Dagli islamici alla nonna Il giudice riaffida la bimba
Svolta a Londra per la piccola assegnata a famiglie musulmane ultraortodosse Ma il problema è ben più esteso: mancano famiglie e il municipio era già stato giudicato inadeguato
Sarà d’accordo sul fatto che la priorità dovrebbe essere una sistemazione compatibile, che venga incontro alle esigenze etniche, culturali e religiose della bambina?”, chiede il giudice Khatun Sapnara, musulmana praticante, al rappresentante del Municipio di Tower Hamlet. Poi annuncia la sua decisione: la bambina di 5 anni, con passaporto britannico e battezzata in chiesa, affidata negli ultimi 6 mesi a due famiglie musulmane di osservanza radicale (le madri avrebbero indossato in un caso il niqab, nell’altro il burqa) tornerà dalla nonna materna (che sarebbe una musulmana non praticante ma proveniente da una famiglia di fede cristiana), finalmente considerata in grado di occuparsene.
LA STORIA , pubblicata lunedì dal Times, si presta a facili strumentalizzazioni in chiave di scontro culturale e religioso: secondo il racconto della bambina, raccolto da un assistente sociale e pubblicato dal quotidiano conservatore, durante i sei mesi di affido temporaneo le sarebbe stata sottratta la croce che portava al collo, le sarebbe stato impedito di mangiare carne di maiale, il Natale e la Pasqua sarebbero stati definiti “feste stupide” dalle famiglie affidatarie e sarebbe stata invitata a imparare l’arabo, che in quelle famiglie era la prima lingua. Situazione, quest’ultima, molto comune a To- wer Hamlet, dove l’81% della popolazione appartiene a minoranze etniche (soprattutto asiatiche e di colore) e l’inglese è il secondo idioma per il 75% dei bambini delle elementari.
Non si parla di abusi, quindi, ma di divergenze culturali, anche se sufficienti a provocare sofferenza nella piccola e a indurre la madre, “inorridita”, a portare il caso in tribunale, sollevando quella che il giudice ha definito “una questione molto preoccupante, di interesse generale”.
Le autorità locali coinvolte in procedure di affido sono tenute a prendere in considerazione “l’orientamento religioso, l’origine razziale e il retroterra culturale e linguistico” dei bambini. In teoria. A mancare sono proprio gli affidatari ( foster carers) di minoranze etniche.
IN INGHILTERRA , l’84% dei foster carerssono bianchi. La combinazione più frequente è quella di bimbi di minoranze (fra cui i musulmani) affidati a famiglie inglesi, ma del loro eventuale choc culturale non sono piene le cronache. Comunque, le procedure di selezione sono di solito rigorose e l’esito positivo, che a ospitare siano cristiani, musulmani o ebrei, visto che la fede non è considerata una discriminante rispetto ad altri requisiti.
Cosa è successo stavolta? I dettagli di questo caso restano riservati, ma il consigliere locale Kevin Gordon ha dichiarato al giudice che a marzo, quando si è deciso di trovare una siste- mazione alla piccola, non erano disponibili candidati britannici bianchi.
Ad aprile scorso, l’inadeguatezza dei Servizi per l'Infanzia di Tower Hamlet era stata denunciata in un lungo rapporto da Ofsted, che vigila sulle istituzioni che si occupano di minori, dalle scuole ai servizi sociali.
Un rapporto così negativo da provocare le dimissioni, ai primi di agosto, del vicesindaco e responsabile dei Servizi per l’Infanzia di Tower Hamlet, Rachel Saunders. La sintesi: “Tr op pi bambini in affidamento restano a lungo in situazioni di pericolo reale o potenziale per la scarsa vigilanza delle autorità responsabili e dei politici locali”.
Secondo gli ispettori, gli assistenti sociali non conoscevano i requisiti per l’affidamento privato, e i dossier di valutazione erano così superficiali da ignorare se i bambini fossero stati abbandonati o addirittura vittime di tratta da parte dei genitori. I casi a rischio grave? Almeno 25, sui 333 bambini in carico ai servizi sociali.
Abbandonati
Il “rischio grave” di malagestione della custodia coinvolge quasi il 10% dei bimbi in cura nel quartiere