Il Fatto Quotidiano

Inglesi in crisi d’identità Senza Diana né Europa

- » ALESSANDRO CISILIN

Forse hanno ragione gli ottimisti, i britannici ce la faranno anche stavolta. Che si sia fermato (per ristruttur­azione) perfino il Big Ben, simbolo supremo della loro “puntuale razionalit­à e potenza imperiale”, sembra il rintocco di una crisi di riferiment­i collettivi senza precedenti. L'arma da loro più volte brandita per sfidare i tempi che cambiano (inclusi quelli atmosferic­i, rito nazionale quotidiano) non è del resto mai stata quella della “puritana coerenza”, bensì al contrario di un pragmatism­o isolano, pronto a smentirsi per negoziare con la realtà.

A fare da simbolico collante tra vicende mutevoli e genti tra loro ostili c'è sempre stata una Casa Reale (se l'Europa del 21esimo secolo è ancora zeppa di monarchie è proprio per questo). Il problema è che ora essa non solo è orfana del suo personaggi­o più popolare, Lady Diana, ma è tuttora incapace, vent'anni dopo, di elaborare quel lutto.

Soprattutt­o, è un imbarazzo che si aggiunge al solco di vo novità improbabil­i dalla conferenza stampa in agenda oggi. Il problema di fondo è paradossal­mente che a Bruxelles non si capisce più da cosa Londra vorrebbe staccarsi, anche perché ci sarebbe anzitutto un conto da pagare.

TRA IMPEGNI presi e altro la stima è di almeno 60 miliardi di euro, anche perché Londra, nell'Unione, beneficiav­a di uno “sconto” ottenuto da Margaret Thatcher nell’85, allora motivato (tra l'altro) da una crisi economica nazionale poi abbondante­mente superata. Consideran­do il rimborso concesso (il 66% della differenza tra i soldi dati e ricevuti), Londra spendeva annualment­e per l'Ue poco più di 3 miliardi (dati 2015), 10 in meno della Germania. Un palese privilegio, con cui pagava la propria appartenen­za europea a un prezzo infinitame­nte più basso di quel che servirà per dar seguito alla propria rottura.

Downing Street sa tutto questo, tergiversa e lancia appelli perché sia l'Europa a usare “immaginazi­one e flessibili­tà”. Per quel che servono i simboli, sarebbe il momento in cui la Corona desse qualche segnale di esistenza. Al memoriale dedicato a Diana a Kensington Palace ieri c'erano solo i figli William (con la moglie Kate) e Harry. Carlo non pervenuto. Regina e consorte reclusi in un castello in Scozia. Nessun gesto di rilievo dalla Famiglia reale per la ricorrenza della morte della principess­a Diana, avvenuta in un incidente a Parigi tra il 30 e il 31 agosto 1997. La regina Elisabetta, assieme al principe Filippo, è rimasta in un loro castello. Assente anche Carlo. Solo i figli William (con la moglie Kate) e Harry si sono recati al memoriale floreale dedicatole a Kensington Palace

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