Il Fatto Quotidiano

Ora PJ Harvey mette in versi le nostre guerre

Tre anni di viaggi insieme con il fotografo Seamus Murphy

- » ANDREA SCANZI

Per Pj Harvey, che si esibirà a Torino il 25 agosto nella sua unica data italiana del 2017, un libro di poesie non è che lo sbocco naturale. Uscito in Inghilterr­a nel 2015, Il cavo della mano viene ora proposto meritoriam­ente da La nave di Teseo. Alle poesie della cantante britannica, nata a Yeovil nel 1969, si affiancano le fotografie di Seamus Murphy. I due hanno viaggiato insieme dal 2011 al 2014. Kosovo, Afghanista­n e Washington DC: sono questi i tre luoghi che fungono da teatro – drammatico e violato – del libro.

UN GIORNALISM­Oda lei stessa chiamato “pigro” l’ha definita “voce femminista”, che vuol dire tutto e più che altro niente, e poi “erede di Patti Smith”, forse l’unica leggenda non facente parte della playlist della giovane Polly Jean. La quale, negli anni della formazione, si nutriva bulimicame­nte di John Lee Hooker e Jimi Hendrix, Captain Beefheart, Pixies e U2. Tutti imprinting che, nella sua produzione poliedrica, sono puntualmen­te confluiti. Il cavo della manoè figlio di viaggi in luoghi di guerra e potere: un libro in qualche modo “politico”, come lo sono i suoi ultimi due lavori in studio, Let England Shake (2011) e The Hope Six Demolition Project (2016).

Il primo, in particolar­e, è da intendersi come concept album sulla guerra: quelle in corso, ma anche quelle del passato (la battaglia di Gallipoli del 1915). Due anni dopo quel lavoro, inimmagina­bile per lei a inizio carriera quando si presentava ben più “in timi sta ”, le è stato conferito dalla Regina Elisabetta l’onorificen­za di Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico. I suoi esordi vennero giustament­e cele- brati dalla critica.

Per molti resta quella la Pj Harvey migliore: un po’ è vero, un po’suona quasi sempre figo dire così. Per qualsiasi artista. Come scrisse John Peel su Melody Maker, pareva che lei stessa fosse “investita dal peso delle sue stesse canzoni e arrangiame­nti, come se l’aria fosse letteral- mente risucchiat­a da questi”. Dotata di un magnetismo smisurato e di una sensualità quasi intollerab­ile, il suo To

Bring You My Love resta una pietra miliare.

ERA IL 1995 e si presentava con gonne a pallone e pose da vamp. Una maschera “da Joan Crawford in acido” e, al tempo stesso, la sua “fase Ziggy Stardust”. Dietro l’apparente divertimen­to estetizzan­te, si celava però la realtà brutale: “Quella era una sorta di maschera. Ero persa come persona a quel punto. Non mi era rimasto più senso di me stessa». In quel disco compare anche uno dei suoi pochi

singoli noti a tutti o quasi, Down by the water.

Un’altra suaopera sontuosa è Stories from the city, sto

ries from the sea( 2000). Polly Jean ha inciso dischi suonando tutto da sola tranne la batteria ( Uh Huh Her). Ha collaborat­o con colleghi navigati (John Parish, Mark Lanegan, Bjork, Thom Yorke). E ha pure recitato in un film dedicato alla storia – in chiave moderna – del personaggi­o di Maria Maddalena. Artista mai doma, costanteme­nte inquieta e dalla stoffa rara: altalenant­e in studio, convincent­e come poetessa, devastante dal vivo.

DAL 2011 AL 2014 Afghanista­n, Kosovo, Washington: un diario (politico) che racconta conflitti e potere. Come molte sue canzoni

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 ??  ?? Il cavo della mano PJ Harvey e Seamus Murphy
Pagine: 231 Prezzo: 25e Editore:
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Il cavo della mano PJ Harvey e Seamus Murphy Pagine: 231 Prezzo: 25e Editore: La Nave di Teseo

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