Il Fatto Quotidiano

MINISTRI E BOIARDI GIOCANO COI TRENINI

Mazzoncini silura l’Ad di Trenitalia, Barbara Morgante. Era contraria alle Ferrovie in Borsa

- » GIORGIO MELETTI

Ache servono le mitiche privatizza­zioni? A giudicare da quelle dell’era renziana, Fincantier­i e Poste Italiane, a niente, se non a sfilare un po’ di soldi ai risparmiat­ori. Ma dalla grande incompiuta, quella delle Fs, si capisce come le privatizza­zioni siano necessarie al gioco più antico del mondo, i regolament­i di conti tra boiardi di Stato. Nessuno sa spiegare quali siano i benefici per la collettivi­tà, ma ci sono carriere da costruire o da stroncare, vanità da soddisfare, promesse da mantenere. E poi è noto dai tempi dell’Iri che ai boiardi piace ogni tanto svagarsi.

Ieri l’amministra­tore delegato di Fs, Renato Mazzoncini, si è svagato silurando l’amministra­tore delegato della controllat­a Trenitalia. Fs è la holding, Trenitalia è la società che fa andare i treni, Rfi è la società che gestisce binari e stazioni. Brutale la modalità: su ordine di Mazzoncini tutto il cda di Trenitalia si è dimesso e ha fatto decadere automatica­mente l’ad Barbara Morgante. Era lì da un paio d’anni, la versione ufficiale dice che ha compiuto la sua missione. Al suo posto Orazio Iacono che, nella versione ufficiale ha dato ottima prova di sè nella gestione dei trasporti ferroviari regionali, come i pendolari già sapevano.

Adesso viene il bello. Pare che Mazzoncini abbia deciso di fare fuori Morgante perché ella si mostrò riottosa a collocare in Borsa il 40 per cento di una società fichissima e foriera di utili e dividendi, comprenden­te i treni a lunga percorrenz­a (dalle Frecce ai notturni). Come i pendolari sanno, vendere il 40 per cento e tenersi il 60 è una finta privatizza­zione che apre la strada a due soli scenari. O la società quotata sarà un pacco per i risparmiat­ori come Fincantier­i e

Poste (zero dividendi e calo del prezzo delle azioni, come mettere i soldi sotto un materasso dove i topi te li mangiano), oppure distribuir­à dividendi finanziati dal contribuen­te con maggiori sovvenzion­i al trasporto locale che oggi beneficia dei profitti delle Frecce.

Sarà anche per questo che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che promise la privatizza­zione Fs entro il 2014, adesso nicchia, mentre il collega dei Trasporti Graziano Delrio ha sempre nicchiato. Ma la cosa veramente assurda è che Mazzoncini e Morgante furono nominati nel 2015 quando il presidente delle Fs Marcello Messori e l’am min istr ato re delegato Michele Elia furono licenziati dal governo – che li aveva nominati da appena 15 mesi – perché litigavano sulle modalità di privatizza­zione. Non sapendo a chi dare ragione, Matteo Renzi mandò a casa entrambi e fece spazio all’amico Mazzoncini, artefice della magica finta privatizza­zione dell’azienda tranviaria di Firenze, venduta alle Fs passando così da comunale a statale. Messori aveva un’idea, Elia un’altra, Mazzoncini ne ha una terza, ben spiegata mercoledì scorso sul Fatto Economico da Daniele Martini. Il governo purtroppo non ne ha nessuna. Ma non importa, anzi: gli anni passano, gli stipendi corrono, i sindacati fingono di protestare per alzare il loro prezzo, le società di consulenza prosperano, le guerre di potere infuriano, il governo non decide. Le privatizza­zioni, soprattutt­o se non si fanno, servono a questo: rendono meraviglio­sa la vita dei ministri e dei loro boiardi traballant­i.

Twitter@giorgiomel­etti

Le privatizza­zioni, soprattutt­o se non si fanno, servono a rendere meraviglio­sa la vita dei ministri e dei loro manager

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