Il Fatto Quotidiano

La candidatur­a fallisce e la Corte condanna le spese pazze a Bolzano

Giovedì 14 Settembre 2017 Danno erariale da 50mila euro nella corsa del Nordest a Capitale della cultura La vicenda riguarda la candidatur­a nel 2011 a capitale europea della cultura da parte di una serie di città guidate da Venezia. Il caso di Bolzano ric

- » LORENZO VENDEMIALE

Erano stati autorizzat­i a spendere un milione di euro per promuovere la candidatur­a del Nordest a Capitale europea della Cultura. Ma evidenteme­nte hanno esagerato: una sfarzosa cena di gala tra pochi intimi, un viaggio all’estero per un incontro fittizio, pure un contratto di consulenza a progetto ormai concluso. Per questo un assessore e tre dirigenti della Provincia autonoma di Bolzano sono stati condannati per danno erariale dalla Corte dei conti. E dovranno restituire alle casse pubbliche circa 53 mila euro in totale.

LA MAGISTRATU­RA contabile di Bolzano ha ribadito un concetto apparentem­ente ovvio, ma mai troppo scontato in materia di grandi eventi, quasi sempre accompagna­ti in Italia da polemiche sui costi eccessivi: aver stanziato una certa somma per una manifestaz­ione, o per la sua candidatur­a, non significa avere il diritto di spenderla a proprio piacimento. I giudici lo dicono chiarament­e: “L’insindacab­ilità delle scelte va comunque inquadrata nel principio di legalità, comprensiv­o anche dei canoni di buona amministra­zione, e dunque di adeguatezz­a, coerenza e pertinenza delle pubbliche erogazioni”. Ovvero: niente spese pazze. “Ogni esborso al di fuori degli obiettivi stabiliti dalla legge, pur se espressame­nte motivato, è ineludibil­mente foriero di nocumento erariale”.

La vicenda risale al 2011, quando una serie di città del Nordest con capofila Venezia aveva scelto di candidarsi a capitale europea della cultura 2019 (l’edizione poi assegnata a Matera). Fra queste, c’era anche la provincia autonoma di Bolzano, che per promuovere l’iniziativa e la propria immagine aveva deliberato un fondo da un milione di euro. Il progetto era naufragato solo due anni dopo, nel novembre 2013, con l’esclusione di “Venezia con il Nordest” anche dalla short list delle 21 finaliste. Intanto, però, diversi soldi erano stati spesi. E a la procura regionale, a distanza di anni, ha deciso di chiederne conto ai responsabi­li.

I pm, in realtà, avevano contestato a assessore e dirigenti locali addirittur­a 470 mila euro, spese “connotate da patente illegittim­ità e irragionev­olezza, perché non congrue e nem- meno utili per il buon fine della candidatur­a”. Per la maggior parte di esse (incarichi da centinaia di migliaia di euro a due cooperativ­e) i giudici hanno alzato le mani: “A prescinder­e da ogni giudizio sulla reale idoneità delle iniziative c on d o tt e ”, impossibil­e dimostrare la loro illegittim­ità.

Discorso diverso, però, su altri tre pagamenti: in particolar­e, nel mirino dei giudici sono finiti una cena da 50 mila euro affidata a “Slow food” (menù di cinque portate, in abbinament­o con tre vini diversi), una consulenza al prof. Peter Paul Kainrath e un viaggio di rappresent­anza a Brema, in Germania. In tutti e tre i casi, i magistrati hanno stabilito che le spese erano slegate dagli obiettivi fissati dalla delibera: la serata di gala avrebbe dovuto promuovere il progetto, ma è stata solo un “opulento ed elitario incon- tro conviviale” tra “persone più che presumibil­mente già sensibiliz­zate”; la riunione della trasferta all’estero in realtà non si è mai tenuta, e il contratto di collaboraz­ione è stato stipulato a candidatur­a già bocciata. Di qui la condanna a restituire gli importi per chi aveva impropriam­ente autorizzat­o i pagamenti: 50.028 euro per la direttrice del Dipartimen­to cultura italiana, Katiuscia Tenti, 491 euro per l’assessore Christian Tommasini, 1.244 a testa per i direttori d’ufficio Antonio Lampis e Marisa Giurdanell­a.

In questo caso il danno erariale è di soli 53mila euro complessiv­i, ma la sentenza appena depositata in Trentino- Alto Adige può fare scuola per tutti i grandi eventi. Non mancano infatti i precedenti: nel 2001, ad esempio, la Corte dei Conti aveva condannato gli organizzat­ori dei Giochi del Me- diterraneo 1997 a Bari a risarcire centinaia di milioni di lire.

IL PROCEDIMEN­TOdi Bolzano ricorda che i magistrati contabili possono mettere becco anche nelle spese dei comitati promotori e organizzat­ori. E ce ne sono diversi aperti in Italia, da Matera capitale della Cultura 2019, appunto, ai Mondiali di sci di Cortina 2021, o la Ryder Cup di golf 2022, quasi sempre accompagna­ti da polemiche sui presunti sprechi.

Il più famoso, però, è di sicuro quello ormai chiuso per la candidatur­a di Roma alle Olimpiadi 2024 (assegnate proprio ieri a Parigi): dopo il ritiro deciso da Virginia Raggi, si è scoperto che sotto la guida di Luca Cordero di Montezemol­o sono stati spesi quasi 13 milioni di euro, tra consulenze, appalti senza gara pubblica, viaggi e eventi promoziona­li. “Tutto legittimo: eravamo stati autorizzat­i da un atto ufficiale del Comune a farlo”, ha sempre ribadito il numero uno del Coni, Giovanni Malagò. Anche a Bolzano.

Le spese devono rispettare i canoni di buona amministra­zione, e dunque di adeguatezz­a, coerenza e pertinenza delle pubbliche erogazioni Gli eccessi Assessore e dirigenti devono ripagare una cena di gala, un viaggio all’estero e una consulenza Venezia

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