Gori corre verso il Pirellone: “Sì, ci penso”
Regionali Lombardia Dal meeting di Cl il sindaco renziano di Bergamo apre alla candidatura. Serve l’accordo con Mdp
Il candidato più renziano che ci sia per sfidare Roberto Maroni in Lombardia. Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e fedelissimo del segretario Pd, è sempre più lanciato verso la corsa alle Regionali del 2018. Ormai lo ammette apertamente: “Sì, non ho mai smesso di pensarci. Mi sembra una prospettiva abbastanza concreta”, ha detto a Rimini. Aggiungendo che “spetterà alla coalizione decidere, ma io ho dato la mia disponibilità”. Per ufficializzare il suo nome, insomma, manca solo l’accordo nel centrosinistra. E non è poco.
IL SINDACOdi Bergamo ha rilanciato la sua candidatura dal meeting di Comunione e liberazione: la casa dei centristi, il regno del “fu Celeste” Roberto Formigoni, presidente della Regione dal 1995 al 2013 per quattro mandati di fila, prima di essere costretto alle dimissioni dalle inchieste che hanno travolto la sua ultima giunta.
Forse non è solo una coincidenza. All’ex governatore Gori aveva già ammiccato nelle ultime settimane (“era portatore di un’idea forte della politica e della società”, ha detto di recente procurandosi svariate critiche), e ieri ha usato un po’ il suo linguaggio: dalla famiglia, con la necessità di “interventi per favorire la costruzione di nuclei familiari” (obiettivo due figli per donna, alzando l’attuale livello di natalità fermo a 1,34), alle imprese, nel solco “di quanto è stato fatto con il Jobs act e con la scelta di favorire il lavoro giovanile con la decontribuzione”.
GORI SEMBRAparlare al centrodestra, ma non dimentica la sinistra e un tema delicato come l’immigrazione, su cui bisogna andare “nella direzione dell’integrazione, con un piano nazionale perché un Paese che perde 140 mila abitanti all’anno non può permettersi di considerare l’im- migrazione solo come un’emergenza”. Guarda persino all’elettorato grillino, citando il “reddito di inclusione”.
La campagna elettorale, insomma, pare già cominciata, anche se il nodo resta quello delle alleanze. Di qui le dichiarazioni di rito sulla decisione della coalizione: il centrosinistra si riunirà a Milano il 30 settembre per fare il punto sulle prossime Regionali, ma né Giuliano Pisapia né Pier Luigi Bersani avrebbero posto particolari veti.
Ancora tutta da giocare, invece, la partita delle primarie: buona parte del Pd sarebbe pronto a farne a meno per spianare la strada al fedelissimo di Renzi, ma i vertici locali di Mdp chiedono almeno una consultazione per rinunciare ad una propria candidatura autonoma. Prima degli elettori lombardi, Gori dovrà convincere i suoi ex compagni di partito.