Il Fatto Quotidiano

Le stragi, i mandanti e B. “Riaprire le indagini”

Di Matteo all’Antimafia ricorda il boss Graviano che parla dell’ex premier

- » ANTONELLA MASCALI

Ci sono elementi nuovi, bisogna riaprire “immediatam­ente le indagini sui mandanti esterni a Cosa Nostra” ch e hanno voluto la morte di Paolo Borsellino. Le intercetta­zioni del boss stragista Giuseppe Graviano che in carcere parla di Silvio Berlusconi, vanno approfondi­te.

Lo ha detto ieri Nino Di Matteo, il pm del processo per la trattativa fra Stato e Cosa Nostra, ascoltato dalla Commission­e parlamenta­re antimafia. Fu lui stesso, a luglio, a chiedere l’audizione dopo che Fiammetta Borsellino – la figlia più giovane di Paolo Borsellino –, aveva detto che erano passati 25 anni inutilment­e e aveva citato Nino Di Matteo come uno dei responsabi­li del depistaggi­o attuato attraverso il falso pentito Vincenzo Scarantino.

DI MATTEOdura­nte l’audizione chiarisce, come vedremo in seguito, che non interrogò mai Scarantino. Ma la parte più importante della deposizion­e riguarda i mandanti esterni della strage. Il magistrato lo fa capire già con la sua premessa: “Spero di stimolare gli approfondi­menti necessari anche in sede politica sul probabile coinvolgim­ento nella strage di soggetti esterni a Cosa Nostra. Dire che sono stati persi 25 anni nella ricerca della verità è u n’affermazio­ne profondame­nte ingiusta e pericolosa, perché utile a chi teme l’accertamen­to completo della verità”. Il pm ricorda che durante il processo “Borsellino ter”, conclusosi nel 2003, per la prima volta venne fuori “la connession­e tra la trattativa del Ros dei carabinier­i con Vito Ciancimino (l’ex sindaco di Palermo, ndr) e l’accelerazi­one della strage”. Proprio in quel processo, il pentito Salvatore Cancemi disse che “Totò Riina, durante la riunione in cui si assunse la responsabi­lità di eseguire presto la strage, citò i nomi di Berlusconi e di Marcello Dell’Utri come soggetti ‘da appoggiare ora e in futuro’”. Di Matteo aggiunge che “di recente questo spunto è stato alimentato da altre acquisizio­ni che a mio avviso d ov re bb er o portare alla immediata riapertura delle indagini sui mandanti esterni a Cosa Nostra”.

In passato le Procure di Caltanisse­tta (con Di Matteo e Luca Tescaroli) e Firenze hanno indagato su Berlusconi e archiviato la sua posizione. Ma “nell’ultimo periodo – ribadisce Di Matteo – le indagini da me condotte con altri pm a Palermo hanno fatto emergere elementi di prova che raf- forzano il convincime­nto che la strage non fu solo di mafia. Paradossal­mente, però, in questo momento e non è un caso, l’attenzione invece di concentrar­si sulla necessità di ulteriori approfondi­menti in tal senso, si orientano a delegittim­are il mio lavoro”.

CITA LE INTERCETTA­ZIONI di Graviano, ma prima di ricordarle vuole inquadrare alla Commission­e il peso del capomafia di Brancaccio: “È il principale protagonis­ta degli attentati del ’93 a Roma, Firenze e Milano, dell’accordo con la ’ndrangheta per gli attentati del ’94 ai carabinier­i in Calabria, del fallito attentato allo stadio Olimpico di Roma”. Rammenta pure le dichiarazi­oni del pentito Gaspare Spatuzza, ex uomo di fiducia di Graviano, colui che si è autoaccusa­to della strage di via D’Amelio e ha rivelato l’estraneità di Scarantino. “Quando vennero rese note le dichiarazi­oni sull’incontro al bar Doney di Graviano con Spatuzza (a Roma, nel gennaio del ’94, Graviano gli avrebbe detto: “Grazie a Berlusconi e al compaesano Dell’Utri abbiamo il Paese nelle nostre mani”, ndr) si disse che la loro valenza era limitata perché si trattava di un de relato. Oggi, con le no- stre intercetta­zioni ambientali, abbiamo ascoltato la viva voce di Graviano riferire di stragi fatte come ‘cortesia’ e di contatti con Berlusconi nel periodo delle stragi. Eppure la reazione è stata di indifferen­za, di svilimento ingiustifi­cato della valenza probatoria di quelle intercetta­zioni”.

E VENIAMO al capitolo Scarantino. Dopo le accuse di Fiammetta Borsellino, Di Matteo torna a raccontare quei tempi: “Quando vennero avviate le indagini, io non ero magistrato ma uditore… Entrai a far parte del pool che seguiva le stragi di mafia solo nel novembre ’94, quindi due anni e 2 mesi dopo l’arresto di Scarantino avvenuto sulla base di accuse di pentiti che mai ho interrogat­o e intercetta­zioni che mai ho ascoltato all’epoca”. Di Matteo lascia anche alla Commission­e interrogat­ivi su cui, se vuole, può lavorare: “Si tratta di capire come mai queste dichiarazi­oni false, in quanto fatte da un soggetto non coinvolto nella strage, in parte coincidano con quelle di Spatuzza. Lascia ipotizzare che alcune informazio­ni vere erano arrivate a chi, per sfruttarle, ha fatto una cosa gravissima, mettendo in bocca a un soggetto che non sapeva nulla, informazio­ni che riteneva attendibil­i”.

Il pm ricorda che “a occuparsi delle stragi all’epoca erano “il dottor Tinebra, il dottor Cardella e, forse ricordo male, ma al primo interrogat­orio di Scarantino c'era anche la dottoressa Boccassini. Se c'è stato un depistaggi­o, è la mia opinione, si è cominciato a realizzare prima del settembre ’ 92 ”. Ilda Boccassini, nell’ottobre ’94, prima di lasciare Caltanisse­tta, scrisse una lettera al procurator­e Tinebra esprimendo dubbi sulla veridicità delle dichiarazi­oni di Scarantino, ma Di Matteo non ne seppe nulla per quasi un decennio, fino al “20112012. Mai parlato di stragi con la Boccassini”. Il pm chiude l’audizione con un auspicio: “Spero che possa servire a stimolare la prosecuzio­ne del percorso di verità sulle stragi che oggi, lo dico con molta amarezza, è rimasto sulle spalle di pochi magistrati, pochi investigat­ori e pochi politici, nel disinteres­se generalizz­ato”.

Il falso pentito “Entrai nel pool due anni dopo l’arresto di Scarantino, se ci fu depistaggi­o fu prima” NINO DI MATTEO

Abbiamo ascoltato Graviano riferire di stragi fatte come ‘cortesia’ e di contatti con Berlusconi. Eppure la reazione è stata di indifferen­za

 ?? Ansa ?? In prima linea Nino Di Matteo
Ansa In prima linea Nino Di Matteo
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy