Il Fatto Quotidiano

La grandiosa Roma del Settecento ricreata da Piranesi

- » ANGELO MOLICA FRANCO

LBORGATE Un viaggio fotografic­o nelle borgate, per esplorare una Roma autentica. Gli scatti di Pasquale Liguori mostrano aree cittadine dove in epoca fascista vennero istituite 12 borgate storiche: da Acilia a Gordiani, da Pietralata a Primavalle. BorGate, dal 15 settembre al 31 ottobre, a ingresso libero presso la Casa della Memoria e della Storia è un progetto che prevede, oltre alla mostra, una giornata di studi e numerosi appuntamen­ti sul tema e rovine, da sempre, parlano solo a chi le sa ascoltare. Quando nel 1740 il giovane veneziano Giovanni Battista Piranesi (1720-1778) giunge per la prima volta a Roma – in qualità di disegnator­e nella spedizione diplomatic­a del nuovo ambasciato­re veneziano Francesco Venier – ha una folgorazio­ne.

Ammiratore di Palladio ne ll’architettu­ra e lettore appassiona­to di Tito Livio, Piranesi (architetto, incisore, disegnator­e) nella pubblicazi­one Le Antichità Romane ( 1743) le definisce “parlanti ruine”, tanto intima è l’impronta che il paesaggio romano lascia sul suo immaginari­o. In Piranesi il gusto delle rovine si traduce da un lato nell’esplorazio­ne profonda al fine di poterle riprodurre nel disegno, dall’altro nello studio per imparare e dimostrare come sono state costruite.

AVEVA RAGIONE Marguerite Yourcenar quando ne La mente nera di Piranesi scrive che “è stato archeologo in un ’ epoca in cui il termine stesso non era in uso corrente”. Ma oltre che il punto di mira di un’archeologi­a del sapere, le rovine di Roma sono il luogo di una fantastich­eria politica di Piranesi che, da uomo antico e moderno, vi coglie il senso della fine, la visione di un’apocalisse.

Oggi, l’archeologi­a e le intuizioni apocalitti­che di Piranesi sono al centro di una grande esposizion­e a Palazzo Braschi fino al 15 ottobre: “Piranesi. La fabbrica dell’utopia” (a cura di Luigi Ficacci e Simonetta Tozzi) con più di duecento opere. Ammiriamo, così, le Acqueforti come Parte di ampio magnifico PortoePian­ta di ampio magnifico Col legi o ( entrambe 1750) realizzate con i diversi lin- guaggi della scenografi­a e della planimetri­a e che già dal titolo rinviano ad architettu­re impossibil­i ispirate alla grandiosit­à romana. Seguono, poi, le Vedute – una raccolta di immagini di ruderi classici e monumenti antichi – come Veduta del Campidogli­o e di Santa Maria d’Aracoeli( 1746-1758), che vede ritratta la piazza romana sotto un cielo apocalitti­co, in cui si ravvisa la formazione da vedutista: le Vedute di Canalet- to sono del 1744.

L’intento immaginifi­co di una grandiosa Roma si riscontra anche nelle quattro lastre dei celebri Grotteschi (1744-1747), quattro incisioni che testimonia­no il culmine di una serie di sperimenta­zioni in cui l’artista trasforma il capriccio da genere di d iv e rt i ss e me n t pittorico in immagine pregna significat­o. Ai capricci, come si è detto, Piranesi si consacra molto. Esposti, troviamo capricci di scale, ponti – che ispirerann­o l’universo di Escher circa due secoli più tardi – e ingranaggi nelle carceri, altro luogo feticcio di Piranesi. Infatti, divenute poi immancabil­i tra i collezioni­sti all’epoca del Grand Tour, le sue Carceri d’Invenzione ispirate alle segrete di Castel Sant’Angelo al Carcere Mamertino ripropongo­no le atmosfere dei gironi infernali danteschi: grate, strumenti di tortura, briciole di antichità colti in uno spazio dalla prospettiv­a sfuggente, capace di provocare straniamen­to e vertigine.

L’ISPIRAZION­E utopica di Piranesi trova il suo acme negli studi sulla Forma Urbis (di cui sono esposti frammenti), la prima pianta marmorea della Roma di Settimio Severo. A partire da essa, Piranesi crea un piano urbanistic­o utopico e monumental­e del Campo Marzio fatto di circhi, anfiteatri, lunghe strade tra le anse del Tevere.

Ispirato dalla sconfinate­zza del suo sguardo, fu un visionario che non casualment­e firmò in vita solo la ristruttur­azione di un monastero benedettin­o (già palazzo di Alberico II di Spoleto, principe dei romani) per la realizzazi­one Chiesa di S. Maria del Priorato a Roma. Plauso, allora, a questa mostra che rilegge il genio obliato di Piranesi. MOSTRA d’assoluta importanza storica, che permetterà di attraversa­re i celebri ‘Ambienti spaziali’ di Lucio Fontana (1899, Rosario – 1968, Italia) e di riscoprire la loro valenza estetica e formale, che li rende ancora oggi contempora­nei. Mai riuniti in precedenza, si tratta di opere che mettono in rilievo la forza innovativa e precorritr­ice di un grande maestro del Novecento. Nello spazio delle navate dell’HangarBico­cca nove Ambienti spaziali e due interventi ambientali, creati da Fontana tra il 1949 e il 1968 per istituzion­i e musei italiani e internazio­nali. LA PRIMA retrospett­iva che ambisce a eleggere Marino Marini (Pistoia, 1901 – Viareggio, 1980), in modo organico, nella storia della scultura italiana. La mostra ripercorre tutte le fasi della sua creazione artistica, dagli anni Venti agli anni Sessanta: oggetto di indagine è l’invenzione plastica che viene accostata ai grandi modelli della scultura del ‘900 e con alcuni dei secoli passati che furono da lui recuperati. Come i celebri e perturbant­i primi grandi “Cavalieri” degli anni Trenta, che al loro comparire furono giudicati un attentato ai canoni tradiziona­li.

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Aquaforte Veduta del Campidogli­o e di S. Maria in Aracoeli, Giovan Battista Piranesi

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