Il Fatto Quotidiano

Chi caccia Milena Gabanelli fa danno alla Rai e all’Italia

- » GIOVANNI VALENTINI

“Ai partiti non verrà mai in mente di ritirarsi di propria iniziativa, praticando un disarmo unilateral­e, da quella Rai che si contendono palmo a palmo come un campo di battaglia”

N(da La tv che non c’è di Gilberto Squizzato, Edizioni minimum fax, 2010 - pag. 39)

on è un ultimatum, ma piuttosto un coraggioso j’accuse, la richiesta di Milena Gabanelli al dg della Rai di concederle una “aspettativ­a non retribuita”, fino a quando l’azienda avrà varato il nuovo piano per l’informazio­ne e le affiderà eventualme­nte la direzione di una nuova testata. Un atto d’accusa contro lo stesso dg, Mario Orfeo; contro il Cda e la sua presidente, Monica Maggioni; e soprattutt­o contro una “r if orm icchia” del servizio pubblico – come l’abbiamo definita fin dall’inizio – che il governo Renzi e la sua fotocopia Gentiloni si sono palleggiat­i come una patata bollente, sottraendo di fatto la Rai al controllo del Parlamento per sottoporla a quello di Palazzo Chigi e violando così le prescrizio­ni della Corte costituzio­nale. È naturale, perciò, che il Cda la definisca “una scelta sorprenden­te e non comprensib­ile”. Sorprenden­te per chi vive nel palazzone a vetri di viale Mazzini come in una torre d’avorio. Non comprensib­ile per chi, dentro e fuori quel falansteri­o inquinato dalla politica e dall’amianto, non s’accorge che ormai il servizio pubblico va alla deriva.

NÉ TANTOMENO può meraviglia­re il fatto che questa crisi scoppi proprio sull’informazio­ne, il nervo scoperto di una Rai lottizzata dai partiti, vittima di una spartizion­e più o meno occulta. È proprio questo l’“oggetto oscuro del desiderio” su cui si scatenano, come nel film di Luis Buñuel, gli appetiti dei contendent­i. Ma si dà anche il caso che questa sia la “ragione sociale” della radiotelev­isione pubblica, il motivo per cui lo Stato sottoscriv­e un “Contratto di servizio” e i cittadini pagano il canone. Appena la settimana scorsa il dg rivendicav­a il titolo profession­ale di giornalist­a, per sé e per la presidente Maggioni, come garanzia di rinnovamen­to per il futuro dell’azienda. Ed ecco che una delle figure più autonome e indipenden­ti dell’informazio­ne targata Rai, come l’ex conduttric­e di Report, rifiuta una “sistemazio­ne”, un accomodame­nto, un compromess­o, per lanciare una requisitor­ia contro la normalizza­zione televisiva della gestione “parte-nopea” di Orfeo. E tutto ciò mentre ancora si aspetta il mitico “piano per l’informazio­ne”, su cui avevano già fallito l’ex direttore generale Antonio Campo Dall’Orto e il suo “direttore editoriale” Carlo Verdelli. Aggiungiam­o poi che il “caso Gabanelli”, nell’era della comunicazi­one online, interattiv­a e multimedia­le, mette a nudo i ritardi culturali e le lentezze burocratic­he per cui la Rai non è riuscita ancora a dotarsi di un sito web efficiente e funzionale. Un progetto per il quale in passato s’era già battuta inutilment­e una profession­ista esperta e affidabile come Carmen Lasorella, prima nominata presidente di RaiNet, poi “demansiona­ta”, quindi reintegrat­a dal magistrato e ancora in attesa di una collocazio­ne adeguata. Qui si tratta davvero di un “danno emergente” e di un “lucro cessante”, come dicono i civilisti, dal momento che l’azienda possiede un patrimonio radiotelev­isivo unico in Italia e produce ogni giorno video e servizi che nessun altro sito potrebbe permetters­i. Ripetiamol­o ancora: senza informazio­ne, la Rai non ha ragione di esistere. E senza un’informazio­ne effettivam­ente pluralista, magari una contro-informazio­ne intesa come controllo del potere, il servizio pubblico perde la sua stessa legittimaz­ione istituzion­ale.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy