Il Fatto Quotidiano

Il Don Chisciotte delle Fs : il piano dell’Ad per andare in Borsa. Contro tutto e tutti

- » DANIELE MARTINI

MIL PIANO

Il piano di Mazzoncini: in Borsa il 40% delle Frecce (Rosse, Bianche e Argento) più gli Intercity, cioè i treni a lunga percorrenz­a, inclusi i notturni. Le Frecce fanno utili, gli Intercity prendono fondi dallo Stato azzoncini contro il resto del mondo. Sulla quotazione dei treni in Borsa il dinamico amministra­tore delle Ferrovie, Renato Mazzoncini, sta giocando una partita all'attacco e senza alleati, proprio nell'inquieta stagione prima delle elezioni di primavera. Volitivo come sempre sta sfidando tutti: in prima linea i sindacati che contro il suo progetto si sono ritrovati uniti in un amen. E poi mezzo governo, a cominciare dal prudente Graziano Delrio, responsabi­le dei Trasporti, che prima della pausa d'agosto ha fatto intendere a Mazzoncini che non era il caso di accelerare con la privatizza­zione, anzi, forse era meglio frenare. E pure il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, non è affatto entusiasta della smania di Mazzoncini per la Borsa.

Padoan è diventato scettico da quando gli hanno spiegato che il miliardo di euro che secondo le stime verrebbe incassato con la quotazione non transitere­bbe verso il ministero, ma si fermerebbe prima, nei forzieri delle Fs “a disposizio­ne per accrescere la competitiv­ità, soprattutt­o al l'es ter o”, ha specificat­o Mazzoncini. Per le Fs e le aziende di Stato, Padoan sembra coltivare altri progetti, magari una holding sotto l'ala della Cassa Depositi e Prestiti che raggruppi le partecipaz­ioni da vendere direttamen­te ai grandi investitor­i senza quotazioni in Borsa. Infine c'è il Pd che non ha alcuna intenzione di svenarsi per Mazzoncini sfidando a petto in fuori i sindacati, pronti a opporre ai piani borsistici dell'amministra­tore Fs una sventaglia­ta di scioperi con conseguent­e paralisi dei treni proprio nei mesi prima del voto. Per procedere verso la Borsa, Mazzoncini avrebbe bisogno dell'intervento Pd che gli dovrebbe scodellare un nuovo decreto in sostituzio­ne del precedente di fine 2015 che preparava la quotazione con presuppost­i completame­nte diversi. Ma date le premesse appare molto difficile che il Pd abbia voglia di accontenta­re il capo delle Fs.

Futuro?

IMPERTERRI­TO Mazzoncini però va avanti. Il 4 settembre al meeting di Cernobbio ha riproposto pari pari la sua strategia e qualcuno ha pensato al famoso soldato giapponese nella giungla che combatteva la guerra da solo ignorando che era finita da un pezzo. Siccome però tutto si può dire dell'amministra­tore Fs tranne che sia un soldatino sprovvedut­o, c'è da chiedersi a che gioco stia giocando e quali sono i suoi veri obiettivi. Vista da questa angolazion­e la storia cambia verso ed è lecito supporre che l'ostinazion­e di Mazzoncini c'entri fino a un certo punto con i treni. Bresciano, classe 1968, relativame­nte giovane per le gerontocra­zie pubbliche, prelevato da un'aziendina di trasporti fiorentina e spinto appena due anni fa al vertice del mastodonte Fs da Matteo Renzi, quando pensa al suo futuro Mazzoncini non vede solo i binari. Si sente ormai una risorsa della Repubblica e guarda al dopo voto, alle nomine future nelle grandi imprese pubbliche e ci tiene a presentars­i come il privatizza­tore risoluto, anche contro le prudenze della politica. Scommette, insomma, Mazzoncini e la sua scommessa ha così tante variabili da risultare al momento non quotabile.

Il percorso da lui imboccato verso la Borsa è completame­nte diverso da quello autorizzat­o a suo tempo dal governo. Per Mazzoncini non va quotato il 40 per cento dell'intero gruppo tranne Rfi, la prosperosa rete dei binari che deve restare interament­e pubblica, ma il 40 per cento delle Frecce (Rosse, Bianche e Argento) più gli Intercity, cioè i treni a lunga percorrenz­a, inclusi i notturni. Frecce e Intercity stanno nelle stesso cesto Fs come mele e pere: le Frecce guadagnano in un mercato dove ci sono anche

Il tabù Ferrovie divise

Dopo Mercitalia (in perdita) l’amministra­tore ha iniziato a spacchetta­re il gruppo. Sindacati inferociti per le promesse mancate

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LaPresse Il capo del gruppo L’ad delle Ferrovie, Renato Mazzoncini, bresciano classe 1968. È stato nominato da Renzi
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