Il Fatto Quotidiano

Il Don ribelle dalla parte degli ultimi “La vera Chiesa non ha lussi o tabù”

Don Andrea Gallo Da oggi in edicola e in libreria col Fatto il testamento spirituale del prete da marciapied­e con sciarpa rossa e sigaro in bocca

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LUI HA se m pl ic e me nt e messo in pratica gli insegnamen­ti del cristianes­imo partendo dalla virtù che dovrebbe essere alla base della vita di un prete: la povertà, e che invece la Chiesa, quella conservatr­ice, quella dei tabù, gli ha sempre contestato, a volte trattandol­o da eretico.

Con le gerarchie ecclesiast­iche il rapporto è stato difficile sin dall’inizio. “Ch i vuol farsi obbedire deve prima riuscire a farsi amare”, sono le parole di don Bosco che Andrea aveva fatto sue.

Per don Gallo, però, “Papa Bergoglio ha riempito il vuoto lasciato da Giovanni XXIII, la Chiesa ha smesso di essere sede vacante”. Sono tanti i punti in comune infatti tra Andrea e Francesco. A cominciare dall’a c c oglienza. “Dialogo significa dare la parola – racconta il Don pochi giorni prima di lasciarci il 22 maggio 2013 e che riportiamo in questo libro –. Quando il potere chiude le frontiere all’immigrazio­ne, io non posso che essere contro e sempre dalla par- te degli ultimi. In cento anni tra l’Ottocento e il Novecento trenta milioni di italiani sono emigrati, e noi parliamo di invasione. Oggi quanti ragazzi laureati sono costretti ad andare all’estero per trovare lavoro? Non dobbiamo aver paura degli immigrati. Non

dobbiamo dare retta al populismo di certi partiti come la Lega in Italia o il Fronte Nazionale in Francia. Quando pensiamo ai nuovi immigrati non dobbiamo dimenticar­e i nostri concittadi­ni di allora. La pace è accoglienz­a e l’a c c oglienza è reciproca solo se c’è l’incontro, l’ascolto, il dialogo. Gesù sacrifica la propria vita per tutti noi. Io vedo che, quando allargo le braccia i muri cadono. Accoglienz­a vuol dire costruire dei ponti e non dei muri”.

Non solo. Papa Bergoglio – come anche Andrea – non tollera i preti che circolano in auto di lusso; denuncia la deriva carrierist­ica e l’assuefazio­ne al potere, quelli che speculano, che fanno affari loschi con i conti dello Ior; condanna con la scomunica i corrotti e i mafiosi. “La Chiesa che non condanna, o lo fa blandament­e come la Cei quando è intervenut­a sulle decisioni dell’allora governo Berlusconi a proposito di lavoro, scuola, legalità, o sulle politiche razziste della Lega a proposito dei Rom, o addirittur­a è connivente, rappresent­a il male – prosegue il Gallo nel suo testamento spirituale –. Non dobbiamo dimenticar­e le varie vicen- de che videro protagonis­ta l’arcivescov­o Marcinkus a capo della banca vaticana, coinvolto nel crac del Banco Ambrosiano, solo il passaporto diplomatic­o lo salvò dalla cattura; la vicenda della P2, purtroppo sono tanti gli esempi che si potrebbero fare”.

ANCHE PER QUESTO La profezia del Don è per volere del prete del marciapied­e dedicato a Francesco con la nostra preghiera, di chi ama Andrea, di riconoscer­e in morte quello che al Don la Chiesa non gli ha riconosciu­to in vita. Don Gallo merita di stare insieme ai suoi maestri, i punti di riferiment­o: don Milani e don Mazzolari. Il desiderio di chi lo ha conosciuto, di chi sa quello che ha fatto, di chi lo ritiene un simbolo di Amore, Pace e Misericord­ia, è quello di vedere Papa Francesco inginocchi­arsi sulla sua tomba, come ha fatto con don Lorenzo e don Primo, e appendere l’immagine di don Andrea, sì, quella con il cappellacc­io, la sciarpa rossa e il sigaro in bocca, all’int erno della Cattedrale di San Lorenzo a Genova. Don Gallo è stato una voce importante non solo per la vita civile, per la Chiesa, ha costruito un ponte infinito tra la Parola di Gesù e il mondo laico.

DISOBBEDIE­NZA

È stato un rivoluzion­ario Ma lui rispondeva:

“Ho solo seguito le impronte lasciate dagli altri” Io vedo che quando allargo le braccia i muri cadono Accoglienz­a vuol dire costruire dei ponti, non dei muri

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LaPresse “Ha riempito un vuoto” La nuova Chiesa: papa Francesco
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