Accordo impossibile sugli occupanti Flop l’incontro tra Raggi e Prefettura
Dieci giorni dopo lo sgombero del palazzo di via Curtatone, che di fatto ha riacceso i riflettori sull’emergenza abitativa nella Capitale, è ancora stallo sul ricollocamento degli ex occupanti dello stabile. Istituzioni e movimenti di lotta per la casa, ognuno con i suoi distinguo, restano fermi sulle reciproche posizioni e a poco è valso il vertice di ieri in Prefettura tra le parti. Per ora il presidio degli ex occupanti a piazza Madonna di Loreto, ai piedi del Campidoglio, rimane attivo.
AL TERMINE della riunione, il Campidoglio ha ribadito “la disponibilità a farsi carico, nell’i mmediato, delle persone in situazioni di maggiore difficoltà”, come mamme con bambini, donne in gravidanza, anziani e disabili tramite “misure assistenziali già esistenti, più volte offerte e già rifiutate”. La sindaca Virginia Raggi è netta: “Dobbiamo dare la priorità alle persone che attendono casa da decenni e a quelle fragili, non bisogna scatenare una guerra tra poveri”. E ancora: “Questa soluzione è stata proposta ripetutamente, e continuerà a essere ancora proposta dal Comune alle persone che sono attualmente in strada”. Ma i movimenti, che l’hanno contestata al suo rientro a Palazzo Senatorio, ribattono tramite un portavoce: “È una proposta inaccettabile, manca un percorso chiaro per l’assegnazione della casa popolare sia per chi è stato sgomberato da via Curtatone ma anche per chi ha perso il lavoro e soprattutto per quelli che hanno trovato delle soluzioni che l’amministrazione definisce illegali”. Ovvero gli occupanti.
Sta in questo passaggio il nodo del contendere che paralizza la discussione e, per ora, ostacola una soluzione nel breve termine per trovare un alloggio agli ex inquilini di via Curtatone. Sul piatto non c’è solo l’individuazione di strutture temporanee per dare loro un tetto: la partita riguarda l’intera emergenza abitativa. A Roma ci sono circa 100 stabili occupati da 5 mila fami- glie, mentre altre 10.100 famiglie sono in lista d’attesa per ottenere una casa popolare. I movimenti per il diritto all’abitare appaiono decisi a trasformare la vicenda di via Curtatone in un momento di confronto più ampio sull’assegnazione delle case popolari, anche a chi occupa. Il Campidoglio però ha sposato una linea legalitaria, che non prevede l’ingresso degli occupanti nelle graduatorie per un alloggio comunale. Visti i loro redditi, spesso bassi, gli occupanti si troverebbero infatti a scavalcare chi è in lista d’attesa da molti anni. Una ipotesi potenzialmente in grado di
L’emergenza
Il vertice ieri tra Comune, Regione e associazioni: ognuno è restato sulle proprie posizioni
innescare un cortocircuito.
Così sul piatto restano i 160 milioni di euro stanziati dalla Regione Lazio nel 2014 in favore dell’emergenza abitativa nella Capitale. Dopo tre bandi dell’Ater andati a vuoto per reperire immobili da destinare sia a chi è nella graduatoria 2000-2012 sia agli occupanti, a fine maggio scorso la Regione ha dirottato una prima parte dei fondi, 40,5 milioni, direttamente al Campidoglio.
Il confronto tra le due istituzioni ieri ha portato il Campidoglio a chiarire che “saranno rivisti i criteri di utilizza- zione dei 40 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione, di cui 10 milioni destinati alla riqualificazione del complesso dell’Ipab San Michele”. Questi fondi, spiega il Comune “dovranno prioritariamente essere destinati ai soggetti in graduatoria per l’assegnazione di un alloggio popolare e ai nuclei familiari in condizioni di fragilità sociale”.
NIENTE SPAZIO, dunque, per gli occupanti. Per loro si attende che l’i nt er lo cu zi on e con il Viminale porti a chiarire entro fine ottobre quanti immobili sequestrati alla criminalità organizzata potranno essere riconvertiti ai fini d el l’emergenza abitativa. Tempi lunghi, insomma, non è una novità per chi attende una casa popolare.