Nei suoi 3 esecutivi B. ha guadagnato 1,1 miliardi di euro (a spese nostre)
Lobbismo indiretto Una ricerca appena premiata ha calcolato gli effetti positivi dei governi Berlusconi sui conti del Biscione: +123 milioni l’anno
Grazie alla sua “discesa in campo” Silvio Berlusconi ha fatto guadagnare a Mediaset più di un miliardo di euro, facendo perdere quasi 200 milioni alla Rai. Gli effetti economici del gigantesco conflitto d’interessi col quale Berlusconi è stato per quasi dieci anni a capo del governo e dominus della tv privata e pubblica in Italia, l’hanno calcolato quattro economisti, in una ricerca che si è aggiudicata il premio del 2017 come “miglior studio di economia applicata” dall’American Economic Association, istituzione che dal 1885 riunisce gli accademici americani che si occupano d’economia.
La ricerca intitolata Mar- ket-Based Lobbying: Evidence from Advertising Spending in Italy è firmata da tre studiosi italiani: Eliana La Ferrara (università Bocconi), Ruben Durante (ex Università di Messina ora alla Pompeu Fabra di Barcellona) e Stefano Della Vigna (Berkeley, California), più l’americano Brian Knight (Brown University).
Il paper premiato non parla delle leggi ad personam con le quali l’ex premier ha sistemato gran parte dei suoi problemi giudiziari, ma del cosiddetto lobbismo “indiretto”. Un modo di influenzare le decisioni politiche meno diffuso di quello classico in cui aziende e settori economici finanziano le campagne elettorali o le fondazioni degli uomini di governo, ma super efficace, di cui Berlusconi – che l’Italia rischia di ritrovarsi come politico di riferimento anche del prossimo governo –, può essere ritenuto il più significativo rappresentante.
Il “lobbismo indiretto” riguarda infatti i governanti che possiedono grandi aziende e quindi, oltre a essere incentivati a orientare l’azione pubblica in modo da favorire il proprio bu s i n e s s, raccolgono i frutti della loro posizione in termini di acquisti e investimenti nelle loro società da parte di altri soggetti economici, che sperano di guadagnare un occhio di riguardo. Gli economisti individuano due tipi principali di aziende: quelle in settori altamente regolati (telecomunicazioni, auto, farmaceutica, ecc) per le quali i provvedimenti dei governi possono fare la differenza in termini di prezzi, tariffe, incentivi e via dicendo; quelle che operano in contesti poco regolati. Il periodo preso in esame è quello, tra il 1994 e il 2011, nel quale Berlusconi ha governato da maggio 1994 a gennaio 1995, da giugno 2001 a maggio 2006 e infine dal maggio 2008 al novembre 2011, quando – con lo spread a 574 punti e le minacce di commissariamento da parte di Ue, Bce e Fondo monetario – lasciò il posto a Mario Monti.
I DATI RACCOLTI dai quattro mostrano che gli investimenti pubblicitari da parte delle aziende regolate sulle reti Mediaset durante i governi Berlusconi sono esplosi, in special modo durante il terzo mandato, quello iniziato nel 2008. Preferenza accordata al Biscione nonostante il prezzo medio di un secondo di pubblicità nelle reti Mediaset, quando Berlusconi era premier, fosse più alto di 15 euro rispetto alle tariffe Rai (a parità di audience).
Secondo gli autori, l’entità del maggior costo degli spazi Mediaset mostra quanto è valutata dalle aziende regolate l’opportunità di manifestare l’appoggio al premier. “Se Mediaset è in grado di alzare notevolmente i prezzi quando Berlusconi sale in carica – scri- vono gli economisti – e le aziende sono comunque desiderose di comprare spazi pubblicitari, pur in mancanza di significativi movimenti dell’audience, significa che gli inserzionisti si attendono importanti benefici politici dagli investimenti in Mediaset”.
Il totale dei maggiori investimenti delle aziende sulle reti Mediaset durante i tre governi Berlusconi è calcolati in oltre un miliardo.
PIÙ NELLO SPECIFICO, gli autori spiegano che le entrate annuali di Mediaset in ragione del conflitto d’interessi sono aumentate “di 123 milioni di euro” e“le entrate della Rai diminuite di 22 milioni di euro”. In nove anni di governo Berlusconi, l’effetto cumulato di questo incremento degli incassi dovuto al lobbying indiretto “ammonta a 1,1 miliardi di euro, e il calo degli in cassi per la Rai è pari a 194 milioni di euro”. Un capo del governo eletto democraticamente che continui a controllare un grosso business è inusuale, concludono gli studiosi. Ma il caso di Berlusconi, anche se confrontato con altri simili tipo i coniugi Kirchner in Argentina o Thaksin Shinawatra in Thailandia, è unico.
E la Rai invece? Secondo gli autori, gli esecutivi di Silvio sono costati alla tv pubblica 200 milioni l9,3 Anni Il tempo passato al governo da Berlusconi dal maggio del 1994 al novembre del 2011, quando lasciò il posto a Mario Monti l15 Euro al secondo Il maggior costo della pubblicità su Mediaset rispetto alla Rai a parità di audience: ma le aziende preferivano il Biscione