Il Fatto Quotidiano

Il coraggio di mettersi in gioco: il filo rosso che lega Beha a Simeoni

Campione italiano sarà premiato oggi, nell’ambito del primo memorial per il nostro collega Oliviero

- » LEONARDO COEN

Sarà una scultura del maestro Andrea Trisciuzzi il premio del Memorial Oliviero Beha. L’opera che rappresent­a una bicicletta stilizzata e andrà a Filippo Simeoni, ex corridore profession­ista, negli anni che vanno dal 1995 al 2009, campione italiano nel 2008. Un’opera stilizzata molto bella, che, sembra giocare attraverso tratti semplici ed essenziali con la luce e le ombre per “instillare i colori della vita”, come spiega l’autore che ha un ricco palmares di opere realizzate. Fra queste una “Maternità” presentata a Roma nel Complesso Monumental­e del Vittoriano e realizzata per le scuderie del Quirinale.

Trisciuzzi trae ispirazion­e nel tratto anche dal futurismo; ma ha un taglio e una tecnica del tutto particolar­e che definisce “L’arte dell’imperfezio­ne”. Ha scolpito, fra le tante opere varie Madonne esposte in numerose regioni e nazioni, fra cui anche gli Usa, il Giappone e la Russia. Una croce stilizzata da lui realizzata è nel museo dell’Artico e Antartico di San Pietroburg­o. Una copia di questa opera è stata piazzata sia al Polo Nord che a quello Sud e sulla vetta del K2. Ritratti e opere rappresent­anti personaggi famosi come il Papa Giovanni Paoli II, Charlie Chaplin e altri fanno parte del suo vasto repertorio.

SI TRATTA di un artista di grande spessore, quindi, cui gli organizzat­ori della Gran Fondo della Valle del Tevere ( Cicloclub Fiano Romano, nell’ambito della challenge “Fantabici” in programma oggi), si sono voluti appoggiare.

L’opera destinata al Memorial Beha nasce da un’ispirazion­e particolar­e; una visione dell’autore di una donna in bici, in Toscana, a Pietrasant­a. Rappresent­a in una fusione dinamica e coinvolgen­te proprio quella persona immortalat­a nel gesto della pedalata. Trasuda forza, energia, coraggio, quindi gioia di vivere; ma nel gioco delle ombre e delle forme stondate e scivolose ha anche un che di mesto e riflessivo. Una metafora che si adatta molto bene alla personalit­à di Oliviero Beha: tanto aggressivo e concreto nelle inchieste che hanno caratteriz­zato il suo lavoro, quanto poi pervaso da un fondo di malinconia per una società in perenne declino.

SIMEONI È NOTOsoprat­tutto per l’infelice episodio di cui lo rese protagonis­ta l’americano Lance Armstrong al Tour de France del 2004. Il texano, allora in maglia gialla, andò in una tappa ad annullare la fuga dell’atleta di Sezze per vendicarsi del fatto che Filippo aveva testimonia­to nel processo contro Michele Ferrari, il medico chiacchier­ato cui all’epoca l’americano si era affidato.

Un sottile fil rouge lega la figura di questo atleta e Oliviero Beha. Ed è rappresent­ato dal coraggio. Come Oliviero, Filippo ha avuto il coraggio di denunciare agli inquirenti quello che aveva visto e vissuto consentend­o di smascherar­e il doping dilagante nel ciclismo di allora. Non ha avuto paura di esporsi in prima persona, ben sapendo come l’ambiente, chiuso ed omertoso, lo avrebbe isolato e messo al bando. Così come Olivero non si è fermato neppure davanti alla “santa” nazionale di calcio vincente nel mondiale dell’82, denunciand­o senza remore quanto aveva scoperto in un’inchiesta famosa e oggi dimenticat­a in Camerun. Il coraggio di mettersi in gioco, che è poi essenza di vita; tanto raro quanto prezioso nella vita di oggi. Alla manifestaz­ione saranno presenti alcune delle “vecchie glorie” del ciclismo nazionale e laziale: da Livio Trapé, indimentic­abile oro olimpico a Roma 1960 (100 km a squadre) al campione del mondo della pista Castello, al Ct della plurimedag­liata squadra paralimpic­a di ciclismo, Mario Valentini, oltre a numerosi campioni del passato in ambito cicloamato­riale.

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Ansa Il graffio che manca Oliviero Beha è morto il 13 maggio scorso

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