Privacy un par di palle
Siccome chiodo scaccia chiodo, è prontamente scomparso dalla scena politica e mediatica il decreto Orlando – poi in gran parte rinnegato dallo stesso ministro e firmatario – che impone agli inquirenti di riassumere il “contenuto” delle intercettazioni, onde evitare che i giornalisti e soprattutto i cittadini elettori vengano a conoscenza delle trascrizioni, e proibisce il Trojan Horse per intercettare gli smartphone di corrotti e corruttori. Al momento, non si sa quale testo-base viene sottoposto ai capi delle Procure che da ieri vengono auditi dal Guardasigilli, visto che quello inviato in prima battuta si era scritto da solo ed è stato sconfessato come figlio di NN. In attesa di saperne di più, Ines Tabusso segnala nel suo blog sul sito del Fattoun dettaglio che, se non fossimo in Italia, avrebbe dell’incredibile. Appena tre mesi fa è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il decreto legislativo 25.5.2017 n. 90 “Attuazione della direttiva (Ue) 2015/849 relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo”. Direttiva ispirata alle raccomandazioni del Gruppo azione finanziaria internazionale Fatf, l’organismo intergovernativo indipendente che promuove politiche contro il riciclaggio, i finanziamenti al terrorismo e al mercato delle armi di distruzione di massa.
Il decreto impone alle banche e al mondo finanziario di fare preventivamente i raggi X ai loro clienti, a seconda dei rischi che le loro biografie comportano. Rischi che aumentano per chi ricopre o ha ricoperto funzioni pubbliche, specie in Paesi ad alto tasso di corruzione. Si tratta delle “Persone politicamente esposte” (Pep, Politically exposed person), cioè dei “soggetti che occupano o hanno occupato importanti cariche pubbliche”, in “ruoli dei quali è possibile abusare per riciclare fondi illeciti o compiere altri reati presupposto, quali la corruzione o la concussione”, dunque vanno “adottate misure rafforzate di natura preventiva ( non penale)”. La nuova legge va anche oltre, definendo le Pep “persone fisiche che occupano o hanno cessato di occupare da meno di un anno importanti cariche pubbliche, nonché i loro familiari e coloro che con i predetti soggetti intrattengono stretti legami”: politici, pubblici amministratori, magistrati, ufficiali delle forze armate, dirigenti di banche, imprese controllate o partecipate dallo Stato, Asl, ospedali che – per i loro rapporti con lo Stato – sono molto più esposti di un quivis de populo alle tentazioni. Quindi le Pep devono accettare da banche e intermediari finanziari controlli molto più invasivi.
Giuliano Amato è un uomo sorprendente. Anzi è un poeta se, come dicono, del poeta è il fin la meraviglia. Ieri ad esempio, sul Corriere della Sera, ha rievocato dopo 25 anni i fatti che precedettero l’uscita dell’Italia dallo Sme, il sistema di cambi fissi europei progenitore dell’euro che ci stava strangolando: ora, non si vuole togliere suspense al drammatico racconto, ma lo stesso ex premier conclude che dopo aver svalutato “andò benissimo”. Degna di nota pure la descrizione della vasca di squali che era allora – no, mica oggi, per carità – l’Europa della moneta. Ciò che va davvero raccontato a chi se lo fosse perso, però, è come Palazzo Chigi arrivò a prelevare di notte il 6 per mille dai conti correnti degli italiani. Dice Amato: dovevamo fare una manovrona e non sapevamo dove sbattere la testa; alle 4 di notte Goria (che era ministro delle Finanze) butta lì che forse lui ha un’idea, tipo una rapina in banca. Dice: che faccio, approfondisco? E Amato: sì sì... ma prima parla con Ciampi (governatore di Bankitalia). La mattina dopo stanno tutti a Palazzo Chigi, entra Goria e accade l’imponderabile: “Feci un errore di avventatezza, perché gli sillabai sottovoce: ‘Hai par-la-to con Ciam-pi?’. Speravo leggesse le labbra. Lui fece cenno di sì, chissà che aveva capito. Gli detti la parola e la misura passò”. Bismarck diceva che di due cose è meglio non sapere come vengono fatte: le salsicce e le leggi (tanto più, si dirà, se le leggi fanno carne di porco del diritto). Alla fine resta, come sempre inevasa, una domanda: ma che davvero?