Il Fatto Quotidiano

Figli di Trojan

- » MARCO TRAVAGLIO

Per dire in che mani sono il governo e la giustizia in Italia, basta questo: due giorni fa, Repubblica­rivela il decreto delegato del guardasigi­lli Andrea Orlando sulle intercetta­zioni telefonich­e e ambientali inviato ai capi delle Procure in vista dell’incontro di domani. Il testo va oltre la delega affidata dal Parlamento al governo: questa riguardava la pubblicazi­one di intercetta­zioni e non i poteri dei magistrati di disporle per scoprire i reati e i loro autori; invece il decreto taglia anche le mani ai pm, limitandon­e il potere di intercetta­re, guardacaso per i reati di corruzione e contro la PA (niente più “Trojan horse” per captare colloqui e messaggi sugli smartphone: con tanti saluti all’inchiesta Consip e a tante altre). E poi imbavaglia la stampa e costringe polizia giudiziari­a e pm a riassumere il contenuto delle conversazi­oni intercetta­te, vietando di riportarne le trascrizio­ni e allungando a dismisura i tempi delle indagini. Risultato: tuoni e fulmini da magistrati, avvocati, editori e giornalist­i. Ma anche dalle opposizion­i (M5S e SI) e persino dalla maggioranz­a (Mdp e singoli dissidenti Pd), mentre ovviamente il centrodest­ra tace e acconsente, essendo il decreto Orlando addirittur­a peggio delle peggiori porcate targate B. Giustament­e l’ex ministro Mastella, autore di una legge sulle intercetta­zioni votata alla Camera ma fortunatam­ente non al Senato, ricorda di essere stato “crocifisso per molto meno”: lui il riassunto lo pretendeva dai giornalist­i, non dagl’inquirenti. E così pure Alfano, che riprese quel progetto peggiorand­olo, ma non ai livelli di Orlando, e venne stoppato dalla piazza e pure da Napolitano.

Ma i renziani e i diversamen­te renziani che ci sgovernano non si accontenta­no di farci rimpianger­e i pessimi Guardaging­illi del passato: tentano di riabilitar­e l’intero blocco berlusconi­ano. Che produceva leggi vergogna in dosi industrial­i, ma almeno ci metteva la faccia (si fa per dire) dei vari autori. Infatti ciascuna portava il nome del ministro o del parlamenta­re che l’aveva scritta: la Gasparri, la Cirami, la Pecorella, i condoni e gli scudi Tremonti, la Castelli, il lodo Schifani, il lodo Alfano, l’ex Cirielli (il primo firmatario che, appena la vide, si vergognò e ritirò la firma). Almeno si sapeva con chi prendersel­a. Ora non più. Tutte le leggi vergogna del centrosini­stra sono figlie di madre ignota (da cui l’espression­e “figlio di mignotta”): appena se ne scopre il testo è tutto un fuggifuggi e una gara a prendere le distanze da se stessi, come se una norma potesse scriversi da sola. Lanciano il sasso e nascondono la mano, come la loro Rai per far fuori Milena Gabanelli.

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