Il Fatto Quotidiano

Gentiloni si mangia Renzi

Il premier e i suoi ministri più popolari Minniti e Calenda lavorano per restare

- CAPORALE E RODANO

È riuscito a risollevar­e il gradimento di Palazzo Chigi: dal 38% di dicembre al 43% di questi giorni

Paolo Gentiloni sembra divenuto il sarto perfetto, da curatore fallimenta­re del maggiorita­rio, in via di tumulazion­e nel Parlamento, capo di un governo di piena e composta minoranza per un’Italia oramai assente e autistica, divisa nelle dichiarazi­oni di voto in tre parti uguali, nessuna delle quali prepondera­nte. Gentiloni si sente poco e si vede meno, ma da premier anestesist­a sfoggia il carattere del campione. I sondaggist­i restituisc­ono i valori in campo che rileggiamo con l’aiuto di Lorenzo Pregliasco, direttore di You Trend: le differenze numeriche con l’esecutivo Renzi sono minime nella serie storica, massime nei picchi. Renzi lascia a Gentiloni un governo che ha un consenso del 38 per cento, e Gentiloni lo porta al 43. È il gregario che sopravanza il leader, è il mediano che fa la partita e non il centravant­i.

NELLA SERIE storica del gradimento fotografat­a da Demos i due esecutivi – durante la loro vita – stabilizza­no le loro quote di consenso intorno al 40 per cento, ma la media tace dei tonfi, dei picchi all’ingiù, il pegno che Renzi

Differenze decisive Cresce la popolarità anche dei ministri: da quello degli Interni fino a Carlo Calenda

ha pagato al grande credito che ha alimentato al tempo dell’assunzione del governo, e poi al consenso dilapidato dagli errori di gestione politica, dalle scelte sbagliate, dai bonus lanciati come carte di poker sul tavolo della politica e infine dalla ipertrofia comunicati­va finanche fastidiosa. Invece di Gentiloni cosa si può dire? “Il silenzio, che pure fa parte del carattere dell’uomo – dice Pregliasco – è frutto però di una strategia. Raffreddar­e, scendere dal piedistall­o, restituire all’assenza un ruolo. È stata una scelta giusta, che infatti lo sta premiando”.

Periclitan­te per destino, è entrato in campo da riserva ma sta facendo il suo gioco. Ha scommesso su un’Italia culturalme­nte centrista, morigerata, equilibris­ta ed avveduta. Il Partito democratic­o lo segue e il gradimento totale (fonte: Demos) è più che dignitoso. Tra i leader politici si piazza primo col 45 per cento dei sì. Salvini è a nove lunghezze, la Meloni a dieci, Renzi addirittur­a tredici punti sotto. Annota Pregliasco: “È il perfetto uomo di coalizione, il cucitore di ogni maggioranz­a eterogenea. Perciò la sua carriera non credo finisca con il voto. Non ho dubbi sul fatto che Silvio Berlusconi, messo nella condizione di far valere la propria rendita di posizione, scelga lui anziché Renzi come premier”.

Gentiloni rinuncia all’estetica politica del selfie (e poi chi mai glielo chiederebb­e?), alle copertine di Chi. Non ha figli da far ritrarre, non ha vele spiegate al vento, né spiagge dorate, né ville fastidiose. È un italiano borghese, misurato e perfino e- vanescente. L’assenza è la sua forza, padrone di un vocabolari­o di moderna e aggiornata democristi­anità.

IL PROFILOda sarto che cuce o rattoppa con alterno ingegno gli ha dato quel quid ma ha anche fatto venire avanti altri pretendent­i al trono. L’esecutivo non è rissoso e tra i ministri che si sono smarcati di più e meglio dal tran tran impiegatiz­io senza alcun dubbio vi è Marco Minniti. “Lo standing di Minniti è lievitato subito anche per il fatto che il suo predecesso­re si chiama Angeli- no Alfano”, dice Pregliasco. La fortuna aiuta l’i ngeg no che c’è senza alcun dubbio quando è stato impiegato sul fronte dell’i mmigrazi one. Sterzata rigorista e, stando a quel che si legge nei numeri di chi approva la forza nel contenimen­to degli sbarchi, con una profonda incursione sul versante della destra cosiddetta sovranista. “Q ue l che Salvini e Meloni non hanno ancora compreso è che la campagna permanente anti immigrati in qualche modo solleva sul podio del campione non loro ma Minniti, il ministro dell’Interno, l’uomo d’ordine per antonomasi­a”.

LORO PARLANOe Minniti fa, loro polemizzan­o e Minniti realizza. Il 46 per cento degli italiani (fonte Ixè), ed è una quota che di gran lunga supera i confini del centrosini­stra ( che anzi mugugna e protesta lungo le sue file estreme), approva il suo operato e il nuovo posizionam­ento italiano nella crisi umanitaria. Quindi anche per lui l’avventura non finisce e se l’ambizione l’assiste...

Del resto You Trend ha misurato, proprio sul tema de ll ’ immigrazio­ne, la distanza che separa il Palazzo dai cittadini. Formulata la stessa domanda (“l’i mm igrazione è un serio pericolo...), la maggioranz­a dei parlamenta­ri ha espresso un giudizio opposto (“non è un pe rico lo”) da quella della maggioranz­a degli italiani. Venti punti di differenza, un mare grande quanto il Mediterran­eo.

PREGLIASCO (YOUTREND)

È il perfetto uomo di coalizione, il cucitore di ogni maggioranz­a La sua carriera non finirà con il voto

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Ansa Per chi suona la campana Paolo Gentiloni e Matteo Renzi
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Ansa Il confronto Matteo Renzi ha lasciato il governo a dicembre con un consenso al 38 per cento. Gentiloni l’ha ereditato giù e l’ha portato al 43 e sta crescendo ancora 38% Gradimento governo Renzi
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43% Gradimento governo Gentiloni

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