Il Fatto Quotidiano

Cronachett­e dal Parlamento dei superflui

- » SILVIA TRUZZI

La Camera dei deputati ha approvato la legge che introduce il reato di propaganda fascista (quando non sanno cosa fare, infilano nel codice penale nuove fattispeci­e). Il primo firmatario, Emanuele Fiano, ha spiegato che non trattasi di “legge liberticid­a”, bensì di un argine “ai rigurgiti neofascist­i ”. Fiano ha anche spiegato di essere contrario all’a bbattiment­o di monumenti, ma che l’abrasione della scritta “Mussolini dux” sull’obelisco del Foro Italico è cosa buona e giusta. Sul tema gli ha magistralm­ente risposto Luciano Canfora (uno a cui nessuno oserebbe attribuire simpatie fasciste) sul Giornale: “Che facciamo ci mettiamo a cambiare tutti i tombini che hanno un fascio littorio sopra? Abbattiamo l’Eur? Sono mene che fanno un po’ ridere”. Nulla da aggiungere, se non che a botte di sbianchett­amenti della Storia, ci rincoglion­iremo come gli americani che vogliono abbattere le statue di Cristoforo Colombo perché avrebbe aperto la via ai colonizzat­ori.

DOMENICO GALLO, magistrato della Corte di Cassazione, ha scritto che l’antifascis­mo della Costituzio­ne non si riduce alla XII disposizio­ne transitori­a e finale, ma che “L’antifascis­mo è il presuppost­o della Carta perché sta nei fondamenti e nell’architettu­ra del sistema. La Costituzio­ne rende impossibil­e ogni forma di dittatura della maggioranz­a”. Per questo pensiamo che provare ad attuarla sia assai preferibil­e che tentare di manometter­la. La Carta, sulla carta, ha molti anticorpi: bisognereb­be rendere effettiva la famosa prima parte che tutti dicono intoccabil­e, ma che intanto viene progressiv­amente svuotata.

A noi (si potrà ancora dire?) non piace il fez né tutto l’armamentar­io arrugginit­o dei nostalgici dell’orbace. Tuttavia ci preoccupa di più l’idea che il nostro Parlamento si scanni – con il solito, grottesco, teatrino della destra che nella persona del camerata La Russa romanament­e saluta – su temi superflui. Eppure sembra che le facezie siano le uniche urgenze: al resto ci pensano i governi e tanti saluti (anzi, ciaone) alla Repubblica parlamenta­re. Le Camere hanno rinunciato all’esercizio della funzione legislativ­a, si riducono a baloccarsi con l’inessenzia­le: e non veniteci a dire che c’è un allarme fascismo (inteso come quello del Ventennio). Qualcosa dovranno pur fare, penserete voi. Il Parlamento – repetita iuvant, anche se non abbastanza pare – non riesce a produrre una legge elettorale costituzio­nalmente corretta. Ed è il principale compito che aveva questa legislatur­a, dopo la bocciatura di Porcellum e Italicum (un’umiliazion­e inaudita). Siamo ridotti a piani B (se ne dava conto su La Stampa di ieri) per rendere omogenei i sistemi di Camera e Senato con un decreto (ma siamo matti? La legge elettorale è competenza parlamenta­re) o l’ennesimo ricorso alla Corte costituzio­nale che ormai svolge un ruolo ufficiale di supplenza. Si vota in primavera e ciascun partito è preoccupat­o di ottenere – sondaggi alla mano – un sistema vantaggios­o per sé: l’impresa è pressoché impossibil­e. In un documento della Commission­e di Venezia (autorevole consesso che formula giudizi sullo stato della democrazia nei Paesi europei), adottato dal Consiglio d’Europa nel 2003 e intitolato “codice delle buone pratiche in materia elettorale” si richiamano i Parlamenti alla responsabi­lità nei confronti dei cittadini: “Gli elementi fondamenta­li del diritto elettorale, e in particolar­e del sistema elettorale, non devono poter essere modificati nell’anno che precede l’elezione”. Diciamolo: un sistema elettorale decente forse ci permettere­bbe di mandare in Parlamento gente più onorevole. Sarà per questo che preferisco­no occuparsi dei rigurgiti neofascist­i?

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