Crac bancari: la commissione al palo perché il Pd la boicotta
In due mesi e mezzo i dem non hanno ancora indicato i loro membri
■Nonostante i solleciti, i tre gruppi di maggioranza in Parlamento (Pd, Ap e Autonomie) continuano a non indicare i propri componenti per l’organo che dovrebbe indagare sulle responsabilità per i disastri di Etruria & C.
Ricordate la commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche? Quella che avrebbe dovuto fare luce sulla gestione disastrosa del sistema creditizio italiano negli ultimi lustri? Quella che avrebbe dovuto spiegare cosa è andato storto, dal Monte dei Paschi di Siena fino alle Popolari? O che avrebbe potuto sciogliere i residui dubbi riguardo le pressioni di Maria Elena Boschi sull’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni per salvare Banca Etruria?
La stessa commissione, se fosse stata al lavoro, avrebbe potuto valutare le responsabilità di Bankitalia e del governatore Ignazio Visco, il cui mandato scade il primo novembre. Per chi lo ritiene tra i responsabili del disastro di questi anni, è il momento propizio per il cambio della guardia in via Nazionale: la petizione “No alla riconferma del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco” lanciata pochi giorni fa su change.org ha raccolto oltre 3mila firme. Visco invece ha avuto rassicurazioni dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: resterà al suo posto.
INSOMMA, ve la ricordate la commissione d’i n ch ie st a sulle banche? Il Parlamento pare proprio di no. La commissione non si è insediata, anzi ancora non esiste. Dopo un lunghissimo percorso tra le Camere (iniziato ad aprile 2013), la legge per istituirla è stata approvata in via definitiva il 21 giugno 2017. È stata poi firmata da Mattarella il 12 luglio ed è entrata in vigore il 28 luglio. Da quel giorno i partiti si sarebbero dovuti mettere al lavoro per stabilirne rapidamente la composizione. I 40 commissari – 20 deputati e 20 senatori – sono nominati dai presidente delle Camere ma su indicazione dei gruppi parlamentari, e in proporzione alla consistenza dei gruppi stessi.
A due mesi e mezzo dal via libera definitivo alla legge, però, col calendario che galoppa verso la fine della legislatura (e con la manovra economica alle porte, su cui saranno concentrati riflettori e sforzi parlamentari), la commissione d’inchiesta sul sistema bancario non solo non ha ancora iniziato i suoi lavori, ma non ha nemmeno visto la luce. Colpa di Pd, Alternativa popolare e Autonomie. I tre gruppi di maggioranza in Parlamento non hanno ancora inviato a Laura Boldrini e Pietro Grasso i nomi dei propri componenti. Non sono mancati i solleciti, non solo dalle opposizioni (Cinque Stelle e il berlusconiano Brunetta i più attivi al riguardo): a fine luglio anche la presidente della Camera aveva invitato i partiti “insolventi” a risolvere in fretta lo stallo sui propri componenti.
Un sollecito caduto nel vuoto: la maggioranza non sembra avere alcuna inten- Silvio
Berlusconi è stato il più fedele utilizzatore (non finale) dell’espressione “teatrino della politica”. Un tempo ne era il capocomico in virtù di un solido rapporto con milioni di elettori, oggi – in mancanza di consensi – s’accontenta di esserne uno dei personaggi in cerca d’autore. Ieri, per dire, ha lanciato la sua ennesima offerta pubblica d’acquisto sul centrodestra basata non si sa bene su cosa, visto che alle ultime comunali Forza Italia è stata surclassata dalla Lega e, in qualche comune, pure da Fratelli d’Italia: “Nei prossimi mesi ci attende una battaglia durissima. Forza Italia ha il compito di guidarla, per tor- zione di facilitare i lavori.
Esattamente il contrario di quanto dichiarato in pubblico dal segretario del Pd: “Commissione d’inchiesta sulle banche: non vediamo l’ora di iniziare per fare chiarezza fino in fondo”. Firmato Matteo Renzi, 23 maggio 2017.
I CAPIGRUPPOdel Pd, Ettore Rosato e Luigi Zanda, interpellati ieri, rispondono con lo stesso, laconico messaggio: “Faremo i nomi nei prossimi giorni”.
Nessuno dei due intende aggiungere altro. Rosato, oltretutto, non ritiene ci sia stata alcuna lentezza: “Nes- sun ritardo, tempi normali”. Le pratiche che restano prima di avviare i lavori, peraltro, sono tutt’altro che concluse. Una volta nominati – finalmente – i 40 commissari, i presidenti di Camera e Senato avranno altri 10 giorni per convocare la prima seduta, nella quale si dovrà votare per eleggere l’ufficio di presidenza della bicamerale: due vice presidenti e due segretari scelti con scrutinio segreto.
Dopo bisognerà eleggere il presidente, il ruolo più delicato: se nessuno dei candidati dai partiti otterrà la maggioranza assoluta al primo scrutinio, sarà ballottag- gio tra i due più votati. In teoria, per garbo istituzionale, le presidenze delle commissioni d’inchiesta si assegnano alle opposizioni. Il Partito democratico però in questo caso non ha nessuna intenzione di cederla: si litigherà ancora.
La lunghissima melina di chi “non vedeva l’ora di fare chiarezza” è stata efficacissima. Con la manovra in arrivo e la legislatura in scadenza (al più tardi) a marzo, una commissione che ha aspettato oltre 4 anni per essere varata, avrebbe un orizzonte di lavoro “vero” di poche settimane.
MATTEO RENZI, 25 MAGGIO
Non vediamo l’ora di poter iniziare i lavori perché si faccia chiarezza fino in fondo