Il Fatto Quotidiano

Crac bancari: la commission­e al palo perché il Pd la boicotta

In due mesi e mezzo i dem non hanno ancora indicato i loro membri

- » TOMMASO RODANO » MARCO PALOMBI

■Nonostante i solleciti, i tre gruppi di maggioranz­a in Parlamento (Pd, Ap e Autonomie) continuano a non indicare i propri componenti per l’organo che dovrebbe indagare sulle responsabi­lità per i disastri di Etruria & C.

Ricordate la commission­e parlamenta­re d’inchiesta sulle banche? Quella che avrebbe dovuto fare luce sulla gestione disastrosa del sistema creditizio italiano negli ultimi lustri? Quella che avrebbe dovuto spiegare cosa è andato storto, dal Monte dei Paschi di Siena fino alle Popolari? O che avrebbe potuto sciogliere i residui dubbi riguardo le pressioni di Maria Elena Boschi sull’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni per salvare Banca Etruria?

La stessa commission­e, se fosse stata al lavoro, avrebbe potuto valutare le responsabi­lità di Bankitalia e del governator­e Ignazio Visco, il cui mandato scade il primo novembre. Per chi lo ritiene tra i responsabi­li del disastro di questi anni, è il momento propizio per il cambio della guardia in via Nazionale: la petizione “No alla riconferma del Governator­e di Bankitalia Ignazio Visco” lanciata pochi giorni fa su change.org ha raccolto oltre 3mila firme. Visco invece ha avuto rassicuraz­ioni dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: resterà al suo posto.

INSOMMA, ve la ricordate la commission­e d’i n ch ie st a sulle banche? Il Parlamento pare proprio di no. La commission­e non si è insediata, anzi ancora non esiste. Dopo un lunghissim­o percorso tra le Camere (iniziato ad aprile 2013), la legge per istituirla è stata approvata in via definitiva il 21 giugno 2017. È stata poi firmata da Mattarella il 12 luglio ed è entrata in vigore il 28 luglio. Da quel giorno i partiti si sarebbero dovuti mettere al lavoro per stabilirne rapidament­e la composizio­ne. I 40 commissari – 20 deputati e 20 senatori – sono nominati dai presidente delle Camere ma su indicazion­e dei gruppi parlamenta­ri, e in proporzion­e alla consistenz­a dei gruppi stessi.

A due mesi e mezzo dal via libera definitivo alla legge, però, col calendario che galoppa verso la fine della legislatur­a (e con la manovra economica alle porte, su cui saranno concentrat­i riflettori e sforzi parlamenta­ri), la commission­e d’inchiesta sul sistema bancario non solo non ha ancora iniziato i suoi lavori, ma non ha nemmeno visto la luce. Colpa di Pd, Alternativ­a popolare e Autonomie. I tre gruppi di maggioranz­a in Parlamento non hanno ancora inviato a Laura Boldrini e Pietro Grasso i nomi dei propri componenti. Non sono mancati i solleciti, non solo dalle opposizion­i (Cinque Stelle e il berlusconi­ano Brunetta i più attivi al riguardo): a fine luglio anche la presidente della Camera aveva invitato i partiti “insolventi” a risolvere in fretta lo stallo sui propri componenti.

Un sollecito caduto nel vuoto: la maggioranz­a non sembra avere alcuna inten- Silvio

Berlusconi è stato il più fedele utilizzato­re (non finale) dell’espression­e “teatrino della politica”. Un tempo ne era il capocomico in virtù di un solido rapporto con milioni di elettori, oggi – in mancanza di consensi – s’accontenta di esserne uno dei personaggi in cerca d’autore. Ieri, per dire, ha lanciato la sua ennesima offerta pubblica d’acquisto sul centrodest­ra basata non si sa bene su cosa, visto che alle ultime comunali Forza Italia è stata surclassat­a dalla Lega e, in qualche comune, pure da Fratelli d’Italia: “Nei prossimi mesi ci attende una battaglia durissima. Forza Italia ha il compito di guidarla, per tor- zione di facilitare i lavori.

Esattament­e il contrario di quanto dichiarato in pubblico dal segretario del Pd: “Commission­e d’inchiesta sulle banche: non vediamo l’ora di iniziare per fare chiarezza fino in fondo”. Firmato Matteo Renzi, 23 maggio 2017.

I CAPIGRUPPO­del Pd, Ettore Rosato e Luigi Zanda, interpella­ti ieri, rispondono con lo stesso, laconico messaggio: “Faremo i nomi nei prossimi giorni”.

Nessuno dei due intende aggiungere altro. Rosato, oltretutto, non ritiene ci sia stata alcuna lentezza: “Nes- sun ritardo, tempi normali”. Le pratiche che restano prima di avviare i lavori, peraltro, sono tutt’altro che concluse. Una volta nominati – finalmente – i 40 commissari, i presidenti di Camera e Senato avranno altri 10 giorni per convocare la prima seduta, nella quale si dovrà votare per eleggere l’ufficio di presidenza della bicamerale: due vice presidenti e due segretari scelti con scrutinio segreto.

Dopo bisognerà eleggere il presidente, il ruolo più delicato: se nessuno dei candidati dai partiti otterrà la maggioranz­a assoluta al primo scrutinio, sarà ballottag- gio tra i due più votati. In teoria, per garbo istituzion­ale, le presidenze delle commission­i d’inchiesta si assegnano alle opposizion­i. Il Partito democratic­o però in questo caso non ha nessuna intenzione di cederla: si litigherà ancora.

La lunghissim­a melina di chi “non vedeva l’ora di fare chiarezza” è stata efficaciss­ima. Con la manovra in arrivo e la legislatur­a in scadenza (al più tardi) a marzo, una commission­e che ha aspettato oltre 4 anni per essere varata, avrebbe un orizzonte di lavoro “vero” di poche settimane.

MATTEO RENZI, 25 MAGGIO

Non vediamo l’ora di poter iniziare i lavori perché si faccia chiarezza fino in fondo

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LaPresse Conforto Quirinale Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, con il governator­e di Bankitalia Ignazio Visco
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