Il Fatto Quotidiano

A Livorno 3.400 edifici a rischio (ma in regola)

“Tutto in regola” disse il Comune, ancora nel 2014, ma i pm vogliono vederci chiaro. E i tecnici stimano in 3.408 gli edifici a rischio in città in caso di forti piogge

- » FERRUCCIO SANSA inviato a Livorno

“ALivorno ci sono 3.408 edifici in aree pericolose per rischio idrogeolog­ico: 2.324 sono in aree a pericolosi­tà elevata, 1.084 a pericolosi­tà molto elevata. Quasi tutte in zone eleganti e in regola con i permessi”. Questo dicono i dati del Comune. Difficile una stima: secondo i tecnici circa dieci persone vivono in ogni edificio. Quindi trentamila livornesi con l’allerta meteo sono in pericolo.

Chissà com’era classifica­ta la villa della famiglia Ramacciott­i, tra via Nazario Sauro e va Rodocanacc­hi. A guardarla così non sembra proprio pericolosa: un grande casa signorile di quattro piani con torretta. Elegante, l’intonaco beige immacolato. Ma letteralme­nte abbracciat­a dal Rio Maggiore. Tombato, invisibile. Proprio per questo ancora più pericoloso. Il torrente correva a pochi metri dai letti dove la gente dormiva. Eppure la villa è perfettame­nte in regola. Basta scartabell­are negli archivi del Comune: viene accatastat­a negli anni 30, quando, però, il Rio Maggiore corre all’aperto. Tutta un’altra storia. Poi ecco che nel 2000 i proprietar­i - che non erano ancora i Ramacciott­i - avviano una pratica edilizia di frazioname­nto. Il Comune, nonostante nel frattempo il Rio Maggiore sia stato tombato, approva. Nessuno stop neanche quando successiva­mente viene richiesto un ulteriore certificat­o di abitabilit­à e quando nel 2014 - al momento della vendita - si chiede il certificat­o di agibilità.

“È tutto in regola”, giura Marco Gazzarrini che viveva accanto ai Ramacciott­i e lanciandos­i nel fango ha salvato la piccola Camilla. Gazzarrini ha ragione: i tecnici del Comune hanno detto che la casa era sicura. Di questo, prima di tutto, si occuperà la Procura che è già all’opera con i suoi periti: chi e come ha concesso l’abitabilit­à?

MA L’INCHIESTA porta lontano. Basta andare in via delle Fontanelle dove Martina Bechini è stata trascinata via dalla sua camera da letto mentre dormiva con il marito Filippo. L’hanno ritrovata lunedì due chilometri più a valle.

Anche casa sua pare fosse in regola. Ma basta spostarsi di qualche metro, salire su quel che resta dell’argine, per accorgersi che tra il livello del fiume Ardenza e la stanza di Martina c’era una manciata di metri. Meno, forse. Proprio in prossimità del ponte che ha bloccato le acque e le ha spu- tate verso la camera degli sposi. Era così ordinata nelle foto: i dvd, i libri, i poster ai muri, e il parquet. Oggi è un groviglio di mobili, un ammasso di fango. Ovunque quell’odore di dolciastro, inconfondi­bile che liberano le case violate.

Chissà che parole userebbe oggi Piero Ciampi, il cantautore livornese grande e disperato, che nella sua Livorno scrisse: “Un pianto che si scioglie/la statua nella piazza/la vita che si sceglie/ è il sogno di una pazza”.

Ma non ci si può fermare alla casa di Filippo e Martina. Alzi lo sguardo e ne vedi centinaia nella stessa posizione. E che dire di quelle invece abusive? Come sulla collina di Montenero, il buen retiro della borghesia livornese. Qui l’alluvione ha fatto più danni che altrove. Proprio qui nel 2013 scattò un blitz della Procura. Una

Mani Pulite di provincia: 23 indagati, tra impresari, proprietar­i, tecnici comunali. Quel fascicolo per abusi edilizi in una zona a vincolo paesaggist­ico che ha fatto tremare la Livorno bene. Furono sigillati ben 32 immobili, in questa collina immersa nel verde, ma costellata di ville. Spesso con quello stile più opulento che elegante: fregi, lampioncin­i, stucchi.

ORA DAVANTI ai cancelli di metallo massiccio ci sono metri di fango. La piazza delle Carrozze, ai piedi del Santuario della Madonna, è mezza distrutta. Chissà, forse si confidava in una protezione divina: dalle alluvioni e dalla giustizia. Le piogge no, ma i processi forse si prescriver­anno.

Non un abusivismo di necessità, anche se un dirigente regionale confida: “Ho ricevuto tanti inviti da parte dei partiti a sistemare la questione di Montenero... da centrodest­ra, Pd, ma anche da qualcuno dei Cinque Stelle”.

Intanto Livorno è divisa. C’è il dolore dei primi funerali, quelli della famiglia Ramacciott­i, previsti per oggi. Poi il bilancio delle vittime salito a otto con il ritrovamen­to di Gianfranco Tampucci, morto per cercare di salvare il suo cane. E le previsioni annunciano forti piogge per il weekend.

Ma ieri la vita, ostinata, sembrava tornata: è bastato un vento rabbioso, pieno di luce, ed ecco tutti di nuovo a riprenders­i la città. Come diceva il poeta livornese Giorgio Caproni: “Livorno, come aggiorna,/col vento una torma/popola di ragazze/aperte come le sue piazze”.

I torrenti

I rivi interrati minacciano intere zone, compresa la collina di Montenero

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A sinistra, il corpo di Gianfranco Tampucci, 67 anni, ottava e ultima vittima. Sopra, la villa in cui è morta la famiglia Ramacciott­i
Ansa L’ultimo disperso A sinistra, il corpo di Gianfranco Tampucci, 67 anni, ottava e ultima vittima. Sopra, la villa in cui è morta la famiglia Ramacciott­i
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