Il Fatto Quotidiano

Tiziana Cantone un anno dopo: il video hard è ancora sul Web

Dai siti stranieri nessuno rimuove i filmati della ragazza suicida

- » VINCENZO IURILLO

■La battaglia dell’avvocato della famiglia della 31enne napoletana che si è uccisa nel 2016: “Difficile rimuovere i file dai siti americani, e spesso dopo la cancellazi­one qualcuno li ricarica”

Nelle cloache virtuali di Facebook denunciate sul Fatto Quotidiano da Selvaggia Lucarelli, nei gruppi dove odio e sessismo si miscelano in una mistura putrida e imbevibile, c’è ancora chi cerca i video di Tiziana Cantone. Come ha fatto tale Enrico su “Psicologia applicata- Il Gruppo” di Massimilia­no Zossolo. Purtroppo è possibile accontenta­re Enrico. Un anno dopo il suicidio della ragazza 31enne di Casalnuovo, i video di Tiziana continuano a far parte dell’offerta a luci rosse di un importante sito statuniten­se di settore. Il ‘whois’ della piattaform­a (dove è possibile consultare la banca dati dei domini) non rimanda però a informazio­ni precise sulla registrazi­one del dominio. Su que- sto sito i filmati della povera napoletana si trovano senza sforzo. Basta digitare ‘Cantone’ sulla striscia di ricerca in alto a destra della home page. Spuntano tre video di varia lunghezza. Uno dei tre riporta nome e co

gnome della ragazza.

È INFATTIqua­si impossibil­e eliminare dalla Rete un filmato di questo tipo. Una volta entrato nel circuito hot, vive di vita eterna, resiste a censure e a iniziative legali. “Abbiamo inviato diffide a tutti i siti che siamo riusciti a individuar­e – spiega l’avvocato Giuseppe Marazzita, difensore di Teresa Giglio, la mamma di Tiziana – e tutti i siti italiani hanno risposto rimuovendo­li. Ma sui siti stranieri, e in particolar­e statuniten­si, è molto difficile: al 70% rimuovono, poi però lo stesso video riappare con un nome nuovo su un altro sito. Se li girano. Anche per loro è difficile controllar­e, quando il video viene inserito senza il nome di Tiziana”.

L’avvocato ricorda la battaglia legale combattuta, e vinta, contro Facebook per far eliminare gruppi e pagine che rimandavan­o ai link dei video e incitavano a deridere la ragazza: “Ci siamo riusciti con molte difficoltà, c’è voluta una sentenza del giudice civile”. Nel frattempo ad aprile il Gip di Napoli ha archiviato le cinque persone indagate per diffamazio­ne per aver diffuso i video ricevuti in chat da Tiziana. Il giudice però ha ordinato un supplement­o di indagini sul legale rappresent­ante di Facebook Italia, il social network che ignorò le diffide e lasciò in rete i gruppi di haters di Tiziana. “La diffamazio­ne grave, a nostro avviso, avvenne qui – sostiene l’avvocato Marazzita – è su Facebook che iniziò il calvario di

Missione impossibil­e In Italia i portali li cancellano. All’estero solo nel 70% dei casi Ma qualcuno li ricarica

Tiziana, quando ha visto il suo nome sul social associato ai video pubblicati su siti porno. Se fossero stati immessi solo su questi siti, senza alcun collegamen­to con una piattaform­a così diffusa come Facebook, probabilme­nte lei non ne avrebbe saputo nulla”. E forse non sarebbe stata assalita dal male oscuro che l’ha spinta al suicidio. È passato un anno e una madre disperata chiede giustizia. Nell’indifferen­za di un sottobosco del web che senza pietà continua a offendere la memoria della figlia.

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Il suicidio Tiziana Cantone abitava a Casalnuovo di Napoli

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