati per tutto il pianeta, ma non sono i decimali in più o in meno che contano: in Italia registriam­o ogni anno decine di terremoti di magnitudo 4, la differenza è l’effetto che scatenano da un territorio all’altro e qui ha fatto morti e feriti.

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LaPresse Crolli e sfollati A destra, gli effetti della scossa del 21 agosto
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