Il Fatto Quotidiano

Il pesce e le cimici in baracca: così trovai “Faccia da mostro”

Giovanni Aiello Ottobre 2013: incontro col misterioso ex poliziotto “nascosto” in un capanno sulla spiaggia di Montepaone in Calabria

- » WALTER MOLINO

Quella mattina di un giorno dell’o t to br e 2013 il Bucaniere è lì, una barchetta scalcagnat­a in secca sulla spiaggia deserta di Montepaone lido. Dal comignolo sul tetto del capanno di Giovanni Aiello, un denso rivolo di fumo spande nell’aria un intenso aroma di pesce. Faccia da mostro, il misterioso ex poliziotto con fama di killer spietato, sta cucinando la zuppa in veranda. Quando mi vede arrivare insieme a Raoul Garzia, videocamer­a in spalla, non fa una piega. “Quella storia ormai è archiviata”, mi dice quest’omone coi capelli gialli incrostati di salsedine e le mani grandi e nodose. “Mi hanno riempito la baracca di microspie ma io non ho niente da nascondere. Ho lavorato a Palermo fino al 1976, poi mi sono congedato. Ormai sono solo un pescatore”. Eppure a noi tremano le gambe. Siamo i primi a varcare la soglia della tana del lupo accusato di tutto: gli omicidi di Nino Agostino e Ida Castellucc­io, quello del commissari­o Cassarà, il fallito attentato dell’Addaura, le stragi di Capaci e via D’Amelio e l'assassinio del piccolo Claudio Domino, un bambino di 11 anni freddato in pieno giorno nel bel mezzo del maxi-processo.

La balla dello sfregio e il fucile scoppiato

Quel 25 ottobre di quattro anni fa, nessuno – investigat­ori o magistrati – sa ancora che l’abbiamo trovato. Lo scoprirann­o presto, anche se il nostro reportage sarà trasmesso diversi mesi dopo. Conoscevam­o il nome del paese, nei pressi di Catanzaro, in cui Aiello si era ritirato da anni in una casetta sulla spiaggia. Ma a Montauro, 400 metri sul livello del mare, il litorale si vede da lontano e Aiello pare un fantasma, non lo conosce nessuno. Bocche cucite, tanti “boh” e “non lo so”. Poi, uno che si presenta come il vicesindac­o, ce lo dice chiaro: “Non ci piacciono queste domande, chi vi manda?”, e si allontana impugnando il cellulare. Pochi minuti e ci viene incontro un’auto dei carabinier­i. Un invito cortese a girare al largo. Ma ormai è troppo tardi. Ogni piccolo paese ha un matto e quel matto ci ha osservato in silenzio. Adesso, appoggiato al portone della chiesa, mi fa cenno di avvicinarm­i e mi chiede una sigaretta. Poi mi dice di andare a sud: “Stai cercando l'ex poliziotto? Vai alla spiaggia di Calalunga, vedrai una barchetta e un capanno. Lui sta sempre lì”.

È così che ci siamo ritrovati a tu per tu con l’uomo sospettato di essere un killer di Stato, quello che gli investi- È questa l’ipotesi sulla morte di Aiello, avvenuta in spiaggia martedì. In attesa dell’autopsia, l’antimafia di Reggio ha disposto il sequestro di casa, barca e cellulare gatori hanno cercato per quasi vent’anni. Ne hanno parlato in tanti, pentiti e non solo, e tutti ricordavan­o quel volto deturpato: “Il bruciato”, “il mostro”, “lo sfregiato”. E c’è da chiedersi perché ci abbiano messo così tanto per scovare un ex poliziotto calabrese della Squadra mobile di Palermo con la faccia tagliata. Aiello ci racconta che quello sfregio se lo procurò in Sardegna, in una sparatoria con il bandito Mesina, ma so già che è una balla. La verità è che un fucile gli esplose in faccia durante un’esercitazi­one. Forse a Capo Marrargiu, la base di addestrame­nto di Gladio e dei vari gruppi paramilita­ri, più o meno clandestin­i, che negli anni della Guerra fredda, in nome dell’a nti com un ism o, avevano licenza di uccidere, trafficare armi e droga, compiere stragi e attentati. Gente che a Palermo, come a Reggio Calabria o a Bologna, interloqui­va e faceva affari con mafiosi, 'ndrangheti­sti e fascisti.

I Servizi, l’intercetta­zione e il biglietto del traghetto

A Capo Marrargiu o altrove, Aiello ha tutte le caratteris­tiche di un soldato ben addestrato. Quel giorno mi appare freddo ma con un sottile senso di inquietudi­ne: vuole sapere come abbiamo fatto a trovarlo, si innervosis­ce quando gli cito un'intercetta­zione in cui parla del suo periodo nei Servizi segreti. Sa di aver commesso un'imprudenza. Giura di non essere mai più tornato in Sicilia dopo il congedo. Eppure, pochi mesi dopo il nostro incontro, gli investigat­ori troveranno nel suo capanno un biglietto del traghetto Regg i o C a l ab r i a- M es s in a . Un raffinato messaggio ai suoi superiori?

Forse un'astuta richiesta di protezione. Ma chi sono i suoi capi? I pentiti calabresi raccontano che andava sempre in giro con una donna, elegante e risoluta, nota alle cronache come “la segretaria” Antonella. Un nome – e un ruolo – di fantasia scelto dagli inquirenti per celare l’identità di una famigerata bionda identifica­ta da tempo. Forse la stessa avvistata da diversi testimoni nei luoghi delle stragi di Roma, Firenze e Milano. Lei e il suo ex marito risultano nell'elenco coperto di Gladio, quell'elenco che un accuratiss­imo lavoro di intelligen­ce ha consentito di ampliare dagli iniziali 622 nomi diffusi nel 1990 dal governo Andreotti. Si tratta di alcune centinaia di persone, militari e civili, che con ruoli e obiettivi diversi hanno alimentato una guerra clandestin­a negli anni della guerra fredda.

Una strana morte e la regina di picche

Un esercito a cui di colpo, con la caduta del Muro di Berlino, sono state sottratte risorse e libertà d'azione ma non armi e – soprattutt­o – informazio­ni, relazioni e potere di ricatto. “E se la regina di picche avesse fatto fu o r i i l re d i cuori?”, mi sussurra un investigat­ore fantastica­ndo sulla morte improvvisa di Aiello. Ma Faccia da mostro non era un re di cuori, al massimo fanteria pesante, un operativo specializz­ato. La donna, invece, potrebbe essere qualcosa di più. Aiello la rispettava, probabilme­nte la temeva. E anche quando hanno smesso di farsi vedere in giro insieme, i due non si sono mai allontanat­i troppo. Chissà se tra qualche giorno vorrà rendergli l'ultimo saluto mimetizzat­a tra parenti e amici. Certo è che il nostro incontro di quattro anni fa terminò all’improvviso proprio quando mi azzardai a pronunciar­e quel nome: “Adesso ve ne dovete andare”. Faccia di mostro era diventato di ghiaccio.

“Malore” La donna, le stragi Appena parliamo della misteriosa donna bionda che sempre lo accompagna dice: “Ora andatevene”

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Le foto inedite Giovanni Aiello in mare sul suo “Bucaniere”; sotto, la barca sulla spiaggia

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