Il cratere un anno dopo “Basta ipocrisia e bugie, si vive nell’emergenza”
Il ricordo delle 299 vittime e l’amarezza dei sindaci: “Quella notte non è ancora finita”
“Basta con l’ipocrisia: non esiste ricostruzione, siamo ancora nella notte dell’emergenza. Le persone hanno bisogno di case consegnate non ordinate. La Regione Marche, la più indietro rispetto alle altre, continua a dire: abbiamo ordinato, che è diverso dall’abbiamo consegnato”, tuona il sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli ( Forza Italia) che, ironicamente, ripete di “essere più a sinistra del Pd ascolano”. “A Norcia, in Umbria, il 24 aprile scorso erano state consegnate 200 casette e ad Amatrice, nel Lazio, circa 250, nella provincia di Ascoli Piceno solo 42”, insiste Castelli: “Sempre nelle Marche, su 1 milione e 200 mila tonnellate di macerie, ne sono state rimosse 127 mila”.
CHE LE MARCHE siano la Regione più indietro a un anno dal terremoto nel Centro Italia, lo si evince anche dai numeri attuali forniti dalla Protezione civile che parla di 138 casette consegnate a Norcia (Umbria) e 373 ad Amatrice (Lazio). “Ripeto: bandiamo la parola ricostruzione, siamo ancora in emergenza – incalza il sindaco –. Se si vuole cambiare passo basta con un altro politico, commissario straordinario; occorre un tecnico che svolga l’incarico a tempo pieno. Tre mesi fa quando ci fu quel fuori onda di Errani, ero accanto a lui mentre di fronte ai cumuli di macerie, ripeteva: ‘Non esiste, non esiste che ancora oggi...’ lasciando intendere, siamo in questo stato. Sono convinto che abbia preso atto che la situazione è disperata e ha preferito andarsene”. Con false promesse le persone sono state ingannate, lo ha detto chiaramente il Vescovo di Rieti: “Ricostruire è possibile. Ma non l’identico, bensì l’autentico”. In effetti, a mostrare il vero volto della realtà di fronte ad una ricostruzione lenta, confusa, priva di orizzonti, con parole forti e chiare per “ritrovare” il “senso del dovere in mez- zo alla selva dei nostri diritti” ci ha pensato soprattutto monsignor Domenico Pompili durante l’omelia della Messa in suffragio delle vittime ad Amatrice.
Gli sfollati avevano già ricordato amici e parenti scomparsi alle 3.36 in punto, l’ora in cui il 24 agosto di un anno fa la furia del terremoto spazzò via interi borghi e devastò paesi: 299 rintocchi di campana, tanti quanti furono i morti. “Secondi interminabili hanno polverizzato legami e ambienti, svelando al contempo un coraggio e una resistenza che non immaginavamo”, ora urge “ritrovare la linea dell’orizzonte”. È il cuore dell’omelia del vescovo di Rieti.
È STATO il giorno del ricordo ad Amatrice. Un ricordo vivo, che brucia come fuoco nella carne e non spegne il dolore per le tante vittime di fronte alle macerie che mostrano ancora pupazzi di peluche, mazzi di carte, brandelli di un quotidiano cancellato: “È la fuga dalla propria quota di impegno, infatti, che lascia le macerie dove sono; impedisce di ritornare; abbandona i più”. La voce si fa severa mentre lo sguardo di monsignor Pompili sembra soffermarsi sul premier, Paolo Gentiloni, e sul governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, seduti in prima fila: “Rinviare non paga mai. Neanche in politica, perché il tempo è una variabile decisiva”. E poi la conclusione: “Non basta nascere, bisogna imparare a rinascere. Questa è la fede. Ma anche la ricostruzione che verrà, se verrà”.
Un “se” che appare grande come un macigno che ostacola la speranza e risuona come monito alla politica “parolaia” o imprigionata nei meccanismi burocratici. Arquata del Tronto, per ricordare le sue 48 vittime, ha scelto la frazione di Pescara del Tronto, praticamente rasa al suolo.
Una lunga marcia silenziosa di chi è rimasto e di chi è tornato dagli hotel della costa per ricordare, illuminata dalle torce, partita alle 3.36 da quello che un tempo era il cuore del borgo e che è arrivata lefino al campo sportivo. Nel pomeriggio la messa è stata celebrata dal vescovo di Ascoli Piceno, monsignor D’Ercole, davanti al ministro dell’Interno Marco Minniti e alla presidentessa della Camera, Laura Boldrini. “Il futuro è nelle nostre mani, non in quelle dei politici” ha scandito D’Ercole guardando oltre la prima fila.
Alle 3.36
I 299 rintocchi di campana nel paese del Lazio, una marcia silenziosa nelle Marche La scheda
GLI EVENTI Un anno fa, alle 3.36 del 24 agosto, un terremoto di magnitudo 6 distruggeva Amatrice e le sue frazioni, provocando 299 morti e 400 feriti Altre scosse sono state registrate il 26 ottobre 2016, il 30 ottobre (la più forte, di grado 6,5) e il 18 gennaio 2017, senza causare altre vittime