Il Fatto Quotidiano

Dopo la legge Fornero quando e chi va in pensione?

- CINZIA SCIUTO M. TRAV. MONICA FRANCO NOVEMBRINI MASSIMO MARNETTO RITA DE MARCO GLB

Ho letto l’editoriale di Travaglio sul Fatto di ieri e lo condivido parola per parola, tranne in un punto importante che credo sia necessario sottolinea­re. Il direttore scrive: “S ug li stupri di Rimini e Firenze, tv e giornali hanno pubblicato i verbali, fin nei minimi e più raccapricc­ianti dettagli, degli indagati e addirittur­a delle vittime. (…) Secondo noi, è giusto così, visto l'interesse pubblico delle notizie”. No, caro direttore, non è giusto così. Non è giusto conoscere i dettagli di come una donna è stata violata. Posso solo lontanamen­te immaginare cosa significhi per una donna che ha subìto violenza dover necessaria­mente raccontare anche i dettagli più dolorosi della sua esperienza agli inquirenti (cosa che spero avvenga con un supporto psicologic­o), ma non è affatto necessario né di pubblico interesse che quei dettagli vengano diffusi. Quei verbali dovrebbero essere custoditi con un riserbo massimo, con la cura e la delicatezz­a che si dovrebbe riservare alle parole di vittime di crimini così orrendi. Come tu osservi, le testimonia­nze delle vittime sono coperte dal segreto. Chi ha diffuso e pubblicato le parole delle vittime degli stupri di Rimini non ha avuto il minimo riguardo nei loro confronti, ha ignorato la loro sofferenza, ha messo in secondo piano i loro bisogni. Non sono quelle le notizie di interesse pubblico. A essere di interesse pubblico è, dovrebbe essere, il fenomeno delle violenze contro le donne, che accadono per lo più in famiglia e tra le mura domestiche – quindi forse in modalità meno suggestive per i media. Ma non i singoli episodi, non i singoli stupri, e non certamente i loro dettagli. Quelli no. Quelli servono solo ad alimentare la morbosità dell'opinione pubblica e, in fondo, quella cultura che considera le donne comunque oggetto, da violentare nella realtà, sulla carta o sul web. Cara Cinzia, il mio “è giusto così” non si riferiva ai dettagli raccapricc­ianti, che io personalme­nte avrei omesso per rispetto della dignità delle donne vittime di violenza. Mi riferivo al grande risalto dato al caso, con i nomi degli indagati (nel caso di Rimini, mentre per quello di Firenze i nomi dei due carabinier­i indagati sono rimasti per giorni e giorni incredibil­mente coperti) e le cronache sulle indagini. L’ho sempre sostenuto e lo ripeto qui: se un giornalist­a ha un verbale, anche top secret (come la testimonia­nza della vittima di uno stupro), ha non solo il diritto, ma il dovere di pubblicarl­o, ben sapendo che poi potrà CAROFURIO COLOMBO, dopo che la Fornero si è dedicata alla riforma delle pensioni, non è cresciuta più l’erba. E così adesso anche le donne (con tutto il di più che hanno fatto quando i figli erano piccoli) vanno felicement­e in pensione come gli uomini, due anni e mezzo più tardi. Grande risultato per la classe lavoratric­e. LA SITUAZIONE È ANCORA più sgradevole per chi cade nella rete di una delle tante leggi retroattiv­e che ormai contraddis­tinguono nel mondo il nostro Paese (perché infrangono le condizioni pattuite e formalizza­te quando era stato stipulato il contratto di lavoro). Infatti un momento prima della pensione ritardata, che ti costringe a lavorare due anni e mezzo di più, eri accusata, col tuo forzato restare al lavoro, di bloccare l’assunzione dei giovani.

Appena pensionata, stremata e in ritardo rispetto all’aspettativ­a di tutta una vita di lavoro, diventi, con la tua pensione delittuosa­mente contributi­va (cioè secondo le leggi del tempo) causa delle modestissi­me pensioni che avranno i giovani fra cinquant’anni. Già la pretesa di questo calcolo è stranissim­a visto il cambiament­o improvviso e imprevisto delle condizioni economiche nel mondo del lavoro, che abbiamo sperimenta­to almeno sei volte, con conseguenz­e caotiche, in pochi decenni. Ma più strano è il clima quasi di celebrazio­ne, con cui è stata commentata la notizia essere chiamato a rispondere della violazione del segreto investigat­ivo. Però dovrebbe anche valutare il miglior modo per tutelare i dati sensibili e la privacy delle vittime e delle altre persone coinvolte, eliminando particolar­i che nulla aggiungono al diritto-dovere di cronaca. Ciò che è scandaloso è che le violazioni del segreto vengano perseguite, anche con mezzi invasivi come quelli subìti da chi ha svelato gli altarini dell'affare Consip e della famiglia Renzi, solo quando c'è di mezzo un politico o un potente. Fra pochi giorni ricorrono i 5 anni dall’articolo di Travaglio che definiva “insaputo’’ Claudio Scajola per la casa vista Colosseo. Come tutte le peggiori tendenze italiote ha fatto proseliti. Non si contano, fra i politici, quelli che negano di aver detto al mattino il contrario di ciò che affermano la sera, ma fa impression­e che siano alcuni ministri a negare anche l’evidenza delle loro firme in calce a circolari e a curriculum vitae delle nuove pensioni delle donne (non le pensioni, ma la data ritardata dell’andare in pensione) come se la parità con gli uomini fosse stata finalmente raggiunta, anche se non nel premio ma nella punizione. Ma resta aperta però una questione anche più difficile da risolvere. Qualcuno ha idea di che cosa siano i “lavori usuranti” che permettere­bbero di andare in pensione secondo le normali e più umane condizioni a. F. (ante Fornero)? Non risulta che vi siano definizion­i comuni e accettate, salvo il convenire di tutti che è usurante ogni lavoro ripetitivo. Purtroppo la ripetitivi­tà distingue poco perché quasi ogni mansione operaia e almeno metà dei lavori impiegatiz­i sono rigorosame­nte ripetitivi.

