Ecco le leggi a castello L’“ammuina” sismica delle mille burocrazie
LA CARTANONMANCA Il dossier del Senato Un anno di “stratificazione normativa”: decreti, Dpcm, delibere, ben 61 ordinanze che si correggono l’un l’altra
Tre forti terremoti a distanza di due mesi sono certo un evento eccezionale. Paolo Gentiloni ritiene che anche la risposta dello Stato sia stata “eccezionale”. Sul punto, va detto, c’è qualche perplessità visto che dopo un anno sono state consegnate solo un quarto delle “casette” previste e le macerie restano quasi tutte a terra (più o meno il 90% del totale). Però su un punto si deve dare ragione al presidente del Consiglio: di sicuro eccezionale è stata la produzione normativa attorno al terremoto, un profluvio di decreti, decretini, delibere e ordinanze, spesso utili a correggere precedenti interventi. Una sorta di “bulimia” regolatoria che potrebbe finire per creare - con apposito decreto ovviamente - l’albo degli esperti in legislazione del terremoto del Centro Italia per chiarire agli interessati chi fa cosa.
LA FACCENDA È COSÌ fuori dalla norma che è stata notata in modo esplicito in un dossier pubblicato ieri, a un anno dal terremoto, dall’Ufficio valutazione impatto del Senato (Uvi), un organismo di recente creazione che si occupa di valutare, appunto, l’efficacia delle politiche pubbliche: “Si è in larga parte intervenuti con la tecnica della modifica di provvedimenti legislativi già in vigore, in più punti oggetto di novelle legislative, per cui si registra un significativo livello di stratificazione della normativa. Altrettanto ampia appare la regolamentazione adottata con ordinanze sia del Commissario straordinario, sia della Protezione civile”.
In principio ci furono tre Dpcm (decreti della presidenza del Consiglio) per dichiarare lo stato di emergenza ad Amatrice e negli altri territori colpiti, stanziare i fondi per l’emergenza e nominare il commissario governativo (era Vasco Errani, che ora sta per andarsene). Poi ci fu il decreto del 17 ottobre coi primi soldi per la ricostruzione e il primo stratificarsi burocratico del dopo-sisma: il commissario, i vice (cioè i presidenti delle Regioni), la Cabina di coordinamento, il Comitato istituzionale regionale e gli Uffici speciali per la ricostruzione. E ovviamente l’Anac di Raffaele Cantone che non manca mai.
Da qui la faccenda si complica sempre di più: interventi sul terremoto di vario genere sono presenti nella legge di Bilancio; nel decreto Milleproroghe; in una delibera di Palazzo Chigi del 20 gennaio e in un’altra del 17 marzo; in un decreto di febbraio che allarga la zona del cratere sismico e cambia parecchie parti della normativa precedente; nella “manovrina” di aprile; nel decreto Mezzogiorno di giugno. Ai provvedimenti del governo si aggiungono a oggi 61 ordinanze, si legge nel dossier Uvi: “35 sono del commissario straordinario per la ricostruzione (tra cui 9 dedicate all’or- ganizzazione della struttura commissariale e all’istituzione, presso le regioni terremotate, degli “uffici speciali per la ricostruzione post sisma”); 26 sono ordinanze di Protezione civile (di cui una decina dedicate a definire il coordinamento degli interventi, modello operativo, rapporti con Mibact, Miur, Vigili del Fuoco, Anci, nomina dei vari soggetti attuatori per le strutture abitative d’emergenza, la viabilità, le scuole, le strutture temporanee per le attività economiche, i beni culturali, la messa in sicurezza)”.
Gli effetti, a volte, sono paradossali. Nei giorni dell’emergenza, per dire, un’ordinanza attribuisce “il coordinamento degli interventi” al capo della Protezione civile, che si avvale di una sfilza di collaboratori e di una Direzione comando e controllo detta Dicomac. Ad aprile 2017 un’altra ordinanza si preoccupa di favorire “il subentro” delle Re- gioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria nelle attività avviate “fino allo scadere dello stato d’emergenza”. A giugno, poi, annotano i tecnici del Senato, una nuova ordinanza si preoccupa del riordino della Protezione civile “in considerazione del perdurare della situazione emergenziale”.
L’ELENCO potrebbe essere lunghissimo: quintali di inchiostro sono dedicati ai rapporti dei vari soggetti con l’Anci, l’associazione dei Comuni, e altrettanti a correggere, limare, modificare compiti e responsabili del “ripristino della viabilità”, prima senza e poi con un “piano stralcio” affidato al ministero. O ancora: ci sono almeno tre interventi pure su come si fanno le verifiche di agibilità e si compilano e si controllano le relative schede. Come si vede, Gentiloni ha ragione: una “risposta eccezionale”. Almeno sulla carta.