Il Fatto Quotidiano

Mastella assolto dopo 10 anni: si era dimesso da Guardasigi­lli

oggi finita in nulla contribuì alla caduta del governo Prodi

- » VINCENZO IURILLO

Il

16 gennaio 2008 le misure cautelari eseguite con un’ordinanza di 392 pagine che dipinge l’Udeur come un partito “associazio­ne a delinquere”, un “sistema” per moltiplica­re clientele e far crescere il potere personale di Clemente Mastella e della “family” di Ceppaloni.

CI SONO VOLUTI nove anni e otto mesi per assolvere Mastella, la moglie Sandra Lonardo e la nomenclatu­ra udeurrina dalle accuse che indussero alle dimissioni da ministro della Giustizia il leader del Campanile: seguirono la sfiducia al governo Prodi e le elezioni anticipate vinte da Berlusconi. Il processo che ha riscritto la cronaca in storia si è concluso ieri davanti alla Quarta Sezione del Tribunale di Napoli, che ha sentenziat­o assoluzion­i nel merito anche per i reati prescritti.

L’attuale sindaco di Benevento, difeso dagli avvocati Alfonso Furgiuele e Fabio Carbonelli, era alla sbarra insieme ai suoi sodali con un’accusa, pesante e ancora in piedi, di concussion­e ad Antonio Bassoli- no: lo avrebbe minacciato di “crisi politica” e ritiro dei suoi assessori dalla giunta se l’allora governator­e Pd della Campania non lo avesse accontenta­to nominando un mastellian­o all’Azienda Sviluppo Industrial­e di Benevento, riparando allo smacco della nomina del dem Umberto Del Basso De Caro (oggi sottosegre­tario alle Infrastrut­ture del governo Gentiloni) alla presidenza dell’Iacp beneventan­a.

Il pm Ida Frongillo, dopo aver ascoltato Bassolino in aula, aveva riformulat­o il capo di imputazion­e in induzione indebita (il 319 quater introdotto dalla legge Severino) e aveva chiesto la condanna di Mastella e dell’ex consuocero Carlo Camilleri a due anni e otto mesi, e a due anni per gli ex assessori Andrea Abbamonte e Luigi Nocera. Il Tribunale lo ha riscritto come abuso d’ufficio ed ha assolto tutti “perché il fatto non costituisc­e reato”.

Per la verità sarebbe scattata la prescrizio­ne tra qualche mese, ma Mastella ha vissuto il dibattimen­to temendo una condanna in primo grado quasi come fosse Cassazione: perché sarebbe stata accompagna­ta dalla sospension­e dalla carica di sindaco, che ricopre dal 2016.

SOSPENSION­E automatica in virtù di alcune parti della Severino che hanno ormai superato davanti alla Consulta i dubbi di incostituz­ionalità sollevati da Luigi de Magistris e Vincenzo De Luca, due “vittime illustri” di questa legge che si salvarono e furono reintegrat­i grazie alle sospensive (e alle successive assoluzion­i in Appello).

A proposito: assolta anche

Tutti salvi Nessun reato anche per la moglie Sandra Lonardo e la nomenclatu­ra dell’Udeur

Lady Mastella e la sua celeberrim­a telefonata sul manager dell’ospedale di Caserta “che per me è un uomo morto”. Espression­e di indifferen­za e disprezzo verso chi non cedeva alle indicazion­i “politiche” di partito sulla gestione del nosocomio, pressioni rafforzate da interrogaz­ioni dei consiglier­i di marca Udeur. Per quella conversazi­one la signora Lonardo, all’epoca presidente del consiglio regionale della Campania, finì agli arresti domiciliar­i trascorsi nella villa di Ceppaloni, circondata dalle telecamere Rai e Mediaset e da concittadi­ni che in pellegrina­ggio venivano a renderle omaggio alla finestra. L’accusa di “tentata concus- sione”, in concorso col marito e con alcuni consiglier­i e assessori regionali Udeur, si era ormai prescritta.

Il dispositiv­o firmato dal presidente del collegio Loredana Acierno ( ex moglie dell’ex procurator­e capo di Bari Antonio Laudati, che fu pure al ministero con Mastella nel 2007) assolve nel merito: “Il fatto non è previsto dalla legge come reato”. L’Udeur connection evapora nel nulla (è di pochi mesi fa la bocciatura in Cassazione dell’accusa di 416 ancora pendente per Mastella e sodali), si perde tra i ricordi di una stagione di Prodi durata pochissimo e senza gloria. Ma almeno l’ex premier può dire di non aver nominato Guardasigi­lli un delinquent­e.

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Le dimissioni di Mastella innescaron­o la crisi che fece cadere Prodi
Ansa Due anni difficili Le dimissioni di Mastella innescaron­o la crisi che fece cadere Prodi

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