Voli elettorali, anche Merkel inciampa
La difesa: “Sono cancelliera, sempre in servizio”
una ben più concreta separazione da affrontare, con l'altra “femmina rompiscatole”, ossia l'Europa. La Corona sarebbe abituata a distacchi drammatici, settant'anni fa si ritrovò a gestire il crollo coloniale, a partire dall'Indipendenza del suo “Gioiello”, il subcontinente indiano, e lo fece blindando accordi commerciali e i propri simboli con l'escamotage del Commonwealth. La differenza però è che il trauma fu innescato dalla rivolta di centinaia di milioni di anime dopo quasi due secoli di razzia subita, mentre in questo caso sono gli stessi inglesi ad averlo scelto, con la Brexit, e ora sembrano in stato confusionale.
FATTI i primi conti, il governo punta a un'uscita che cambi lo status quo meno possibile, salvaguardando, come ai tempi coloniali, gli interessi economici. In altre parole, sul tavolo di Bruxelles non è arrivata alcuna proposta precisa. Londra avanza vaghe rassicurazioni sui diritti dei cittadini Ue sul proprio territorio (e sarebbe un'arma negoziale forte, visto che ci sono più europei nel Regno Unito che britannici nell'Unione), sulla volontà di mantenere rapporti commerciali pressoché analoghi all'attuale presenza nel mercato unico (ipotizzandone anche una proroga, mentre l'opposi- zione laburista, dopo tanti tentennamenti, ora propone di rimanerci per sempre), sul fatto di voler mantenere nella propria legislazione praticamente l'intera normativa europea, e di non voler neppure ripristinare la frontiera tra l'Ulster e la Repubblica Irlandese (che rimane nell'Ue).
Morale, “c'è ancora tutto da risolvere”, ribadiscono il negoziatore europeo Michel Barnier e il collega europarlamentare Guy Verhofstadt, sal- Nel
cielo sopra Berlino l'aria è frizzante. Non solo perché alcuni aerei destinati allo scalo di Tegel sono stati dirottati sulla pista del Ber, il faraonico ma mai inaugurato nuovo aeroporto della capitale. Non solo perché il numero uno di Ryanair, Michael O'Leary, era in città per richiamare l'attenzione delle autorità tedesche ed europee sulle possibili violazioni alle norme sulla concorrenza in caso di acquisizione totale della insolvente AirBerlin da parte di Lufthansa, che avrebbe così il 93% del mercato nazionale. Non solo perché la compagnia Germania si è rivolta ad un tribunale affinché il governo ritiri il prestito ponte alla società (150 milioni di euro). E, ancora, non solo perché Niki Lauda è interessato a una costola di AirBerlin, la Air Niki (da lui stesso fondat), ma ha insinuato che la Lufthansa goda della benevolenza politica a spese dei consumatori.
La stessa politica, sua malgrado, è ora costretta a discutere di costi. Non tanto di quelli, già lievitati, delle compagnie aeree che operano sulle rotte domestiche. Quanto, in particolare, di quelli degli spostamenti di Angela Merkel, che viaggia soprattutto in elicottero: o quello della Polizia o quello dell'Esercito.
QUANDO si muove nella veste di cancelliera li ha a disposizione gratis, mentre quando i suoi impegni sono in qualità di presidente della Cdu li deve pagare. Naturalmente poco. Pochissimo. Der Spiegel ha raccontato che al partito viene imputato una spesa di 500 euro a viaggio, pari ad un volo interno in business della compagnia di bandiera. Solo che i costi sono superiori. E non di poco: circa 19.000 euro l'ora.
Se c'è una cosa che ad Angela Merkel non si può imputare è quella di essere una spendacciona, come rivelano anche le ferie altoatesine in un hotel a quattro stelle. Nel tradizionale incontro estivo con i giornalisti di martedì, la cancelliera ha risposto rilassata alla “contestazione”: “L'elicottero mi consente di essere raggiungibile sempre e, in caso di necessità, di potermi spostare rapidamente”, ha spiegato. “Come cancelliera sono sempre in servizio. E poi ci sono anche ragioni di sicurezza”, ha aggiunto.
Per il Verde Tobias Lindner la differenza fra il costo addebitato e quello reale è un ulteriore e non sostenibile prelievo dalle casse pubbliche, mentre per l'alleato di governo socialdemocratico si tratta di un evidente vantaggio logistico.
Anche Martin Schulz, il candidato della Spd, ha però avuto i suoi grattacapi per via degli spostamenti di Markus Engels, suo stretto collaboratore all'Europarlamento ed ora responsabile della campagna elettorale. Gli era stato rinfacciato di essere costantemente “in missione”: anziché lavorare a Bruxelles, era di fatto impiegato a Berlino benefi- ciando anche di premi e di un salario maggiorato. “Quelle missioni sono una prassi”, argomentava l’Spd. In realtà, coinvolgevano solo 13 dipendenti dell’Assemblea su 7.600, ma il “caso” è poi rimasto privo di conseguenze di rilievo.