Patente finanziaria, la farsa per coprire il grande imbroglio
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è un raffinato intellettuale che ha sicuramente letto L’uomo senza qualità di Robert Musil. Ma non deve averlo, come suol dirsi, sufficientemente meditato, sennò ci avrebbe risparmiato la monumentale farsa del Comitato per l’educazione finanziaria. Alla vigilia del collasso dell’impero austro-ungarico, la classe dirigente viennese si concentra sulla preparazione dei festeggiamenti del settantesimo anniversario del regno di Francesco Giuseppe. Hanno in mente solo il nome: Azione Parallela. “Dobbiamo e vogliamo attuare un’altissima idea”, dichiara Hermine Tuzzi. Ulrich, protagonista del romanzo, le chiede: “Ma lei ha in proposito un pensiero preciso?”. Risposta: “La scelta non sarà facile. Ma costituiremo comitati”. Ecco, Padoan ha costituito il Comitato, undici membri capitanati dall’economista Anna Maria Lusardi, le cui prime parole sono state lapidarie: “Si parte”. Le seconde ambiziose: “Abbiamo una prospettiva di lungo periodo”. Segue intervista al Corriere della Sera: “Serve una patente per i risparmiatori”.
Mentre l’economia italiana si sfascia, l’abilità più evidente della sua classe dirigente rimane quella di riuscire a dire qualsiasi cosa senza scoppiare a ridere. Ripetono in coro, tutti seri, quello che anche un bambino dell’asilo – senza bisogno dei corsi di finanza che la Lusardi propugna (sì, all’asilo, purtroppo l’ha detto) – troverebbe idiota. Se un pensionato viene truffato dalla sua banca – normata dalla Costituzione e da mille leggi, e vigilata da governo, Banca d’Italia, Consob e Antitrust – l’educazione finanziaria va impartita non a lui, ma a banchieri, bancari, Banca d’Italia, Consob e Antitrust. Continuano a dire ai truffati delle obbligazioni subordinate che si sono fatti abbagliare dagli alti rendimenti, ignorando (ignoranti e stupidi) che alti tassi corrispondono ad alto rischio. Alla Lusardi, nelle lontane Americhe dove insegna, non è arrivata la notizia che i rendimenti delle subordinate non erano alti ma scandalosamente bassi (a scanso di equivoci, in inglese: outrageously low), proprio per occultare l’enormità del rischio sottostante. Il Comitato per la Farsa Parallela s’informi, come avrebbe detto Totò: mollare ai pensionati subordinate ad alto rischio e tassi minimi serviva a capitalizzare a basso costo le banche pericolanti. Lo teorizzava la Banca d’Italia, lo ha agevolato la Consob togliendo di mezzo gli “scenari probabilistici”, strumento tecnico che avrebbe svelato l’inganno.
L’AZIONE PARALLELA DI PADOANnon è solo comica. Non è solo offensiva. È anche stupida. È come il corso di educazione edilizia per poter capire se la casa che compri è costruita con più sabbia che cemento. È come il corso di educazione sanitaria per smascherare il medico che cura l’otite con l’omeopatia. È come portare interi licei al poligono di tiro per formare cittadini in grado di reagire alle rapine. È come affrontare il dramma dello stupro impartendo alle donne l’educazione alla psicologia maschile.
L’unica seria educazione finanziaria sarebbe una legge di due righe: obbligo di esporre sulla porta di ogni filiale bancaria il cartello “Chi entra lo fa a suo rischio e pericolo”. Dire, in evidente malafede, di voler formare 60 milioni di onniscienti serve solo a coprire la verità degli scandali bancari. Il corso di educazione finanziaria, e soprattutto di educazione alla legalità, andrebbe fatto a poche migliaia di funzionari di banca, indotti da promesse, minacce e ricatti dei loro capi a imbrogliare i clienti. Un sistema di stile mafioso orchestrato da banchieri celebrati come “innovativi” mentre Consob, Bankitalia, e gli stessi sindacati di categoria, fingevano di non vedere.
Twitter@giorgiomeletti