VALE PIÙ UN LIKE O UN CLASSICO NON LETTO?
Utenti (e colleghi) in rivolta contro gli scrittori che hanno ammesso qualche defaillance
Italiani? Un popolo di santi, navigatori, poeti… e lettori di Joyce. Fermi, non ridete. Sabato scorso su queste pagine è stato pubblicato un pezzo-inchiesta in cui dieci scrittori under 40 hanno confessato di non aver mai letto o di aver abbandonato alcuni classici. L’idea sottintesa era di stare al gioco. Ma è scoppiata una baraonda. Questi dieci autori – Crocifisso Dentello, Anna Giurickovic Dato, Cristina Di Canio, Paolo Di Paolo, Antonella Lattanzi, Andrea Marcolongo, Alessandro Mari, Claudio Marinaccio, Stefano Piedimonte, Vanni Santoni – sono stati tacciati d’essere ignoranti e arroganti. Le loro colpe? La lesa maestà verso i capisaldi della cultura occidentale. O forse quella d’aver svelato il segreto di Pulcinella, visto che in Italia si legge sempre meno e i classici rischiano di finire nel dimenticatoio. Ma anziché, tornando alle parole di Paolo Di Paolo, considerare ogni classico non (ancora) letto come una porta da aprire, la maggior parte dei commentatori sui social ha reagito malissimo. Sino a giungere all’inevitabile conclusione: se non avete letto l’“Ulisse”, “Moby Dick”, “Delitto e Castigo”, perché mai dovremmo leggere voi? Questa è la tesi ardita esposta dalla scrittrice Gilda Policastro sul profilo Facebook. Questa la replica dell’autore Stefano Bon: “Non dovrei leggere Paolo Di Paolo perché non ha terminato ‘Cent’anni di solitudine’?”, ancora in attesa di risposta. Fra i più presidi mirala librai a-scrittrice milanese, Cristina Di Cani o, rea d’ aver dichiarato con ungi o codi parole di non voler leggere Proust perché “mi sono tatuata un orologio senza lancette e non ho tempo da perdere”. Evidente- mente non si discute la qualità del libro ma, con palese ironia, la sua mole, “avrei bisogno di dieci vite per finirlo”. Apriti cielo. Stefano Piedimonte, Crocifisso Dentello e Anna Giurickovic Dato hanno, invece, replicato a viso aperto ribadendo la propria libertà di scelta, esasperati dalla cattiveria di certi commenti (“non siete dei veri scrittori”). Eppure, elencando i celebri 10 diritti del lettore in “Come un romanzo”, Daniel Pennac ribadiva sia il diritto di non leggere che quello di non finire un libro. Nessuno escluso. Forse queste massime possono venire dimenticate se l’obiettivo è quello di attaccare i romanzieri emergenti? Una polemica d’agosto dettata dall’amore per i classici o piut- tosto dall’ipocrisia? Chissà. E intanto in Italia le librerie indipendenti chiudono e i lettori sono mosche bianche. Ma non azzardatevi a toccare i classici perché sui social la gogna digitale scatta in un attimo e si trasmette alla pagina scritta, condannando in un sol colpo dieci talentuosi – piaccia o meno – scrittori under 40. Fra i tanti commenti rimbalzati sui profili ne riportiamo uno per tutti: “Mon dieu. Ma ci dovevamo pur arrivare: sdoganare l’ignoranza” twittato dall’autrice Sandra Petrignani (e ci perdonerà se l’estr apoli amo dal contesto). Ma la vera domanda è: non sarebbe forse una colpa più grave fingere d’aver letto tutti i classici?