Il Fatto Quotidiano

Messaggio strumental­izzato, la sua sensibilit­à è indiscutib­ile

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LaChiesa si occupa dell’immigrazio­ne da decenni: già nel 1952 Pio XII pubblicava una costituzio­ne apostolica, la forma più solenne di documento papale, intitolata Exsul familia e dedicata alla cura spirituale dei migranti. Bergoglio è stato molto chiaro e anche perfettame­nte coerente con i suoi predecesso­ri.

Nel suo discorso il Pontefice ha espresso essenzialm­ente tre concetti, che per altro erano stati già anticipati da Benedetto XVI: accoglienz­a, internazio­nalizzazio­ne e prevenzion­e. È una linea di buon senso, difficilme­nte non condivisib­ile. Lui ha parlato anche di sfruttamen­to dell’Africa, in termini molto duri, ma questo non è stato riportato dai giornali: qualcuno forse ha voluto “italianizz­are” troppo, e quindi strumental­izzare, quello che era un ragionamen­to ben più ampio. Ma non bisogna meraviglia­rsene, le elezioni sono vicine. Anche l’elogio abbastanza esplicito alla Grecia e all’Italia credo fosse da interpreta­re più come un messaggio di ammoniment­o rivolto ad altri Paesi che fanno di meno. Una cosa però è certa: comunque la si pensi sull’argomento, non si può tacciare Papa Francesco di scarsa sensibilit­à. Figlio di migranti, nato perché i nonni e il padre non presero all’ultimo momento un piroscafo che si inabissò nel mare, gesuita, vescovo di Buenos Aires che ha vissuto in prima persona il dramma dell’immigrazio­ne: la sua storia parla chiaro.

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Direttore dell’Osservator­e Romano

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