Vassallo, il sindaco visionario Mille “piste” per un omicidio
Cilento Sette anni fa i colpi di pistola che uccisero il primo cittadino di Pollica. La sua eredità nel mix di tradizione e sviluppo sostenibile
Lunedì sera, sulla facciata della Torre di Acciaroli, la gigantografia del sindaco Angelo Vassallo sovrastava di nuovo il porto del borgo marino del Cilento simbolo della Dieta Mediterranea e presidio slow food. Sulle banchine del porto i pescatori gettavano gli ami in mare, accompagnati da una musica proveniente da un piccolo ristorante che rendeva quasi malinconici. Nei vicoli stretti del centro storico le donne anziane con il grembiule sugli abiti neri sedevano davanti alle porte delle loro abitazioni liberate dai turisti e da qualche giorno riconsegnate a quel popolo di pescatori di cui Angelo Vassallo era parte integrante.
LO CHIAMAVANO il “sindaco pescatore”, ma era molto di più: era un “visionario”, un amministratore che ha fatto di Pollica e di Acciaroli un mix perfetto di bellezza e sviluppo urbanistico, di gusto e senso civico, di rispetto per l’ambiente e volano per l’economia. Nel 2009 fu uno dei primi sindaci a firmare un’ordinanza che vietava di gettare a terra i mozziconi di sigaretta, costringendo i tabaccai a dotarsi di posacenere portatili da vendere ai turisti.
Sono passati sette anni dal suo assassinio e ieri sera la gente di Pollica lo ha ricordato nel silenzio di una serata di fine e- state, scandita dai rintocchi di una campana e dalle luci basse di una fiaccolata che a ogni anniversario lambisce le banchine del porto.
“È una cerimonia privata senza sfarzi, perché ad Angelo non piaceva apparire”, dice il sindaco di Pollica, Stefano Pisani, che ha ereditato una storia di onori e di oneri, dove al silenzio del dolore si contrappone il grido di giustizia dei familiari per sapere chi, la notte tra il 5 e il 6 settembre 2010, ha sparato nove colpi di pistola colpendo Angelo sette volte al torace, alla testa e al cuore mentre tornava a casa.
Qualche giorno fa Angelina, la moglie di Angelo, ha raccontato al Mattinoil suo dolore e la rabbia perché l’omicidio di suo marito non ha ancora un colpevole. Ci sono tre persone iscritte nel registro degli indagati. Uno è il “brasiliano” Bruno Humberto Damiani, arrestato il 17 febbraio 2014 a Bogotà per spaccio di droga ed estorsione e che continua a professarsi innocente nonostante sia stato il primo su cui si sette anni fa si sono indirizzati i sospetti della Procura di Salerno, guidata all’epoca dall’attuale capo della Dna, Franco Roberti. Ma il “brasiliano” risultò negativo alla prova dello stub e fu lasciato libero di partire per la Colombia.
La pista della droga è uno dei filoni investigativi più battuti negli ultimi anni, perché Vassallo era stato visto litigare con alcuni spacciatori al porto qualche giorno prima dell’agguato. Ma al vaglio degli inquirenti finirono anche gli appalti legati alla camorra e la vita privata del sindaco ricostruita come pezzi di un puzzle dai tanti testimoni ascoltati in Procura. Nessuna delle tre piste ha portato a riscontri che potessero chiudere il cerchio. Così si è puntato sulla prova del Dna: 94 le persone del Comune di Pollica coinvolte, compresi il sindaco Pisani, la moglie e i figli di Angelo.
La prova sembra scagionare anche l’indiziato numero uno Damiani, ma la Procura di Salerno non conferma né smen- tisce. Le indagini sono coperte da sempre dal riserbo più assoluto, mentre ad Acciaroli la gente chiacchiera.
C’È CHI PENSA che a uccidere Vassallo sia stato qualcuno che voleva mettere le mani su un finanziamento europeo milionario destinato alla Dieta Mediterranea. Qualcun altro crede che il suo assassinio sia la risposta degli anarchici al Tso imposto nel 2009 da Vassallo al maestro Francesco Mastrogiovanni, morto qualche giorno dopo nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania. E infine c’è chi sostiene che a premere il grilletto sia stato un uomo (sottoposto alla prova del Dna e poi deceduto) spinto da motivi di rivalità personale. Ognuno a Pollica ha una propria opinione, ma nessuno ne parla apertamente. Si preferisce il silenzio, lo stesso silenzio che amava Angelo Vassallo quando usciva in mare e che continua a pesare sulla sua morte.
L’inchiesta Le ipotesi: dai finanziamenti Ue alla droga Prelevato il Dna a 94 persone, c’è pure il successore