Soldini, l’amore cieco e la capacità di vedere oltre
Valeria Golino nei panni di una non vedente ne “Il colore nascosto delle cose”
“Voi
vedenti siete per forza legati all’apparenza. Noi dobbiamo andare oltre”. Sembra banale ricordarsi che chi non può vedere con gli occhi è costretto a delegare altrove la percezione del mondo, ma solo l’esperienza diretta con un cieco rimette in gioco la forza di questa dichiarazione, solitamente pronunciata dai non vedenti nel momento in cui chi vede si stupisce delle loro incredibili capacità sensoriali.
NEL 2013 Silvio Soldini aveva girato un bel documentario sull’universo della cecità, Per altri occhi, e ha saputo far tesoro di quanto appreso per mettere a punto un nuovo progetto, stavolta di finzione, che racconta una storia d’amore fra un uomo vedente e una donna cieca. E non poteva che intitolarsi Il colore nascosto delle cose, laddove il senso profondo risiede proprio in quell’andare oltre le apparenze. Protagonista nei panni della non vedente Emma è una
( sempre) magistrale Valeria Golino che già con il regista milanese aveva lavorato ne Le acrobate. Vent’anni dopo Soldini rilancia la sfida all’attrice affiancandole un Adriano Giannini forse alla sua migliore interpretazione ad oggi. È lui il giovane pubblicitario, figo e sciupafemmine nonostante sia fidanzato, a innamorarsi perdutamente di Emma, non vedente colta, brillante, bellissima e soprattutto autonoma. La donna lavora da osteopata, usa le mani per vedere oltre la pelle dei suoi pazienti, e insegna anche francese a un’adolescente neo non vedente che si rifiuta di usare il bastone, la sacra verga che è la vera guida per chi non può utilizzare gli occhi per orientarsi, “il bastone si usa anche per i suoni, non solo per i luoghi”, spiega Golino memore del training per diventare Emma. Ovvio che tutti i ruoli lascino qualcosa alle attrici sensibili come lei, ma quello di una cieca va ben oltre. “Ho dovuto imparare a non usare gli occhi per esprimere i sentimenti e non immaginate per me cosa implichi, io che uso essenzialmente gli occhi per esprimermi!”. Recitando con delle lenti opacizzanti sugli occhi turchesi, Golino riesce “in leggerezza” ad ammaliare il pubblicitario Teo portandolo dentro a una vibrante e passionale storia d’amore. Perché di questo tratta il film di Soldini, un racconto sentimentale e non sulla cecità. “Trovatemi una storia d’amore intensa che non sia complessa e ricca
Sensoriale L’attrice: “Ho dovuto imparare a non usare gli occhi per esprimere i sentimenti”
di contraddizioni, insicurezze, fragilità..” reagiscono in coro regista e i due interpreti.
E IL RAGIONAMENTO non fa una grinza, giacché innamorarsi per davvero costa fatica e implica un sacrificio del proprio ego, figuriamoci per un egocentrico creativo bello e di successo. Soldini riesce a sottrarsi ai cliché e la “normalità” con cui viene presentata la figura di Emma è priva di sovrastrutture, inutili fronzoli espressivi, permettendo a Teo e agli spettatori che in lui si identificano di non provare mai sentimenti di compassione. Il colore nascosto delle cose passa dal fuori concorso della Mostra veneziana all’uscita odierna in 203 sale, fruibile anche da chi è affetto da limitazioni a vista scaricando l’applicazione Movie Reading.