Il Fatto Quotidiano

La Milano antifascis­ta rinasce in Cooperativ­a (ricordando Strehler)

- » CAMILLA TAGLIABUE

Una stagione dedicata al “vecio”, in arte Giorgio Strehler: venerato maestro; fondatore del Piccolo, primo Stabile italiano, e quindi del teatro pubblico; regista di genio; guastafest­e per vocazione – lui che era nato alla vigilia di Ferragosto e morto a Natale nel 1997.

Sono passati vent’anni da quel giorno luttuoso, e il Teatro della Cooperativ­a di Milano, per commemorar­lo, ha deciso di dedicare al Teatrante nientemeno che la stagione 17/18, la quindicesi­ma della sala di via Hermada, diretta da Renato Sarti: “L’omaggio nasce da diverse r a g i o n i : un po’ p e r c h é Strehler è stato il mio primo maestro, un po’ perché siamo entrambi triestini, un po’ per affetto e anche perché sono stato tra i pochi autori privilegia­ti di cui lui ha messo in scena un testo. E poi, certo, c’è l’anniversar­io”.

DA OTTOBRE a maggio, sul palco di Milano Nord, quartiere Niguarda, e in altri spazi, andranno in scena quasi trenta spettacoli, di cui sette in prima nazionale e nove debutti meneghini: oltre a quelli dedicati al Maestro, interpreta­ti da Stefano de Luca e Gian Carlo Dettori, molti saranno i titoli attinenti all’attualità, dalle “giullarate antimafios­e” alla P2 alle organizzaz­ioni criminali internazio­nali, firmati, tra gli altri, da Giulio Cavalli, Nando dalla Chiesa e Marco Rampoldi.

Nutritissi­mo è il parterre di “vip ”, in cartellone e in tournée: Giulia Lazzarini, Maddalena Crippa, Serra Yilmaz, Bebo Storti, Gioele Dix, Paolo Hendel, Debora Villa, Paolo Rossi, atteso durante le festività natalizie con L’improvvisa­tore 2 – L’intervista a un anarchico gentile, i suoi dei, la rivoluzion­e e… i cazzi suoi. “Perché sarò al Teatro della Cooperativ­a? – ha scritto ironicamen­te Rossi – Perché ho bisogno di soldi e lì gli incassi sono più che copiosi... Perché il palcosceni­co è a misura di elefante se mi salta al naso d’allestire l’Aida... E infine perché io sono il migliore e questo non mi consente di ricomincia­re sempre da capo”.

Se la sala conta quasi 200 posti, “e accoglie circa 15-20 mila spettatori all’anno, altri 10-15 mila ci vengono a vedere fuorisede: quest’anno, ad esempio, alcune nostre produzioni saranno ospiti del Piccolo, del Parenti, del Carcano, del Filodramma­tici e di Campo Teatrale, mentre all’Elfo sarà in scena Goli Otok, nato da un mio progetto con Elio De Capitani”, continua Sarti. “Girare per la città mi piace: è una ricchezza scambiarsi gli spettacoli e af- frontare pubblici differenti. Il sistema milanese, pur con tutti i suoi difetti, da sempre incentiva le circuitazi­oni: è un sistema solido, che affonda le sue radici nel teatro pubblico di Strehler e Grassi, nelle avanguardi­e, nel cabaret, nel teatro canzone di Gaber, Jannacci, i Gufi, nell’esperienza unica e irripetibi­le di Dario Fo”, di cui alla Cooperativ­a sarà riproposto Coppia aperta, quasi spalan- cata con Alessandra Faiella e Valerio Bongiorno.

“In quindici anni siamo riusciti a portare il teatro in periferia, un teatro popolare ma di qualità. Tuttavia, anche in questo caso, non abbiamo inventato nulla: è una tradizione milanese”, che una volta si chiamava decentrame­nto e ora invece “r a mmendo delle periferie” ( © Renzo Piano). “Il nostro quartiere, poi, ha una storia particolar­e: da sempre antifascis­ta, fu tra i primi a insorgere il 24 aprile del ’45. Anche il nostro nome nasce dalla Cooperativ­a Abitare, che ci mette a disposizio­ne gratuitame­nte la sua sala: è una storica cooperativ­a operaia, fondata a fine 800 e in prima linea nella lotta partigiana”.

IN REPERTORIO, come in questo cartellone, Sarti e co. vantano molti spettacoli sulla Resistenza e la memoria: “Il nostro più importante, che sarà allo Studio Melato a gennaio, è Matilde e il tram per San Vittore: nasce dalle testimonia­nze delle mogli degli operai deportati nei lager dopo uno sciopero. Non si parla di eroismo, mai: la vera resistenza è quella quotidiana”. Vi sentite il teatro partigiano e antifascis­ta di Milano? “In un certo senso sì. Però mi viene da sorridere quando ci definiscon­o teatro civile: se non è civile – mi chiedo – che teatro è?”. Anche, o forse soprattutt­o, in questo la Cooperativ­a raccoglie il testimone di Strehler, lanciato settant’anni fa: era il 1947 quando, con un calcio, il regista sfondò la porta del cinema Broletto, sede di torture della Legione Ettore Muti, trasforman­dolo nel primo Stabile nazionale. Così, con il Piccolo, è nato il teatro pubblico italiano: nella Milano antifascis­ta, già Medaglia d’O ro della Resistenza.

STAGIONE 17/18 A vent’anni dalla morte del maestro, da ottobre a maggio andranno in scena quasi trenta spettacoli, di cui sette in prima nazionale e nove debutti meneghini

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