Il Fatto Quotidiano

“Un albanese ti riga l’auto? Titoliamo su quei negri pallidi”

VITTORIOFE­LTRI Più che l’Ordine dei giornalist­i, serve la badante

- » SELVAGGIA LUCARELLI

Io non riesco a incazzarmi con Vittorio Feltri. Lo so, lo so che dice cose orribili e che ormai sul web, quando di primo mattino circola la foto di un titolo di L i be r o , la prima cosa che ti chiedi non è nemmeno più “Ma è andato?”, bensì “Ma è vero?”. Lo so che dovrei avercela con lui e dire quelle cose fesse tipo che l’ordine dei giornalist­i avrebbe il dovere di intervenir­e. Solo che secondo me, ormai, dovrebbe intervenir­e, al massimo, la badante. E con uno di quei siringoni per sedare i cavalli scossi, quelli che al Palio di Siena passano la linea del traguardo e se non vuoi che arrivino in Maremma, li devi fermare con una schioppett­ata di narcotizza­nte.

A ME STA SIMPATICO FELTRI, davvero. E voi che ce l’avete con lui dovreste rivedere i parametri con cui lo giudicate, datemi retta. Certo, se decidete che è il direttore di un quotidiano, capisco pure il livore. Se invece, come me, iniziate a guardarlo in un altro modo, finirete per volergli bene pure voi. Il buon Vittorio è in balia di un buffo, tenero e accennato rincoglion­imento. Nulla di grave, eh. Vittorio è quel nonno che a Natale, durante il pranzo, si alza in piedi all’improvviso con un bicchiere di spumante in mano ed esclama: “Un brindisi a Giorgino, che pure se preferisce i piselli alla patata, resta il mio nipote preferito ahahah!”. E tu gli dici “Papaaaà, stai buono, siediti!”, mentre Giorgino scappa in camera piangendo e tu gli spieghi che nonno non è cattivo, è che è un po’ andato.

È lo zio che inizia la tombola e grida “Ambo!” al primo numero estratto dal bussolotto.

È il vecchietto che durante la presentazi­one di un libro, alla richiesta del relatore “Ci sono domande?”, si alza in piedi e dice che il tuo libro destroide è un insulto a tutti quelli come lui che hanno fatto la resistenza con la Brigata Garibaldi e tu gli spieghi delicata- mente che hai scritto una guida agli agriturism­i low cost.

ECCO, È COSÌ che dovete guardare Vittorio Feltri. Con affetto. Se poi volete pensare che i titoli di Libero sul filone della commedia sexy all’italiana tipo “Renzi e la Boschi non scopano”, “Patata bollente” (su Virginia Raggi) o “Più patate meno mimose”, siano il frutto di un pensiero lucido, fate voi. Se volete convincerv­i del fatto che “Dopo la miseria portano le malattie” sia un titolo serio, ragionato, partorito con cognizione, fate come vi pare.

IO, INVECE, nei momenti di noia mi ritrovo lì a immaginare le riunioni di redazione a

L ib er o , con Feltri che fa: “Allora, cosa è successo di importante oggi?”. “Be h, l’America ha raso al suolo la Corea del Nord.”. “Ho detto di i mp or ta nt e!”. “A h, un albanese ha rigato la 500 in doppia fila di un italiano con un carretto di legname”. “Bene! Allora titoliamo ‘Questi negri hanno rotto il cazzo!’”. “Ma, direttore, è proprio sicuro sicuro?”. “Sì, perché?”. “Perché gli albanesi sono bianchi!”.“Ah, allora ‘Questi negri pallidi hanno rotto il cazzo!’”. Oppure che so. “Allora, che notizie abbiamo oggi?”. “Beh, direttore, ci sarebbe quel maresciall­o capo dell’esercito che ha ucciso la moglie e dopo averla fatta a pezzi col trancia pizza l’ha data in pasto ai maiali pezzati della fattoria accanto”. “Va bene, allora titoliamo ‘Fango sull’esercito!’”. “Ma diret- tore, ha ammazzato la moglie con una furia omicida senza precedenti, doveva essere una belva!”. “Giusto. Bravo. Allora sottotitol­a ‘La moglie era certamente una gran cagacazzi’”.

IMMAGINATE ANCHE VOI, come me, una riunione di redazione con Vittorio Feltri, e smetterete di volergli male. Tra l’altro, il toto-titolo di Libero è uno dei pochi giochi d’azzardo stimolanti e divertenti rimasti in circolazio­ne. Ormai si scommette sul prossimo titolo partorito da Feltri come sul vincitore di Sanremo. Per esempio, dopo l’attacco hacker al sito di Libero, il titolo “Maledette zecche 2.0” era dato 2 a 1. “È stata la Boldrini!” 4 a 1. “L’internet potete infilarvel­o su per il culo, bastardi comunisti!” 10 a 1. Nessuno però – neppure gli scommettit­ori più spregiudic­ati – av ev a puntato su “Ci vogliono morti. Siamo l’ultimo baluardo dell’informazio­ne”. Nessuno. Era oltre ogni possibile previsione. Ed è questo il bello di Feltri. Ha sempre quel guizzo delirante che ti spiazza.

Guardate, infine, il suo tweet di pochi giorni fa: “Confession­e. Ho fatto fatica a scopare quelle che la davano volentieri, come potrei stuprare una che non ci sta? Superiore alle mie forze”. Cioè, Feltri, nel pieno della discussion­e sul presunto stupro di Firenze, se ne esce così. E finalmente ci spiega il perché, freudianam­ente parlando, lui l’asticella la alza almeno con i titoli del suo giornale. Ditemi voi se si può volergli male.

Prima pagina L’apice è stato raggiunto con: “Ci vogliono morti, siamo l’ultimo baluardo dell’informazio­ne” Chi è Vittorio Feltri è nato a Bergamo il 25 giugno 1943. È giornalist­a, direttore editoriale di Libero dal 18 maggio 2016, il quotidiano che lui stesso ha fondato. Già editoriali­sta del Giornale, ex direttore dell’Indipenden­te, dell’Europeo, del Borghese, di Quotidiano Nazionale, del Giornale (dopo l’uscita di Indro Montanelli in concomitan­za con l’ingresso in politica dell’editore Silvio Berlusconi) e di Libero

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Ansa Direttore editoriale Vittorio Feltri è tornato a dirigere Libero nel 2016
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