Gdf contro alcune Ong: donazioni agli armatori e niente sbarchi a Malta
Mediterraneo Osservate speciali già dal luglio 2016. I dubbi su Moas: le donazioni usate per pagare una società riconducibile agli armatori Diverse associazioni con base a La Valletta “maglia nera” sui migranti
I “pendolamenti” Missioni molto vicine alle coste nordafricane e scali in Tunisia
Ma il porto più sicuro è sempre e soltanto l’Italia...
Èdal luglio 2016 che le Ong in Italia sono diventate delle osservate speciali. Un anno prima, quindi, che la Procura di Trapani sequestrasse la nave Iuventa della Jugend Rettet, che il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, ne parlasse in Commissione parlamentare, che il ministro Marco Minniti varasse il codice di condotta per le Ong. Insomma, non si tratta di una rivoluzione avvenuta questo Ferragosto, ma dell’epilogo e degli sviluppi di una lunga attività d’osservazione. A dimostrarlo c'è un documento, redatto dal Coan (il Comando operativo aeronavale della Guardia di Finanza) che il Fatto è in grado di rivelare. Si tratta di un “appunto” intitolato “Ong - Analisi delle navi utilizzate per il soccorso di migranti nel Mediterraneo centrale”. Non si tratta di un’inchiesta penale, ma di informazioni raccolte attraverso l’“ufficio analisi” e diramate il 6 aprile 2017.
IN PRINCIPIO FU LA ELPIS
La prima nave finita sotto l’osservazione della Gdf
L’attività del Coan inizia con la motonave Elpis nel luglio 2016: “In linea con l’attività condotta nel 2016 sulla motonave Elpis, battente bandiera italiana, gestita da una Onlus, s’è proceduto a effettuare ulteriori approfondimenti relativamente ad altre motonavi...”. La Elpis è la nave ospedale che nell’estate 2016 approda a Lampedusa con l’obiettivo di fornire assistenza medica ai migranti. Arriva il 12 luglio e il giorno 28 già decide di lasciare l’isola. Il motivo? Si rinviene leggendo una nota della Elpis pubblicata in quei giorni dal quotidiano La Sicilia: “Addirittura, e questo ci ha fatto capire veramente tutto, sono state effettuate delle ispezioni della Guardia di finanza... Considerando l’evidente fallimento del progetto, la nave è stata fatta rientrare nel porto di Trapani”. La nota della Gdf sulla Elpis è datata 20 luglio. Ed è solo l’inizio. Il documento del 6 aprile, già nella sua premessa, mostra chiaro l’assunto: è “dominante” la presenza delle Ong “nella ‘complessa macchina dei soccorsi’, articolata in prossimità delle coste libiche, che facilita la partenza dei cittadini extracomunitari provenienti dall’Africa verso l’Ue”. Secondo il Coan, quindi, le Ong “facilitano” le partenze.
L’ANALISI DEI CONTI
Moas: spese noleggio fuori bilancio
La Gdf inizia ad analizzare alcuni bilanci. È il caso della Ong Moas, fondata dall’imprenditore statunitense Chistopher Paul Catambrone e la sua compagna italiana, Regina Egle Liotta. “Catambrone – si legge nell’appunto – è il magnate della multinazionale Tangiers Group”. La Gdf sottolinea che “la gestione amministrativa dei beni e delle donazioni” e la spesa della “macchina dei soccorsi, viene operata società riconducibili ai coniugi Catambrone o alla holding Tangiers Group”. “Tra le spese di gestione del 2015 – si legge - la voce ‘spese di noleggio’, pari a 1,8 milioni, potrebbe “riguardare le navi usate dalla Moas”. Se così fosse, conclude la Gdf, “le risorse provenienti dalle donazioni finirebbero nel bilancio attivo di una società riconducibile a Catambrone”. Sul punto la Moas ha già precisato pubblicamente: “Tangiers non ha mai realizzato alcun tipo di profitto dal noleggio della nave Phoenix a Moas. Tutto l’ammontare finora ricevuto da Moas è stato speso nella gestione delle operazioni in mare, mantenimento e manutenzione della Phoenix”. Per la nave Topaz, appartenente a una società degli Emirati arabi, la Gdf segnala delle “incongruenze relative alla posizione del 12 e 13 dicembre, registrata a Singapore, mentre, nelle stesse giornate, pare che la nave non si sia mossa da Tuzla in Turchia”. La Topaz, continua la Gdf, s’è“spinta anche a meno di 6 miglia dal porto della città libica di Zuwarah”. E non è l’unica.
BASE OPERATIVA? QUASI SEMPRE MALTA
In acque libiche, ma per motivi umanitari
La Gdf segnala che a meno di 6 miglia dalla costa libica si sarebbero inoltrate la Minden della Ong tedesca Lifeboat, l’Astral della Ong spagnola Proactiva, la Bourbon Argos, la Aquarius e la Dignity di Medici senza Frontiere, la Vos Hestia di Save the Children. Nelle conclusioni il Coan segnala i primi elementi acquisiti sulle imbarcazioni. “È stato accertato che, in alcuni casi, le società delle navi sono solide multinazionali del settore marittimo mentre, in altri casi, si tratta di società riconducibili, direttamente o indirettamente, a soggetti operanti ai vertici delle stesse Ong che noleggiano la nave”. Inoltre la “maggior parte delle navi impiegate nel soccorso... ha stabilito la sua base operativa a Malta”. C’è però un paradosso. Da un lato “Malta non ha naviglio sufficiente per garantire il servizio di ricerca e soccorso nella sua area di competenza, così chiede spesso supporto alle autorità italiane”. Dall’altro “dopo la caduta di Gheddafi e il prolungarsi del conflitto”, in Libia “non c’è un’autorità nazionale in grado di garantire il funzionamento di ricerca e soccorso”. E così, nella maggior parte dei casi, aggiungendo pure che “secondo il Parlamento europeo”, le “condizioni dei migranti e richiedenti asilo nei centri amministrativi” a Malta sono considerate inaccettabili”, il porto più sicuro diventa sempre quello italiano. Durante i periodi navigazione – conclude il Coan – le navi delle Ong effettuano “pendolamenti” in “tratti prossimi alle coste nordafricane” in “attesa di eventuali chiamate di soccorso” facendo a volte “scalo nei porti tunisini”. “Necessità – precisa la Gdf – che potrebbe essere dettata da motivazioni umanitarie legate alla possibilità d’intervenire tempestivamente per eventuali operazioni di soccorso in mare, cercando di mettere i migranti in una condizione di sicurezza nel più breve tempo possibile”. Le Ong potrebbero approdare sulle più vicine coste tunisine, segnala la Gdf, mentre gli sbarchi avvengono quasi sempre in Italia.
Il documento viene inviato a tutti i gruppi aeronavali della Gdf. Da ottobre 2016, lo Sco della Polizia di Stato, indaga sulle Ong per conto della Procura di Trapani. Ma come dimostra questo documento, le Ong, erano nel mirino già da mesi.