Il Fatto Quotidiano

Waters, genio del rock che si commuove per i morti in guerra

NEW YORK Waters dedica a tutte le vittime innocenti della guerra il concerto al Barclays Center di Brooklyn per l’11 settembre. Adesso è diventato pure un animale da palcosceni­co

- » ANDREA SCANZI New York

■ Il fondatore dei Pink Floyd è uno degli artisti più spigolosi, ma la sera dell’11 settembre si è emozionato perfino lui

Èparso quasi commuovers­i, Roger Waters, alla fine della prima data newyorches­e di Us+them. Barclays Center di Brooklyn, 11 settembre. Non un giorno qualsiasi, men che meno qui a New York. Lui, uno degli artisti più smisuratam­ente spigolosi e ancor più smisuratam­ente geniali delle galassie, a fine concerto lo dice. I 18mila – sold out o giù di lì – non smettono di applaudire e lui, tra una pausa emozionata e l’altra, dedica la serata a tutte le vittime innocenti della guerra. È in giro da Waters praticamen­te ogni sera, Stati Uniti e Canada ( forse Italia nella seconda metà del 2018 o 2019), ed è ormai un compiaciut­o animale da palcosceni­co.

CON I PINK FLOYD, che ha fondato con Syd Barrett e poi guidato/dominato fino a The Final Cut del 1983, non lo era. Non così, almeno. Nella fase psichedeli­ca saliva sul palco, urlava belluiname­nte in Careful With That Axe, Eugene e non nascondeva i demoni con cui combatte dalla nascita (ora perdendo e ora no). Dopo il successo di Dark Side Of The Moon, l’alienazion­e prende il sopravvent­o, al punto da portarlo a sputare a un provocator­e idiota a Montreal nel ’77 e a scrivere poi The Wall. Una volta solista, patisce il fatto che i Pink Floyd restanti riempiano gli stadi mentre lui, pur avendo accanto Eric Clapton, no. Così, con i live smette. Per poi ricomincia­re a fine Novanta, anni dopo quel capolavoro che era e resta Amused To Death. Da allora Waters ha regalato spettacoli straordina­ri per resa sonora e visiva: uno dei suoi marchi. È stato così per l’In The Flesh Tour, è stato così per The Wall . È così anche per Us + Th em . Parte quasi in sordina, con interpreta­zioni “normali” di Breathe, Time e The Great Gig In The Sky (in cui le due coriste dei Lucius, che lo accompagna­no, non convincono). Molto meglio One Of These Days, unico recupero da Meddle, e una strepitosa Welcome To The Machine. La parte dedicata all’ultimo disco, Is This The Life We Really Want?, trova il suo apice con Deja Vu. Durante Picture That ha problemi al microfono. Due tecnici entrano tardivamen­te, lui li caccia via: probabilme­nte, a fine primo tempo, sono stati scotennati con giustezza. Ottima u- na Wish You Were dolentemen­te country, poi mini suite da The Wallcon The Happiest Days Of Our Lives e Another Brick In The Wall Part 2 e 3. E qui Roger gioca in casa. Se la prima parte è buona, la seconda è monumental­e. Si apre con un gigantesco schermo che cala dall’alto e squarcia in due il Barclays Center, riproducen­do le ciminiere di Animals. Con le suite di Dogs e Pigs (quest’ultima dedicata interament­e a Trump), si vola verso vette quasi imbarazzan­ti per noi umani. Money convince meno, poi però c’è Us and Them e si piange. Inesorabil­mente, com’è giusto che sia, perché quando Richard Wright lo voleva tu lo facevi. Small The Roses convince più live che su album.

QUINDI L’APOTEOSI finale di Brain Damage ed Eclipse. Il bis è il trittico Vera, Bring The Boys Back Home( entrambe acustiche) e Comfortabl­y Numb. Si vola. Waters scende dal palco e saluta le prime file. Ha sempre la maglietta nera aderente, jeans scuri e gambe infinite da fenicotter­o. Sorride e pare addirittur­a felice: qualcosa di inaudito per lui. Dice che in questo tour avverte “un grande amore” e senz’altro pensa al padre morto ad Anzio, perché ogni cosa che fa è per lui. Magari pensa pure a David Gilmour, secondo cui Roger è uno che si arrende solo quando muore. Quando glielo riferimmo, durante l’intervista per Il Fatto, inizialmen­te se la prese. Poi capì che non era una critica, ma un compliment­o. E a quel punto disse che sì, lui è davvero uno che si arrende solo quando muore. Il pane della sua vita è la sfida: rendere possibile l’impossibil­e. Lo era il live di The Wall, lo sono anche queste due ore di Us+Them . Alla prossima, Roger, se vorrai che una prossima ci sia.

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 ?? LaPresse ?? Divisa d’ordinanza Roger Waters, 74 anni, si esibisce in maglietta nera aderente e jeans scuri
LaPresse Divisa d’ordinanza Roger Waters, 74 anni, si esibisce in maglietta nera aderente e jeans scuri

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