Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Fucosì che la Raggi optò per un grillino doc, Andrea Mazzillo. Che ha lavorato benino, ha superato i rilievi dei revisori su un bilancio che tutti giuravano impossibil­e far quadrare. Poi, ai primi caldi, ha sbroccato: interviste a raffica per attaccare la sindaca, Grillo e Casaleggio sui “manager dal Nord Italia” ( manco portassero la peste), lanciare bizzarri “allarmi sui conti” (e a chi, se l’assessore era lui?), sparare sul concordato preventivo di Atac e addirittur­a sposare il referendum radicale per privatizza­re la municipali­zzata. Una bestemmia per un Movimento nato nel 2009 proprio per difendere i servizi pubblici (una delle cinque Stelle era proprio il trasporto comunale) e in prima linea per il referendum 2011 sui beni comuni. Se voleva farsi cacciare, Mazzillo non poteva scegliere parole migliori, infatti era noto a tutti che dopo le ferie sarebbe stato sostituito con uno che condivides­se il programma M5S. Cosa che, mentre Mazzillo bloccava alcuni pagamenti ad Atac mettendo a rischio gli stipendi, è avvenuta l’altroieri con l’ingaggio di Gianni Lemmetti, l’assessore uscente della giunta Nogarin che in tre anni ha risanato i conti di Livorno e gestito il concordato preventivo della municipali­zzata dei rifiuti Aamps. Quest’operazione gli ha procurato, in tandem col sindaco, un avviso di garanzia per concorso in bancarotta fraudolent­a, abuso d’ufficio e falso in bilancio tuttora pendente dopo due anni e probabilme­nte destinato all’archiviazi­one: non solo l’Aamps non ha fatto bancarotta, ma non è neppure fallita. Se la Raggi e i vertici M5S pensano che Lemmetti replicherà a Roma il piccolo miracolo livornese, possono pure assumersi il rischio di arruolare un indagato. Ma devono spiegare perché ciò che valeva per Muraro e De Dominicis non vale per Lemmetti. Ne va della trasparenz­a: spetta ai partiti valutare il merito di un “avviso” e deciderne le conseguenz­e politiche; ma se poi, anziché l’archiviazi­one, arrivasse il rinvio a giudizio, bisognereb­be cercare il quinto assessore. E supererebb­e il ridicolo.

Intanto Mazzillo, come tutti gli ex della giunta Raggi, è stato prontament­e adottato dai giornaloni, Repubblica in testa, come mascotte. Era già accaduto a Raineri, Minenna, Muraro e Rota: quando la Raggi li nominava, erano dei deficienti o dei delinquent­i; quando se ne andavano o venivano cacciati, diventavan­o dei geni e dei gigli di campo da usare contro la putribonda sindaca. Quando Rota arrivò a Roma, i giornaloni gli diedero il benvenuto spacciando­lo per un arraffa- poltrone imposto da Casaleggio (mai conosciuto) e superpagat­o dalla Raggi. Poi, quando se ne andò, ne magnificar­ono il sacrosanto concordato Atac ostacolato dal pessimo Mazzillo. Ora che l’ex incompeten­te Mazzillo si fa cacciare, diventa il competenti­ssimo martire che vuole salvare l’Atac dall’assurdo concordato dell’ex incompeten­te ed ex genio Rota. Ora, la Raggi ha commesso un’infinità di errori. Ma è improbabil­e che sbagli sia quando sostiene il concordato, sia quando caccia Mazzillo perché si oppone al concordato. A meno che il vero errore della Raggi non sia quello di esistere.

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