“Ma la repubblica è una malattia?”
Guareschi e la donna delle pulizie, “rustica ma sincera”
Avevo lasciato Gio’ con un muso – Dio sa perché – lungo così e, rincasando due ore dopo, trovai la situazione invariata. Quando Gio’– come si dice al mio paese – “lega il mulo”, è un guaio grosso perché non solo diventa muta, sorda e cieca, ma il suo naso, pur continuando a partecipare all’attività respiratoria, non avverte più nessun odore. Ma per farla scendere dall’Aventino, avevo un asso nella manica e lo giocai .“Gio ’” le dissi “mi pare d’aver visto gironzolare attorno alla casa quel tal Giacomino di cui ci avevi parlato”. “Che continui a girare” rispose. “Non ne voglio più sapere: è uno di quei lazzaroni che tirano a sposare le brave ragazze. Non ci casco”. “Ci cascherai anche tu, come tutte” affermò Margherita. “Sposarmi io?” esclamò la Gio’. “Per sopportare l’umiliazione di dover dipendere da un macaco qualsiasi e fare la serva in casa mia invece che la padrona in casa d’altri?”.
Gio’ è una ragazza rustica ma sincera e, adesso che aveva incominciato, vuotò il sacco: “In quanto a lei, signora” disse con aria minacciosa a Margherita “sia la prima e l’ultima volta che, quando come oggi ci sono degli estranei in casa, lei mi presenta co m e un a su a ni p ot e- ch e- è- qu i- di -passaggioe-le-dà-una-mano. Lei mi paga per fare i servizi non per fare la nipote. Non mi piace questa confidenza. E poi a che scopo?”.
“Prima di tutto per metterti a tuo agio” spiegò con calma Margherita. “Secondo, perché oggi chi tiene in casa delle persone di servizio dà l’idea dello schiavista sfruttatore. Terzo perché siamo in regime di austerità”.
IL RAGIONAMENTO di Margherita aveva una sua logica. Io, per esempio, ho conosciuto a Roma delle famiglie che, dopo essersi rimpinzate in casa di ogni ben di Dio, vanno a cenare con minestra di verdura, merluzzo e mezzo litro di bianco nelle osteriucce frequentate da importanti esponenti della politica e del giornalismo. Non è lontano il giorno in cu i i l reddito verrà considerato un grave reato e bisogna mettere le mani avanti.
Ma Gio’ non tenne conto di questa particolare situazione: “Prima di tutto” rispose “io mi sento perfettamente a mio agio perché non sono una schiava e, se voglio, posso andarmene anche subito. Secondo: non mi piace trovarmi legata da vincoli di parentela con chi fa comodo agli altri, i parenti me li scelgo io. Terzo: io ho la mia dignità di lavoratrice e gli estranei debbono sapere che, se la casa funziona, il merito è mio. Se non ci fossi io, qui tutto andrebbe all’aria”. [...]
Poi se ne andò e in cucina tornò rapidamente il sereno.
“Un’altra vittoria del proletariato” si rammaricò Margherita. “Ancora due o tre smacchi come questo e mi verrà tolta perfino la libertà di lavarmi la faccia perché me la laverà lei”.
Gio’, anche quando lavora, non rompe mai i contatti col mondo circostante e, per questo, porta sempre le sua radiolina a transistor appesa al collo con una cinghietta.
Riapparve con una bracciata di piatti che prese a disporre dentro la credenza. La radiolina aveva preso a notiziare intorno alle operazioni per la designazione del nuovo presidente della Repub- blica: “Ci siamo ancora!” si spazientì Gio’ spegnendo il transistor. “Ma che cosa sarebbe questa repubblica di cui si sono messi a parlare ogni momento?”.
“Gio’” mi stupii “una ragazza come te, che legge i giornali e non perde un minuto di trasmissione della ra- dio e della Tv, come può ignorare che l’Italia è una repubblica?”.
“Questo lo so” disse Gio’. “Ma, per esempio, so pure che mia zia ha: una malattia al pancreas: però non so che cos’è il pancreas e, in definitiva, non so un bel niente”.
“Il paragone non regge” intervenne Margherita. “La repubblica non è mica una malattia”.
“Questo è vero” ammise Gio’ profondamente colpita dalla logica rigorosa di Margherita. [...] “Il pancreas non è mica una malattia, è un organo”.
“Appunto quello che stavo di ce ndo ” replicò pronta Margherita. “È un organo come la repubblica con la differenza che la repubblica è l’organo più importante perché controlla tutti gli altri organi dell’organismo [...] Tu pensa all’organismo umano. Una nazione è come un corpo umano con la differenza che, invece di chiamarsi Maria o Pasqualina, si chiama Svezia o Nicaragua e via discorrendo. Facciamo conto che tu sia l’Italia…”.
“NON CI STO” si ribellò la ragazza. “Bella roba davvero l’Italia. Sono disgustata: fino a ieri sera non credevo che l’Italia fosse così incivile. Ma pensi: in un negozio del centro di Milano, i clienti entrano, trovano una ragazza imbavagliata e legata a una sedia, e lei, poverina, si lamenta per chiamare aiuto ma nessuno le dà retta e ognuno si fa i fatti suoi. Nessuno, capisce?”.
“Non è vero!” pr o t es t ò Margherita. “Uno è intervenuto: l’ultimo, quello di Napoli”.
“Oh, Napoli!” gridò Gio’. “Bella mercanzia. Quella è ancora peggio dell’Italia. Sole, pizza, ammore e tira a campà!”.
“Non si deve né generalizzare né drammatizzare” ammonii. “Tutto il mondo è paese e ci sono i buoni e i cattivi dappertutto. Piuttosto, considerando che la scena della ragazza imbavagliata era costruita e faceva parte della trasmissione Specchio segreto, il fatto più grave è che, dopo avere fatto la figura dei fessi, tutti gli involontari protagonisti della faccenda, per la smania di vedere la loro faccia in Tv, hanno dato l’au- torizzazione alla proiezione delle riprese”.
Gi o’ scosse il capo: “No, questo lo capisco. Anch’io chissà cosa farei per apparire in Tv... Quando uno arriva a farsi vedere in Tv, diventa subito una persona importante”.
“Non mi pare” re p li ca i . “Resta esattamente quello che è”.
“Lui è mai stato in Tv?” domandò Gio’. “Lui chi?” “Lui, lui” spiegò Gio’ puntandomi contro l’indice.
“In questo caso devi dire ‘lei’, non ‘lui’” le spiegai.
“‘Lei’ è la signora che è di genere femminile. Allora lui c’è stato in Tv?”.
“Sì” ammisi. “E si può sapere cosa provava dentro di lui quando si vedeva sul video?”
“Pena” disse Margherita che, pure avendomi sposato, mi capisce.
Cara signora Margherita ‘La smetta di presentarmi come sua nipote-che- è-qui-di-passaggioe-le-dà-una-mano. Lei mi paga per i mestieri, non per fare la parente’