Il Fatto Quotidiano

Anche Lorenzin vuole la censura (e usa Google)

Il ministero della Salute collabora con la multinazio­nale per decidere cosa va letto

- » VIRGINIA DELLA SALA

Èun eterno ritorno: basta che il termine fake news ( come cyberbulli­smo) manchi dalle pagine dei quotidiani e dalle home page dei siti per un po’, per risvegliar­e in qualcuno al governo il bisogno di riproporlo insieme ad una proposta al limite della censura. E infatti, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in un’intervista rilasciata a La Stampa (a cui non è seguita alcuna smentita) e pubblicata ieri, parlando di vaccini ha fatto sapere di stare “lavorando in collaboraz­ione con Google” per indicizzar­e le notizie certificat­e scientific­amente. “Stiamo anche cercando con Google e polizia postale la via per rimuovere le false notizie che circolano in Rete e che sono pericolose per la salute pub- mativo, creerebbe una distorsion­e ancora più forte.

Al ministero provano a smorzare i toni: parlano di una “c ol l ab o r az i on e ” ch e non è ancora un “protocollo”, precisano che tutto è “ancora lontano dal definirsi con precisione”, che per ora stanno cercando un modo per attivare una collaboraz­ione che li aiuti a comprender­e come “posizionar­e meglio i contenuti e fare in modo che su determinat­e parole (vaccini o autismo, ad esempio) agli utenti appaiano in cima i risultati del ministero”. Nessuna rimozione quindi, ma comunque un controllo del flusso. Però è anche vero che né Google, né Lorenzin hanno sentito la necessità di precisare ufficialme­nte le parole dell’intervista.

Di sicuro, le bufale sono ormai diventate il capo espiatorio per eccellenza: dall’elezione di Trump alla Brexit, passando per la Germania dove in vista delle elezioni del 24 settembre è stata approvata una proposta per contrastar­le: fino a 50 milioni di euro di multa ai siti che non riescano a eliminare entro 24 ore i contenuti falsi o discrimina­tori. Fino- ra, sono però solo stati chiusi circa 10 mila account Facebook falsi.

“C’è una questione che nessuno sembra considerar­e – ha spiegato Shane Greenup, fondatore di rbutr (una piattaform­a che segnala se una pagina web e i rispettivi contenuti siano stati contraddet­ti o messi in discussion­e da qualche altra parte sul web) in un intervento ripreso ieri dal sito Valigia Blu –. Se implementi­amo un sistema, su piattaform­e come Facebook e Google, che distingua accuratame­nte il vero dal falso, finiremmo in una situazione di gran lunga peggiore rispetto a quella attuale. Il risultato raggiunto favorirebb­e la pigrizia intellettu­ale a discapito del pensiero critico”.

IN PRATICA se la fonte fosse in grado di fornire in modo affidabile informazio­ni vere, la necessità di essere scettici e di mettere in discussion­e le informazio­ni ricevute non avrebbe motivo di esistere. “Le persone che crescono in un ambiente dove tutta l’informazio­ne è controllat­a - dice Greenup - si abituerann­o a diventare recettori passivi invece di lettori critici di cui c’è bisogno”.

Il nodo vaccini Dietro alla lotta alle fake news, l’ennesimo atto per controllar­e il dibattito sul decreto

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Ansa Di governo La ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Sopra, una sede di Google

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