Dalla Prima
Lui
era ministro della Giustizia del governo Prodi, lei presidente del Consiglio regionale della Campania. La Procura di Santa Maria Capua Vetere li indagò (la signora finì pure ai domiciliari) insieme allo stato maggiore dell’Udeur campana, in base a intercettazioni e testimonianze sulla presunta gestione clientelare di cariche pubbliche (Asi e Asl) e appalti (Arpac). Mastella, furibondo col premier e la maggioranza, a suo dire non abbastanza solidali, si dimise da Guardasigilli e poi ritirò l’Udeur dal centrosinistra, tornando al centrodestra e facendo cadere il governo. L’inchiesta passò per competenza alla Procura di Napoli, che la biforcò in due filoni: uno minore (Asi e Asl: concussione e abuso d’ufficio), approdato l’altroieri all’assoluzione di tutti gli imputati; l’altro più grave (Arpac: presunti falsi, concussioni, turbative d’asta, abusi e un’associazione a delinquere prima confermata e poi bocciata dalla Cassazione), ancora in dibattimento. Dunque è presto per dire che l’inchiesta del 2008 fosse basata sul nulla. Sia perché manca la sentenza principale, sia perché il dispositivo di quella appena emessa non esclude che i fatti esistessero.
Mastella era accusato di aver concusso l’allora governatore Bassolino per costringerlo a nominare un amico all’Asi di Benevento: il pm ha riformulato la concussione in induzione indebita (perché nel 2012 la legge Severino ha modificato e in parte svuotato il primo reato), che poi il Tribunale ha derubricato in abuso d’ufficio, salvo poi concludere sorprendentemente che “il fatto non costituisce reato” (ma allora perché dire che era un abuso? Lo scopriremo dalle motivazioni). La signora Mastella era accusata di tentata concussione a Luigi Annunziata, il manager dell’ospedale di Caserta (“per me è un uomo morto”) che resisteva a presunte pressioni clientelari Udeur: anche quel fatto parrebbe accertato, anche se per i giudici “non è previsto dalla legge come reato” (per la Severino o per cosa? Lo sapremo dalle motivazioni). Ricapitolando.
1) I coniugi Mastella sono risultati innocenti in uno dei due processi nati dall’indagine del 2008 e gliene diamo volentieri atto (da quando hanno perso potere, sono diventati persino simpatici).
2) Non sembra che i fatti scoperti dagli inquirenti fossero inventati, dunque l’inchiesta e il processo erano doverosi.
3) L’assoluzione è uno dei tre esiti possibili del processo (oltre alla condanna e alla prescrizione): un fatto normale, fisiologico, per nulla scandaloso.
4) Anomala, patologica e scandalosa è l’insopportabile durata del processo (quasi 10 anni fra indagini, udienza preliminare e primo grado). Ma non di questo processo: di quasi tutti. E l’ultimo che può dolersene è proprio un ex ministro di Giustizia corresponsabile, pro quota, delle politiche governative che non hanno saputo o voluto snellirli e sveltirli.
5) Siccome le indagini sui politici provocano – non in Italia, in tutto il mondo – conseguenze politiche, un governo degno di questo nome, anziché piangere dopo, provvede prima: con una legge che dia priorità assoluta ai processi ai politici. Sempreché i politici siano d’accordo.