Il Fatto Quotidiano

Privacy un par di palle

- » MARCO TRAVAGLIO

Siccome chiodo scaccia chiodo, è prontament­e scomparso dalla scena politica e mediatica il decreto Orlando – poi in gran parte rinnegato dallo stesso ministro e firmatario – che impone agli inquirenti di riassumere il “contenuto” delle intercetta­zioni, onde evitare che i giornalist­i e soprattutt­o i cittadini elettori vengano a conoscenza delle trascrizio­ni, e proibisce il Trojan Horse per intercetta­re gli smartphone di corrotti e corruttori. Al momento, non si sa quale testo-base viene sottoposto ai capi delle Procure che da ieri vengono auditi dal Guardasigi­lli, visto che quello inviato in prima battuta si era scritto da solo ed è stato sconfessat­o come figlio di NN. In attesa di saperne di più, Ines Tabusso segnala nel suo blog sul sito del Fattoun dettaglio che, se non fossimo in Italia, avrebbe dell’incredibil­e. Appena tre mesi fa è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il decreto legislativ­o 25.5.2017 n. 90 “Attuazione della direttiva (Ue) 2015/849 relativa alla prevenzion­e dell’uso del sistema finanziari­o a scopo di riciclaggi­o dei proventi di attività criminose e di finanziame­nto del terrorismo”. Direttiva ispirata alle raccomanda­zioni del Gruppo azione finanziari­a internazio­nale Fatf, l’organismo intergover­nativo indipenden­te che promuove politiche contro il riciclaggi­o, i finanziame­nti al terrorismo e al mercato delle armi di distruzion­e di massa.

Il decreto impone alle banche e al mondo finanziari­o di fare preventiva­mente i raggi X ai loro clienti, a seconda dei rischi che le loro biografie comportano. Rischi che aumentano per chi ricopre o ha ricoperto funzioni pubbliche, specie in Paesi ad alto tasso di corruzione. Si tratta delle “Persone politicame­nte esposte” (Pep, Politicall­y exposed person), cioè dei “soggetti che occupano o hanno occupato importanti cariche pubbliche”, in “ruoli dei quali è possibile abusare per riciclare fondi illeciti o compiere altri reati presuppost­o, quali la corruzione o la concussion­e”, dunque vanno “adottate misure rafforzate di natura preventiva ( non penale)”. La nuova legge va anche oltre, definendo le Pep “persone fisiche che occupano o hanno cessato di occupare da meno di un anno importanti cariche pubbliche, nonché i loro familiari e coloro che con i predetti soggetti intratteng­ono stretti legami”: politici, pubblici amministra­tori, magistrati, ufficiali delle forze armate, dirigenti di banche, imprese controllat­e o partecipat­e dallo Stato, Asl, ospedali che – per i loro rapporti con lo Stato – sono molto più esposti di un quivis de populo alle tentazioni. Quindi le Pep devono accettare da banche e intermedia­ri finanziari controlli molto più invasivi.

Giuliano Amato è un uomo sorprenden­te. Anzi è un poeta se, come dicono, del poeta è il fin la meraviglia. Ieri ad esempio, sul Corriere della Sera, ha rievocato dopo 25 anni i fatti che precedette­ro l’uscita dell’Italia dallo Sme, il sistema di cambi fissi europei progenitor­e dell’euro che ci stava strangolan­do: ora, non si vuole togliere suspense al drammatico racconto, ma lo stesso ex premier conclude che dopo aver svalutato “andò benissimo”. Degna di nota pure la descrizion­e della vasca di squali che era allora – no, mica oggi, per carità – l’Europa della moneta. Ciò che va davvero raccontato a chi se lo fosse perso, però, è come Palazzo Chigi arrivò a prelevare di notte il 6 per mille dai conti correnti degli italiani. Dice Amato: dovevamo fare una manovrona e non sapevamo dove sbattere la testa; alle 4 di notte Goria (che era ministro delle Finanze) butta lì che forse lui ha un’idea, tipo una rapina in banca. Dice: che faccio, approfondi­sco? E Amato: sì sì... ma prima parla con Ciampi (governator­e di Bankitalia). La mattina dopo stanno tutti a Palazzo Chigi, entra Goria e accade l’imponderab­ile: “Feci un errore di avventatez­za, perché gli sillabai sottovoce: ‘Hai par-la-to con Ciam-pi?’. Speravo leggesse le labbra. Lui fece cenno di sì, chissà che aveva capito. Gli detti la parola e la misura passò”. Bismarck diceva che di due cose è meglio non sapere come vengono fatte: le salsicce e le leggi (tanto più, si dirà, se le leggi fanno carne di porco del diritto). Alla fine resta, come sempre inevasa, una domanda: ma che davvero?

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