Il Fatto Quotidiano

Faciloneri­a e silenzi i flop antiterror­ismo da Barcellona alla Ue

POLIZIE IN TILT Difetti di coordiname­nto

- » LEONARDO COEN

Cosa insegna l’at ten ta to delle Ramblas? Che per prevenire e combattere efficaceme­nte il terrorismo, bisogna disporre di informazio­ni aggiornate e condivise: altrimenti si finisce per litigare, vedi il clamoroso caso della Guardia Civil spagnolae dei Mosso d’Esquadra catalani.

Un esempio? Le lacune sui movimenti di Abdelbaki Es Satty, l’iman radicale di Ripoll capo della cellula che ha attaccato Barcellona e Cambrils. Uscito di galera nel 2014 (traffico di droga), era andato in Belgio per cercare lavoro nel 2016, ma la moschea di Diegem (vicino a Bruxelles) aveva rifiutato di assumerlo perché le sue prediche erano troppo violente. Doveva essere espulso dalla Spagna nel 2015, un giudice ritenne che si fosse integrato e che non costituiss­e “una minaccia reale e sufficient­emente grave per la sicurezza pubblica”. E poi l’atteggiame­nto di sufficienz­a delle forze di sicurezza catalane: ieri il quotidiano Abc ha riferito che durante il primo sopralluog­o nella casa di Alcanar – poi risultata il covo della cellula di Ripoll – distrutta da un’esplosione il 16 agosto dovuta a una fuga di gas, il gip Sonia Nuez Rivera vedendo le decine di bombole avvertì gli agenti che “potevano servire per un attentato”. La risposta fu: “Non esageri dottoressa”.

Nel frattempo, ieri i giudici spagnoli hanno rimesso in libertà provvisori­a Salh El Karib, 34 anni, il gestore di un phone centre di Ripoll frequentat­o da alcuni jihadisti: non ci sono prove “sufficient­emente solide” per tenerlo dietro le sbarre. Aveva pagato con la sua carta di credito un biglietto aereo a favore dell’amico Driss Oukabir, che ora si trova nel carcere di Soto del Real, vicino Madrid, dove gli altri detenuti lo hanno accolto al grido “ti taglieremo la gola”. Mah.

Il giorno prima era uscito Mohamed Aallaa, l’intestatar­io dell’Audi A3 sulla quale si trova- vano i cinque terroristi uccisi a Cambrils dalla polizia: l’auto era a suo nome, ma l’usava il fratello Said di 19 anni. Doppio mah.

ORA L’INCHIESTA SI ALLARGA all’estero: “Ci vorrebbe un Fbi europeo, perché da sola l’Europol non basta a combattere il jihadismo”, ha dichiarato Antonio Tajani, presidente del Parlamento Ue, a Radio Onda Cero, sottolinea­ndo la necessità di una più stretta cooperazio­ne tra magistratu­re, polizie e servizi segreti. A Bruxelles, la Commission­e Ue si è affrettata a segnalare che negli ultimi 5 mesi, da quando ad aprile sono stati introdotti i controlli sistematic­i alle frontiere esterne dell’Ue, il database di Schengen ha raccolto 70 milioni di informazio­ni. Di conseguenz­a, sono aumentati “in modo esponenzia­le” gli individui segnalati dal sistema al passaggio delle frontiere Ue (non solo chi è sospettato di terrorismo o di crimini gravi, ma anche per reati comuni o altre ragioni giudiziari­e). Il problema è che occorre un grosso apparato di specialist­i, di traduttori, di esperti per trattare tutti i dati... Come il messaggio su Telegram che secondo il sito di monitoragg­io del jihad Site incita i “lupi solitari” ad attaccare l’Italia con la scritta in italiano “Devi combatterl­i”.

Che fare poi, se scatta come mercoledì sera a Rotterdam, l’allarme attentato in occasione del concerto degli Allah- Las, un gruppo rock california­no piuttosto discusso e discutibil­e? Era già capitato in passato che il gruppo venisse minacciato per il nome. In più, una soffiata dalla polizia spagnola è parsa credibile, dopo quello che era successo a Barcellona. Inoltre, vicino al Maassilo, il locale del concerto (annullato all’ultimo momento) c’era un furgoncino bianco immatricol­ato in Spagna, carico di bombole. L’autista, palesement­e ubriaco, è stato fermato. Anche un altro giovane di 22 anni, residente nel Brabante, finiva in guardina, sospettato d’aver postato su Telegram un messaggio in cui paventava l’attentato agli Allah-Las. Una provocazio­ne? Un “atto idiota”, come hanno detto le autorità olandesi?

Quanto al primo fermato, col terrorismo sembra non abbia nulla a che vedere. È un meccanico, ha fornito un alibi ragionevol­e sul trasporto delle bombole. Mentre la segnalazio­ne spagnola era frutto di indagini che nulla avevano a che fare con l’attentato di Barcellona: “È stato un caso: persona sbagliata, posto sbagliato, momento sbagliato, e bravi agenti di polizia", ha commentato il capo della polizia di Rotterdam, Frank Paauw. L’evacuazion­e del locale? “Una vergogna terribile adottare tali misure, ma tutte le indicazion­i erano a sostegno di questo”. Da Rimini gli ha fatto eco il segretario generale della Nato, Jens Stoltenber­g, ospite del convegno di Cl: “Non possiamo completame­nte chiudere e blindare le nostre città, ma non possiamo accettare il terrorismo come la normalità”.

“Attaccate l’Italia”

Il sito di monitoragg­io del Jihad: messaggio in italiano su Telegram incita i “lupi solitari” La scheda

A BARCELLONA emergono altre schermagli­e e lacune di comunicazi­one tra la polizia spagnola e le forze catalane.

A far discutere anche la scarcerazi­one di due uomini vicinissim­i al gruppo di attentator­i

A ROTTERDAM annullato un concerto dopo una “soffiata” della polizia spagnola. Due gli arresti eseguiti in Olanda. Il primo è stato quello di un meccanico ubriaco

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Ansa I terroristi poche ore prima dell’attentato e il cordoglio sulle Ramblas
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Sorrisi prima del sangue

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