Martin Schulz stella cadente, ovvero il Pisapia di Germania
Altalenanti Anche il candidato socialdemocratico era partito a razzo: ma si è già sgonfiato per la sua incapacità nel decidere
■Il leader socialdemocratico era partito bene nella sua sfida ad Angela Merkel, ma si è già sgonfiato: è troppo indeciso
Domenica 24 in Germania si terranno le elezioni federali e presto in Sicilia quelle Regionali. Che c’entra la Germania con noi? Torno a Berlino a distanza di pochi mesi per presentare un mio film e trovo non poche somiglianze. Sembra di stare in Italia, dove sino a poco tempo fa nessuno avrebbe scommesso su una possibile riedizione del centrodestra a spese di una sinistra claudicante. I paragoni non finiscono qui. A partire dal proporzionale, che molti vorrebbero applicare anche da noi. Ma soprattutto perché scopro che al di là del Reno c’è un Pisapia. Non si chiama Giuliano. Ma Martin Schulz, che come il nostro a forza di sbandare sta andando incontro alla sconfitta. All’inizio i sondaggi lo davano in ascesa, prossimo a scalzare la Merkel, che si ripresenta per il quarto mandato da cancelliere. Io stesso la scorsa primavera avevo descritto per il Fattoil portentoso avvio da parte del socialdemocratico di umili origini, ex alcolista, grande combattente, noto da noi per un acceso alterco nel Parlamento Ue con Berlusconi, che lo insultò chiamandolo “kapò”, lui che ai tempi di Hitler non era neppure bambino. Nato nel 1955 da una famiglia di minatori, non solo non aveva conosciuto il nazismo ma sin da studente ne aveva com- battuto i rigurgiti, iscrivendosi al Partito socialdemocratico, nonostante sua madre Clara fosse esponente della Cdu, il partito della Merkel.
COS’È SUCCESSO in così poco tempo per trasformarsi da astro nascente in candidato alla disfatta? Da fiero oppositore, man mano le sue proposte sono divenute sempre più sbiadite, sino a confondersi con quelle della rivale. Viene alla mente il nostro Pisapia. Come lui, Schulz ha prima corteggiato Die Linke, la formazione di sinistra. Poi s’è avvicinato ai Grün en, i verdi, anche loro all’opposizione. A questo punto deve essersi preso timore di posizionarsi troppo a sinistra e ha cominciato a virare, strizzando l’occhio alle forze più moderate, col risultato che i liberali sono tornati alla ribalta e ora minacciano di unirsi alla Merkel al posto dei socialdemocratici. Così, mentre prima i sondaggi conteggiavano Schulz appaiato alla rivale, ora lo quotano fermo al 28%, contro il 36% della cancelliera.
L’uomo è un democratico convinto, ma in crisi d’identità ed è un peccato perché con lui la Germania avrebbe potuto diventare più flessibile e meno conservatrice. Gli nuoce inoltre il fatto che il suo partito è stato al governo con la Merkel e dunque non è criticabile più di tanto, pena sconfessare se stesso. Situazione simile alla nostra, dove chi ha votato Sì al referendum costituzionale voluto da Renzi, vedi Pisapia, oggi si trova in difficoltà a prenderne le distanze per guidare l’opposizione. Il leader tedesco e l’italiano hanno in comune non poche affinità. Sono entrambi di sinistra, ma non troppo. E quando il gioco si fa duro non sanno bene in che ruolo giocare. È così che diventano ondivaghi, corteggiano qua e là, ma al momento dell’amplesso si ritirano.
IN QUESTO, I NOSTRI 5STELLE sono più coerenti, non apparentandosi con nessuno, salvo poi doverlo fare se vorranno governare. Che Schulz abbia deluso l’abbiamo verificato pochi giorni fa assistendo al dibattito tv. La Merkel, che per il suo fare mite chiamano Mutti, la mamma, guardava a Schulz come a un pargolo bisognoso di affetto. Così gli ha impartito una lezione di sano pragmatismo. Il socialdemocratico invece annaspava tra proposte coraggiose alternate a un triste moderatismo, tanto che a un certo punto sembrava lui il cristiano-democratico e lei una socialista. Figlia di un pastore luterano, nata a Berlino Est, ha dominato il match persino sul fronte dell’immigrazione, dove il socialdemocratico quasi parlava come Salvini, mentre la cancelliera poteva vantarsi di avere accolto quel milione di immigrati, che se fossero arrivati qui da noi sarebbe scop- piata la rivoluzione. Sul fronte immigrati si guardano bene dal parlare di cosa avviene sulle nostre coste, attenti entrambi a non mettere le mani nella polveriera libica e lasciando a noi il lavoro di spazzini. Dell’Italia in Germania che si pensa? Che siamo dei “meridionali”, meno affidabili della Francia, causa l’enorme debito pubblico. E infatti ci paragonano alla Grecia. I tedeschi se potessero ci manderebbero gambe all’aria, ma se cadessimo noi sprofonderebbero anche loro in quanto nostri creditori. Dunque ci tollerano, come pure tollerano Mario Draghi, considerato troppo filo italiano, infatti non vedono l’ora che finisca il suo mandato e con lui termini il cosiddetto Quantitative easing. Il “bazooka” del denaro facile proposto dal governatore italiano, come lo chiamano in Germania, viene considerato molto fumo e poco arrosto. Sino a pochi mesi fa, a Berlino, tifavano Renzi, che era parso come un innovatore. Capito il personaggio e gli errori commessi, ora gli preferiscono Gentiloni. Con il suo fare discreto e mansueto, più che un italiano a molti di loro quasi sembra un tedesco. Da prendersi come un complimento?