E perché ogni discorso, convegno o dibattito sulle pensioni si chiude sempre assicurand­o che “i conti sono in ordine”. E si riapre, a volte poche settimane dopo, con il grido di allarme: bisogna correre ai ripari (ovvero tagliare, ridurre, eliminare diritti d’altri tempi) altrimenti crolla il sistema e – di nuovo – i giovani resteranno senza pensione. La pensione dei giovani, come è noto, è rubata da chi ha lavorato troppo e dall’attaccamen­to egoistico alla poltrona (o alla catena di montaggio), da cui l’anziano non si voleva staccare. Si fa l’ipotesi del conflitto generazion­ale.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it dove si afferma il possesso di lauree e benemerenz­e farlocche che ci fanno rimpianger­e “il Trota’’ con la sua laurea albanese. Ma la cosa più grave è che alcuni di questi ministri siano stati messi a capo di dicasteri importanti­ssimi per la vita del Paese. Credo che lo stesso sistema sia in auge alla Rai, dove si accetta chi, per motivi “insaputi’’ alla fine confessa di non essere un giornalist­a, ma un artista, cosa che sospettavo da tempo. Concludo con un motto sessantott­esco per una giusta causa: “Una, dieci, cento e milioni di firme per Milena Gabanelli’’.

Né Trojan né infiltrati: la politica salva i corrotti

I corrotti vanno lasciati in pace. Non importa che il Paese sia mangiato vivo dalla corruzione; che le nostre opere pubbliche costino fino al triplo di quelle di altre nazioni simili; che questa montagna di soldi sia creata con l’evasione fiscale per sparire dai bilanci e gonfiare la malavita organizzat­a; che porti alla necrosi dell’economia sana. Per i partiti di maggioranz­a, questa vasta scabbia contagiosa che infetta il Paese non è un “reato grave”. E per questo motivo non si consente che possa essere contrastat­o con sistemi radicali: né con agenti provocator­i infiltrati (che fanno finta di offrire mazzette e se accetti scattano le manette); né con una sofisticat­a tecnologia di ascolto a distanza (Trojan) che la polizia può inserire nei cellulari, per trasformar­li in microfoni ambientali. Perché tante premure da parte della maggioranz­a nei riguardi dei corrotti? Perché vanno lasciati in pace?

Dopo le firme per Gabanelli uniamoci contro il bavaglio

L'appello del Fatto Quotidiano per Milena Gabanelli ha superato le 10.000 firme in tre giorni. Sicurament­e l’attenzione dei lettori e dei social porterà a un favoloso successo. Ora perché non fare lo stesso per il decreto Orlando, che vuole mettere il bavaglio agli onesti gior- Che la priorità sia il lavoro è un tormentone che ha stancato. I 900 mila posti recuperati si riferiscon­o, per lo più, a occupazion­i precarie e schiavisti­che. Del cosiddetto quarto stato non frega niente a nessuno, è considerat­o, dai cervelloni che hanno gonfiato il debito pubblico a dismisura, messo in ginocchio banche, svenduto aziende importanti all’estero e via dicendo, un gregge di pecore inaffidabi­li ( da che pulpito) al quale, per farlo stare buono, rifilare avanzi. La politica conta un fico secco, è utile solo per fare proclami logori e offensivi per la chiara impossibil­ità di mantenere le promesse. Chi può guidare un pullman con le mani legate e senza voglia di farsele slegare? Brava persona Gentiloni, ma anche il mio salumiere è una brava persona, però non può fare l’astronauta. Permane nell’Italia politica e burocratic­a un clima da feuilleton tragico per il Paese. Anche un cieco vede che solo un’iniziativa da New Deal potrebbe fare qualcosa di serio per l’occupazion­e, in attesa di tempi migliori. Pericolo inflativo? Andrebbe gestito, ma non da questa gente, e comunque meglio di una disarmante situazione occupazion­ale. Una situazione vergognosa, indecorosa, umiliante.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

I NOSTRI ERRORI

Nel pezzo di ieri titolato “Sicilia, la legge pro- abusi approvata all’u n animità” per una svista ho definito Claudia Mannino “deputata reg io n al e”. La parlamenta­re siede invece sui banchi di Montecitor­io. Dell’errore mi scuso con lei e con i lettori.

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