Il Fatto Quotidiano

Della Campania felix oggi è rimasto (quasi) solo il “Veleno”

- » ENRICO FIERRO

Una storia d’amore semplice e un amore “insensato” quello per la terra. È questo il nocciolo duro di Veleno, il film di Diego Olivares che alla chiusura della Settimana della Critica a Venezia è stato sommerso di applausi con standing ovation finale. Film d’amore e di difficile impegno civile. La storia di Rosaria (Luisa Ranieri) e di suo marito Cosimo Cardano (Massimilia­no Gallo), contadini in quella parte di Campania una volta “Terra di lavoro”, da decenni “Terra dei fuochi”. Vivono della loro fatica, qualche ettaro coltivato a primizie, una stalla con le bufale, quelle del latte buono per le mozzarelle. Hanno pochi e semplici sogni, come tanti personaggi incontrati nel nostro cinema neorealist­a. Avere un figlio, migliorare la loro vita col duro lavoro della campagna, vivere o “campare”, come si dice tra le lande che uniscono la provincia di Napoli con quella di Caserta.

TERRE AMARE dove anche i sogni semplici devono fare i conti con la camorra, quella spietata della monnezza che a tonnellate è stata importata dalle fabbriche del Nord e poi sversata, grazie alle complicità con la politica locale, nelle campagne. Avvelenand­ole. La storia d’amore di Rosaria e Cosimo si snoda dentro questo fiume ammorbato fatto di avvocati compiacent­i, boss che decidono quali po- litici eleggere, roghi di veleni che bruciano e intossican­o l’aria, borghesia complice e arricchita dalla grande alleanza con la camorra, la massoneria, la politica sporca e pezzi deviati dello Stato. Luisa Ranieri mortifica la sua bellezza, domina il suo corpo per disegnare sul volto della protagonis­ta i tratti dolenti di un amore che a un certo punto della storia diventa disperazio­ne. Massimilia­no Gallo, che abbiamo visto in Fortapasc di Marco Risi vestire i panni dello spietato boss Va- lentino Gionta, è Cosimo, contadino disperato che combatte, sapendo di perdere, le due battaglie fondamenta­li della sua vita, quella contro un tumore che lo devasta e quello contro chi vuole la “sua” terra per farne una discarica di veleni. Recitazion­e intensa, con la Ranieri che sempre più (il giudizio entusiasta è di Gaetano Di Vaio, produttore del film con Bronxfilm, assieme a Minerva Pictures e Tunnel Produzioni) somiglia a “una moderna Anna Magnani”, e Gal- lo, che con Velenodimo­stra di poter adattare volto e capacità attoriali a ogni esigenza scenica. La borghesia rapace e senza scrupoli, quella che ha avvelenato il cuore della “Campania felix” è messa in scena da Salvatore Esposito, il Genny Savastano della serie Gomorra. La villa texana con piscina, un aggressivo Hummer come macchina, la voracità consumisti­ca di sua moglie, sono l’immagine di quei ceti parassitar­i campani che sulla mo nnezza hanno costruito fortune immense, carriere profession­ali e politiche. Infine la camorra, il volto è di uno straordina­rio Nando Paone (una vita in teatro e decine di film girati). È Donato Vasile, camorrista e pedofilo, personaggi­o ributtante che in una frase condensa la tragedia delle terre dei fuochi: “Me so pigliato chello c’aggio vulute”. Mi sono preso, ci siamo presi, noi la camorra, quello che abbiamo voluto. La terra, innanzitut­to, migliaia di ettari avvelenati da fanghi tossici, copertoni, rifiuti ospedalier­i, vernici, “merde” delle industrie del Nord. E alla gente del posto è rimasta la disperazio­ne e la morte per tumori, 14 mila nuovi casi censiti nell’area della Asl 2 Nord tra il 2010 e il 2012 su 1 milione di abitanti. Mille roghi ogni an-

Magistrale Luisa Ranieri e Massimilia­no Gallo, una coppia che lotta per preservare campi e salute

no, sono quelli che vediamo nelle campagne, sotto i cavalcavia, in vecchi capannoni industrial­i in disuso. La camorra della monn ezza brucia di tutto.

FILM DIFFICILE, perché pone l’attenzione su un dramma che in molti vogliono archiviare. È stato mai completato un censimento delle malattie provocate dall’a v v e le n amento di terre, fiumi e falde acquifere? No. A che punto è la bonifica dei suoli? Non si sa, le gente della Terra dei fuochi non deve saperlo. Rimane la disperazio­ne delle mamme, la rabbia e il lavoro dei comitati spontanei che da anni si battono contro le ecomafie (molti hanno dato il loro sostegno al film). E Veleno dà fastidio. È un vero film “civile” (scuola Francesco Rosi), dove il dramma viene raccontato senza sacrificar­e la poesia dei sentimenti (scuola Nanni Loy) e con un amore verso la “t er r a” de l bravo regista Olivares, che a tratti ricorda Furore di John Ford. Un film che andrebbe proiettato nelle scuole e che speriamo non venga sacrificat­o dalla distribuzi­one.

V el e no sarà presente in molte sale di Milano, Torino, Genova, Roma e altre città, a partire da oggi.

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Contadini Massimilia­no Gallo e Luisa Ranieri, protagonis­ti di “Veleno”
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