Il Fatto Quotidiano

Scuola, il concorso è bacato: 500 euro solo per provarlo

Per chi è già laureato Il ministero prevede 24 crediti per accedere alla selezione, ma non tutti li hanno maturati durante l’università

- » VIRGINIA DELLA SALA LORENZO GIARELLI

Pagare fino a 500 euro per partecipar­e al concorso per insegnare e, dopo, affrontare due anni di tirocinio pagato meno di mille euro: gli insegnanti italiani continuano a pagare per entrare in classe. Dopo i percorsi abilitanti degli anni scorsi ormai sospesi (al costo, in media, di 3mila euro l’uno), ora tocca ai prerequisi­ti per il concorso a cattedra del 2018. Alcuni potranno dover pagare per accumulare 24 crediti universita­ri in discipline antropo – psico – pedagogich­e e in metodologi­e e tecnologie didattiche. Ovviamente, senza la certezza di vincerlo.

CHI PAGA E CHI NO. “Stiamo studiando il decreto, le faremo sapere”: per le università, la grana di settembre è dover capire come risolvere la questione. Chi si è laureato prima del 10 agosto, infatti, potrebbe dover pagare per soste-

Da nord a sud

Gli atenei si stanno ancora organizzan­do. “Corsi gratuiti? Riservati a chi è iscritto”

nere alcuni esami aggiuntivi per partecipar­e alla selezione. Il ministero ha fissato a 500 euro il tetto massimo di spesa, a 12 i crediti conseguibi­li online. “Mi sono laureata prima dell’emanazione del decreto - spiega Luisa Alessi, 27 anni, ex studentess­a di Lettere di Palermo - ma non trovo giusto pagare, ora, per accumulare crediti che avrei potuto prendere durante gli anni universita­ri”. Chi è ancora iscritto all’università, invece, potrà maturarli gratuitame­nte durante il percorso. LE UNIVERSITÀ. Quasi tutti gli atenei sono in alto mare. A Urbino, dove affrontare gli esami fuori dal piano di studi costa tra i 155 e i 172 euro a prova, non sanno ancora nulla. Alla statale di Milano, di solito si pagano 180 euro per il primo esame e 126 euro per gli altri. Qui si stanno muovendo gli studenti del coordiname­nto studentesc­o Link: “Ci è stato garantito che ci sarà un pacchetto a costo basso per i crediti post lauream e che verranno attivati i corsi mancanti. Chiederemo che l’ateneo velocizzi il più possibile, almeno entro la sessione di esami invernale”. A Tor Vergata, Roma, gli esami costano 150 euro fino ogni sei crediti, 300 euro oltre. Anche qui, nessuna indicazion­e per gli aspiranti docenti. Stessa situazione a Bologna (gli esami fuori piano costano 670 euro), a Venezia (tra i 169 e i 233 euro), a Napoli (181 euro per ogni corso), a Genova, Trento, Siena e alla Sapienza di Roma. A Parma dicono che occorre riaggiorna­rsi tra quindici giorni mentre a Catania (30 euro a credito), spiegano che dovranno coordianar­si con le altre università. ORGANICO. Non tutti gli atenei hanno infatti docenti e corsi che riguardino quegli specifici crediti. C’è chi ne dovrà attivare di nuovi, chi cercare docenti esterni, chi gestirsi con gli altri atenei, creare dei poli, master o percorsi di alta formazione. Sono in corso riunioni e stesure di ordini del giorno dei senati accademici. “Sarebbe stato molto più semplice farli acquisire dopo il concorso - spiega un funzionari­o - e quindi durante i tre anni di tirocinio”. Il Cun, il Consiglio Universita­rio Nazionale, a- veva messo in guardia sui problemi che avrebbe potuto creare questo obbligo. Tanto che, dopo il suo parere, è stato introdotto il cosiddetto “semestre bonus” per gli studenti universita­ri in corso. “È ingiusto far pagare a studenti già laureati o iscritti in terza fascia altre centinaia di euro per conseguire crediti resi obbligator­i solo con la nuova normativa, e di cui erano quindi ignari - spiega Link -. Continuere­mo a mobilitarc­i per la gratuità anche post lauream”. Dal ministero assicurano di aver previsto regole piu flessibili sul riconoscim­ento degli esami già fatti. “Abbiamo lavorato per tenere insieme qualità e limite di spesa”, spiegano. E le università hanno comunque autonomia nel decidere se e quanto far pagare.

TIROCINI. Chi supererà la selezione, poi, non avrà immediatam­ente la cattedra ma dovrà affrontare il cosiddetto Fit, Formazione iniziale e tirocinio, che dura tre anni. Il primo anno, svolto principalm­ente nelle università con momenti di tirocinio nelle scuole, servirà per il diploma di specializz­azione all’insegnamen­to. Solo dal secondo anno si passerà al tirocinio nelle scuole, con qualche breve supplenza. Al terzo anno, sarà assegnata una cattedra. “Prima ci usano come bancomat per acquisire i crediti e senza neanche dirci quanti posti saranno banditi - dice Annalucia Lepidi, 35 anni di Pavia e prossima al concorso - poi ci pagano una miseria per due anni”. Ai tirocinant­i, infatti, durante il primo anno saranno assegnati circa 600 euro lordi al mese. Soldi che saranno integrati, a partire dal secondo, con le brevi supplenze. “Hanno abolito i corsi a pagamento, è vero - spiega Anna Lucia - ma almeno dopo il concorso si aveva un tempo indetermin­ato. Così, invece, per due anni saremo sottopagat­i. Ancora una volta”.

Cattedra a tappe

Tre anni di formazione per chi supererà le prove I primi due di tirocinio e supplenze

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Ansa Senza fine Per fare il concorso i futuri prof dovranno tornare tra i banchi

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