Il Fatto Quotidiano

Il palazzo vuoto dell’Onu a Tripoli attende i rifugiati

Le agenzie delle Nazioni Unite nell’impasse da mesi nei rapporti con il governo Sarraj che temporeggi­a sull’intesa

- » WANDA MARRA

Èun edificio a Tripoli, una ex scuola del Dipartimen­to per il contrasto dell’immigrazio­ne clandestin­a del governo libico, il posto su cui l’Unhcr sta trattando con la Libia per costruire un Centro per i rifugiati. Un edificio che conta circa 1000 posti, con un tempo di permanenza limitato, circa 3 mesi. Sarebbe questo il progetto più concreto dell’Onu nel paese, ma al momento è solo una possibilit­à. E anche remota. È quanto raccontano sia un operatore Onu nell’area, sia una fonte di governo. La Libia non vuole saperne dei rifugiati è la conclusion­e alla quale arriva l’operatore Onu in questione. Dunque, se esiste effettivam­ente un impegno delle agenzie delle na- zioni Unite, Oim e Unhcr per accrescere la presenza nel paese, tale impegno è molto difficolto­so e per ora resta in stato embrionale.

Quello che è certo è che l’Unhcr è effettivam­ente presente in Libia da qualche mese, ma che questo porti effettivam­ente a qualcosa è tutto da vedere. “Non esiste una nostra missione permanente in Libia”, ribadisce al Fatto William Spindler, portavoce dell’organizzaz­ione a Ginevra. Tale presenza non è attualment­e permessa. E racconta qual è la situazione oggi: “Noi operiamo attraverso partner locali. Il no- stro staff internazio­nale fa delle missioni in Libia. Ma opera da Tunisi: il personale locale spesso si reca in Tunisia per dei briefing”. Rispetto alle attività sul posto, Spindler spiega: “Noi stiamo cercando delle alternativ­e alla detenzione, d’accordo con il governo libico”. Non vuole aggiungere dettagli sui progetti in campo: “Sono vari e in evoluzione”. Ci tiene solo a specificar­e: “Speriamo di avere presto una presenza permanente sul territorio”.

LA VICENDA DELL’EDIFICIO a Tripoli va avanti da tempo, senza però arrivare ad un’evoluzione. A mettere il dito nella piaga è stato ancora una volta negli scorsi giorni Mario Giro, vice ministro degli Esteri: “Riguardo l’intervento dell’Unhcr e dell’Oim nei campi di migranti in Libia la Farnesina ha molto insistito ad agosto perché questi soggetti, che oggi fanno parte a tutto tondo del sistema Onu, inizino le operazioni presto. Prevedo che l’accelerazi­one che si sta dando avrà un risultato alla fine dell’a nn o , quindi ci vorranno ancora un paio di mesi”.

Anche di fronte a questo stato di cose, Giro ha proposto alle Ong un piano (ripor- tato da La Stampa) per coinvolger­le nella gestione dei campi libici. Per farlo l’Agenzia per la Cooperazio­ne allo sviluppo ha stanziato 6 milioni di euro che saranno messi a bando entro settembre. Dal 10 settembre inoltre sarà inviato a Tripoli un responsabi­le dell’ufficio regio- nale di Tunisi dell’Agenzia. Nelle intenzioni italiane infatti, l’iniziativa dovrà partire il prima possibile.

CHE LA COSA NON SARÀ semplice si capisce dal precedente del Codice di regolament­o per le operazioni in mare delle Ong, varato dal

Piedi di piombo

I responsabi­li dell’Unhcr: “Non esiste una nostra missione permanente” Riguardo l’inter vento di Unhcr e Oim nei campi di migranti la Farnesina ha molto insistito ad agosto perché questi soggetti inizino le operazioni presto MARIO GIRO

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy