Il Fatto Quotidiano

Del Toro e la sua bella favola conquistan­o il Leone d’oro

“The Shape of Water” mette d’accordo la giuria presieduta dalla Bening

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LPREMIO PAOLO VILLAGGIO

È “Azzurro ma non troppo”, booktraile­r tratto dal romanzo di Raffaella De Rosa (Edizioni Ponte Sisto), il vincitore del premio “Un libro per il cinema e Booktraile­r Premium - Paolo Villaggio” assegnato venerdì sera all’Isola del Cinema di Roma, nell’ambito della seconda edizione della rassegna Cinema&Libri eone d’Oro a The Shape of Water di Guillermo Del Toro. Messicano per nascita, statuniten­se per cinema, il regista più pacioccone e bonaccione sulla Terra vince la 74ª Mostra con una creatura anfibia che è confessa debitrice de Il mostro della laguna nera di Jack Arnold (1954): insomma, a Venezia giocava in casa. Nei favori dei critici italiani e internazio­nali si piazzava al secondo posto, dal pubblico è stato assai applaudito, il felino massimo ci sta. Ambientata all’alba degli Anni Sessanta, in calda Guerra Fredda, la love story tra l’Uomo Branchia e la donnina delle pulizie Sally Hawkins trova il Del Toro migliore da lustri a questa parte: umanista e mostruoso, tenero e trasgressi­vo.

SOPRATTUTT­O, la preferenza accordatag­li dalla presidente di giuria Annette Bening e socie leva dall’imbarazzo il direttore Alberto Barbera e, checché ne dica: “Non guardiamo agli Oscar”, il presidente della Biennale Paolo Baratta: avere i meglio americani al Lido e non premiarli è spararsi un colpo in mezzo agli occhi. Successe l’an no scorso con capo della giuria Sam Mendes, che per emendare i sensi di colpa da bis-regista di 007 guardò all’Arte, di cui la Venezia cinematogr­afica unica al mondo si fregia, e laureò il filippinoT­he Woman Who Left di Lav Diaz, quattro splendide e proibitive ore di bianco e nero mai approdate in sala. Eppure, il rovescio del Leone d’Oro è gravoso: la giuria di Bening – per l’Italia c’e- ra Jasmine Trinca – s’è provata per quel che si temeva, irresoluta, ondivaga, manchevole. Non si può, ancor più sotto quel monito “Arte”, eludere il biblioteca­rio e fluviale Ex Libris dell’87enne nume Frederick Wiseman, per tacere dell’extra-ordinario Mektoub, My Love di Abdel Kechiche, capolavoro nel dividere e capolavoro tout court. Colpevoli di durare più di due ore, chissà? Anche laddove premiano il film giusto, poi, i giurati sbagliano, e ci vuole del genio. Se il marito Warren Beatty aveva scambiato buste e mandato in vacca l’ultima Notte degli Oscar, la sua consorte Bening prova a mettersi in scia. Coppa Volpi maschile a Kamel El Basha, che nel corale libanese L’insulte di Ziad Doueiri forse non è l’interprete peggiore, ma di certo nella tuta di un capomastro palestines­e è il meno protagonis­ta. Per dirne uno, Donald Sutherland del nostro Virzì non meritava di più? Versante femminile, la spunta Charlotte Rampling, totalizzan­te, coraggiosa e asciutta nell’Hannah dell’italiano Andrea Pallaoro: bene ma non benissimo, Hawkins e la tosta Frances McDormand di Three Billboards hanno incantato. Appunto, lo strafavori­to Three Billboards Outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh: nell’ordine avrebbe dovuto prendere il Leone d’Oro, quello d’Argento per la regia, il Gran Premio, le Coppe con McDormand e Sam Roc- kwell, ma deve accontenta­rsi della sceneggiat­ura. Cornuto forse, mazziato sicuro. Nulla da eccepire, viceversa, sul vero vincitore della 74ª. Mostra: Jusqu’à la garde del 38enne esordiente francese Xavier Legrand (cognomen omen?), un dramma secco e nitido di violenza familiare che prende il Leone d’Argento e, da un’altra giuria, quello del Futuro per le opere prime. Lui piange d’emozione, noi vogliamo il film in sala: distributo­ri? Gran premio all’israeliano Foxtrot di Samuel Maoz, premio della giuria a Sweet Country, più condivisib­ile il Mastroiann­i per l’interprete emergente al Charlie Plummer di Lean on Pete: talentuoso e invero già emerso, sarà John Paul Getty III nell’All the Money in the World di Ridley Scott.

E L’ITALIA? L’avevamo scritto, la Rampling e Sutherland erano l’unica possibilit­à in palmares del nostro quartetto in Concorso. Charlotte incassa, e sospinge verso l’internaliz­zazione del nostro cinemino. Ma non finisce qui: Nico, 1988 di Susanna Nicchiarel­li, dove la magnifica Trine Dyrholm è l’ex icona dei Velvet Undergroun­d, vince a Orizzonti seguendo la stessa ricetta. Brava Susanna e ancor più bravo Gianni Amelio, presidente di giuria della sezione: ha vinto, ovvero, fatto vincere i patri colori. Da Venezia, ehm, è tutto.

E gli altri... Kamel El Basha e Charlotte Rampling sono miglior attore e miglior attrice; nella sezione “Orizzonti”, successo per “Nico, 1988” di Susanna Nicchiarel­li

@fpontiggia­1

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Il messicano Guillermo Del Toro subito dopo la premiazion­e
In trionfo Il messicano Guillermo Del Toro subito dopo la premiazion­e

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