Tangenti sul Mose, condannato a 4 anni per corruzione l’ex ministro Matteoli
I giudici: “Fu corrotto da un imprenditore”. Si salva l’ex sindaco di Venezia Orsoni
Undici anni di reclusione, milioni di euro confiscati e maxirisarcimenti per le parti civili. Dopo 32 udienze del processo veneziano sul Mose, istruito nei confronti degli otto imputati che non avevano patteggiato all’indomani degli arresti del 2014, alla fine la condanna più pesante è arrivata per il senatore di Forza Italia Altero Matteoli: 4 anni di reclusione per lui e per l’amico imprenditore Erasmo Cinque, imputati di corruzione. Il Tribunale di Venezia li ha riconosciuti entrambi colpevoli per una tangente di 550 mila euro nell’ambito dell’assegnazione dei lavori di bonifica della Laguna di Venezia e ordinato una confisca di 9,5 milioni ciascuno.
Il senatore - ex ministro dell’Ambiente (2001-2006) e delle Infrastrutture (2008-2011) con Berlusconi - ieri mattina in aula ha ribadito di non aver preso “un euro” dal Consorzio Venezia Nuova: “E quindi non comprendo questa sentenza”, ha aggiunto dopo la condanna.
Assolto invece, ma con una parziale prescrizione, l’ex sindaco di Venezia del Pd, Giorgio Orsoni: imputato per finanziamento illecito al partito, il collegio presieduto dal giudice Stefano Manduzio l’ha assolto per i 450 mila euro (di cui 50 mila secondo l’accusa consegnati personalmente in contanti) che il Consorzio Venezia Nuova gli avrebbe fornito per finanziare la sua campagna elettorale per le comunali di Venezia del 2010, dichiarando la prescrizione invece per i 110 mila euro versati illecitamente dal consorzio al Pd senza che la cifra fosse stata deliberata e iscritta a bilancio.
CONDANNATO per corruzione e finanziamento illecito anche l’imprenditore Nicola Falconi; mentre è millantato credito il reato commesso, secondo i giudici, dall’avvocato ed ex presidente di Adria Infrastrutture Corrado Crialese: avrebbe fatto credere di poter aggiustare le sentenze al Consiglio di Stato facendosi consegnare dal consorzio (invano) 340 mila euro.
Assolti dalle accuse di finanziamento illecito l’ex eurodeputata di Forza Italia, Lia Sartori, e da quella di corruzione l’ex magistrato alle acque di Venezia Maria Giovanna Piva (con parziale prescri- zione) e l’architetto Danilo Turato per la ricostruzione della villa dell’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan. Sono le prime condanne per il “sistema” quasi perfetto del Mose: uno dei più imponenti intrecci di corruzione dell’Italia repubblicana - che avrebbe coinvolto per anni ministri, magistrati, politici, funzionari e imprenditori ruotanti attorno a un mare di denaro pubblico – scoperchiato nel giugno del 2014 dall’inchiesta dei pm veneziani Stefano Ancilotto e Stefano Buccini.
UN SISTEMA corruttivo che per la Procura si muoveva intorno alla più grande opera pubblica italiana: la barriera idraulica del Mose e la connessa bonifica di Porto Marghera, lavori affidati in concessione al Consorzio Venezia Nuova guidato da Giovanni Mazzacurati. Il processo, dopo i patteggiamenti a raffica (tra cui quelli dell’ex presidente della Regione Galan, dell’assessore regionale Chisso, del generale della Guardia di Finanza Spaziante e dell’ex magistrato alle acque Cuccioletta) era partito con non poche difficoltà nel gennaio 2016.
Le difese hanno chiesto da subito di esaminare in aula Mazzacurati, presidente del Cvn, “grande burattinaio” diventato il principale accusa- tore del giro di tangenti. Niente da fare: l’ingegnere, dopo aver riempito pagine di verbali raccontando ai magistrati il sistema delle mazzette intorno al Mose, nel frattempo si è trasferito a San Diego, in California (non prima di aver ricevuto una liquidazione da 7 milioni di euro) dove - secondo le perizie medico legali disposte dal tribunale - “ha perso la memoria”. I giudici hanno tuttavia considerato utilizzabili i verbali con le dichiarazioni dell’accusatore e il dibattimento è andato avanti fino alla sentenza di primo grado.
IL TRIBUNALE ha anche condannato Matteoli e Cinque – interdetti dai pubblici uffici per 5 anni – a risarcire le parti civili con provvisionali subito esecutive: 1 milione di euro allo Stato (Palazzo Chigi e ministero delle Infrastrutture), uno al Comune di Venezia e altre somme a Regione Veneto, Città Metropolitana di Venezia e allo stesso Consorzio Venezia Nuova. La bonifica della Laguna e il Mose, intanto, restano in alto mare.
La borsa coi soldi
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I DEPUTATI
DEL M5S