“Il Mediterraneo non sarà mai un fossato con i coccodrilli”
ERRI DE LUCADomani sul palco di Barbaresco canterà storie del mare culla di miti, civiltà, migranti e religioni
un “mare che vide molti amori e grosse sventure. Tutte lo traversarono, e più d’una ci rimase. Vien da pensare che sia tutto intriso di sperma e di lacrime”: è il Mediterraneo celebrato da Cesare Pavese e da tanti altri cantori, da Omero a Erri De Luca, che domani lo porta in scena a Barbaresco, in provincia di Cuneo.
OSPITE della Festa degli Invincibili, all’interno di Attraverso Festival – Uomini e storie delle terre di mezzo, De Luca si esibirà in un recital insieme a Gabriele Mirabassi (al clarinetto) e Roberto Taufic (alla chitarra), riaffabulando la Storia e le storie del mare gravido di civiltà e cultura: “Il Mediterraneo è il mio biglietto da visita – spiega lo scrittore –. Io mi presento come mediterraneo: questa è la mia presenza, il mio formato. Sono un cittadino del Mediterraneo, poi di Napoli e infine di questa strana penisola, che è una specie di ponte lanciato in mezzo al mare”.
Di questi tempi, però, i ponti con l’altra sponda sono stati tagliati, e recisi i collegamenti con coloro che abitano dall’altra parte delle acque territo- riali... “Sono tentativi di sgarrettamento che non possono fu nz ion are ”, commenta De Luca. “I flussi migratori non possono essere fermati: trovano altre strade, altre forme, aggirano. Il Mediterraneo non si presta a essere un fossato con i coccodrilli”.
Parlerà di questo nello spettacolo? “L’argomento che mi sta a cuore in questo momento e che mi preme raccontare è la fraternità perché sta in mezzo alla trinità laica Liberté, Égalité, Fraternité. La rivoluzione francese l’ha messa come statuto. Però è curioso: la libertà uno se la può conquistare, e anche per l’uguaglianza ci si può battere per ottenerla, ma la fraternità no, non ha a che vedere con alcuna lotta o conquista”.
Allora cos’è la fraternità? “Per me è la premessa, la precondizione per ottenere sia la libertà sia l’uguaglianza: è quello che tiene insieme le persone, il legame di solidarietà e di intima convivenza. Di questa energia, di questo sentimento parlerò da un punto di vista sia politico sia privato, anche perché io sono nato senza fratelli – ho avuto solo una sorella –, e allora mi è capitato di andarmeli a cercare in giro, i fratelli. E qualcuno l’ho trovato, e qualcuno l’ho pure per- so. L’ultimo che ho perso si chiamava Gianmaria Testa e domani sarò proprio dalle sue parti, a casa sua: dunque, racconterò che cosa ci ha messo insieme, che cosa ci ha uniti”.
PARLANDO di flutti, e di esodi, impossibile non fare riferimento alle Scritture, di cui De Luca è un “frequentatore. Lo spettacolo però non ha spunti squisitamente religiosi... anche perché, nell’Antico e Nuovo Testamento non ho trovato da nessuna parte la parola ‘clandestino’. L’unica parola che ho trovato in quel vocabolario è ‘straniero’, associato sempre alla vedova e all’orfano da tutelare. Purtroppo la religione è da sempre militariz- zata e strumentalizzata, ma lo spirito religioso per sua natura si sottrae a questo tipo di operazioni: se si fosse fatto catturare dalle politiche, dai potenti, dai poteri e dalle guerre, lo spirito religioso si sarebbe già estinto, invece resiste al di là di ogni falsificazione”.
In Mediterraneoampio spazio avrà Napoli, città di mare ma campata in aria, radice e patria dello scrittore: “Mi concentrerò soprattutto sulla musica napoletana, che è nata prima di quella italiana. E poi io sono affezionato all’alleanza tra la musica e le parole; è quello che cercherò di fare in scena con Mirabassi e Taufic: loro fanno un concerto, io firmo le interruzioni, citando anche qualche mio beniamino, maestro e amico, come Testa e il poeta Izet Sarajlic. Dei miei libri, invece, non parlo: se mi scapperà qualche riferimento, sarà involontario”.
Domani De Luca abbandonerà per qualche ora l’amata scrittura per darsi all’oralità e al palcoscenico, ma ha ancora senso oggi il teatro? “Sì, è una magnifica forma d’arte: è la più antica e può essere anche immediata, politica. A me piace quando qualcuno prende le mie storie, le mie pagine, le mie frasi e le porta sul palco: le regalo volentieri e gratuitamente perché il teatro deve essere libero, non deve avere impedimenti e ingombri d’autore”.
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