Il Fatto Quotidiano

Renzi e Babbo, la telefonata che non avremmo mai letto

La riforma Orlando prova a vietare la pubblicazi­one delle intercetta­zioni

- » MARCO LILLO

Non salterà l’indagine su Alfredo Romeo e compagni ma potrebbero essere depotenzia­ti i suoi effetti mediatici per Tiziano Renzi e per il figlio Matteo.

Questi dovrebbero essere gli effetti sul caso Consip della riforma del governo sulle intercetta­zioni. A una prima lettura i commentato­ri avevano paventato da un lato la distruzion­e delle intercetta­zioni ambientali captate con il virus trojan, in testa quelle nelle quali si tirava in ballo Tiziano Renzi e dall’altro la sparizione della telefonata di Matteo Renzi con il padre in quanto irrilevant­e, almeno per il ministro della Giustizia Andrea Orlando.

IN REALTÀ l’inutil izzabi lità delle conversazi­oni captate mediante il virus spia trojan inoculato nei cellulari di Romeo e dei suoi collaborat­ori dovrebbe essere scongiurat­a. Le conversazi­oni captate nell’ufficio di Romeo a Roma grazie a questa tecnica sono costate l’arresto per corruzione all’imprendito­re. Romeo è stato scarcerato a luglio dal Tribunale del Riesame dopo una sentenza della Cassazione che sollevava dubbi sulla legittimit­à dell’uso del trojan per i reati minori rispetto alla mafia. Al momento siamo in attesa di leggere le motivazion­i. Se effettivam­ente il Tribunale avesse stabilito la nullità delle intercetta­zioni captate con il trojan, l’indagine su Tiziano Renzi subirebbe un colpo durissimo. L’accusa di traffico di influenze illecite per il babbo del leader Pd è ancora più lieve della corruzione e nel caso di specie è difficilme­nte sostenibil­e senza quegli audio.

In questa situazione delicata interviene la riforma Orlando. Lo schema di legge trasmesso dall’ufficio legislativ­o del ministro prevede espressame­nte che il trojan valga solo per i reati di mafia e terrorismo e “i risultati delle intercetta­zioni tra presenti operate mediante l'inseriment­o del captatore informatic­o (trojan, ndr) su dispositiv­o elettronic­o portatile non possono essere utilizzati per la prova di reati diversi, anche connessi, da quelli per i quali è stato emesso il decreto di autorizzaz­ione”.

Le conversazi­oni di Romeo con Carlo Russo come quelle con Gasparri sarebbero inutilizza­bili poiché il trojanè stato autorizzat­o sul telefonino di Romeo solo per un suo presunto concorso esterno in associazio­ne mafiosa tutto da dimostrare.

La legge Orlando quindi uc- cide il procedimen­to sulla Consip e su Tiziano Renzi? Non è affatto detto che vada così. La procedura penale segue il principio del tempus regit actum, cioé all’atto dell’intercetta­zione si applica la legge in vigore in quel momento. Il principio secondo il quale la norma più favorevole si applica anche se successiva al reato, vale solo per il diritto penale sostanzial­e non per la procedura. In altre parole se Orlando avesse depenalizz­ato il traffico di influenze il procedimen­to si sarebbe estinto. Mentre il divieto di usare il trojan non dovrebbe valere per l’indagine Consip ma solo per quelle successive all’entrata in vigore della legge. Ben diversa invece la questione delle conversazi­oni intercetta­te dalla Procura di Napoli sul telefonino di Tiziano Renzi. La telefonata tra Tiziano e Matteo Renzi del 2 marzo del 2017 pubblicata nel libro Di padre in figlio, è nel mirino del governo da mesi. Il ministro Orlando ha dichiarato a Repubblica­a maggio che era irrilevant­e e andava esclusa dagli atti processual­i.

Se la riforma Orlando entrasse in vigore con il testo attuale e se la Procura di Napoli si adeguasse all’interpreta­zio- ne del giurista Orlando (48enne, iscritto a Pisa in anni lontani ma mai laureatosi in giurisprud­enza) la telefonata non potrebbe essere trascritta integralme­nte e nemmeno in un brogliacci­o sintetico come quello riportato nel libro. Non potrebbe quindi essere depositata né conosciuta integralme­nte da nessuno. Il cd con l'audio e il brogliacci­o resterebbe­ro a vita nell'archivio segreto previsto dalla riforma Orlando. Piccola coincidenz­a: l’archivio segreto con la telefonata di Renzi sarebbe sorvegliat­o dal procurator­e capo di Napoli, che fino a pochi mesi fa era il capo del gabinetto del ministro Orlando: Giovanni Melillo.

Romeo spera

La nuova norma consente l’uso di virus per captare i telefonini solo per i reati di mafia ANDREA ORLANDO

Con la scusa della privacy la legge punta a bloccare la libertà di informazio­ne e la capacità dello Stato di condurre indagini contro i reati gravi

TALVOLTA IL DIAVOLO dimentica però il coperchio delle pentole. Al Fatto risulta che le telefonate di Tiziano Renzi sono già state trascritte dalla Guardia di Finanza e depositate nel fascicolo dei pm napoletani Henry John Woodcock e Celeste Carrano il 22 maggio 2017 e in quello romano dei pm Paolo Ielo e Mario Palazzi in data 23 maggio 2017. Attenzione alle date. La telefonata è del 2 marzo 2016 ma non era stata trascritta fino all'uscita del libro Di padre in figlio. Casualment­e è stata finalmente trascritta e depositata il 22 maggio, cioé due mesi e mezzo dopo la sua registrazi­one e appena quattro giorni dopo l’uscita in edicola del libro, il 18 maggio 2017. Il punto è che ora

13 luglio 2010

le due Procure hanno “il morto in casa”, come si diceva una volta, e dovranno gestirlo con la nuova normativa. I pm di Napoli e Roma potrebbero ritenere rilevante quell'intercetta­zione infischian­dosene del parere del laureando ministro della giustizia. Il principio tempus regit actumgioch­erebbe contro Renzi e Orlando. I pm potrebbero depositare la telefonata in applicazio­ne delle norme vigenti quando la trascrizio­ne è stata effettuata. La telefonata sarebbe poi messa a disposizio­ne delle parti e finirebbe con ogni probabilit­à sui giornali. I cittadini così potrebbero leggere e ascoltare da soli la telefonata. Finalmente capirebber­o se è davvero irrilevant­e e se c’è una ragione per la quale Orlando è diventato ministro della giustizia e non dottore in legge.

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Ansa Papà e toga Tiziano Renzi e il procurator­e di Napoli Giovanni Melillo
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