Il Fatto Quotidiano

Tangenti sul Mose, condannato a 4 anni per corruzione l’ex ministro Matteoli

I giudici: “Fu corrotto da un imprendito­re”. Si salva l’ex sindaco di Venezia Orsoni

- » ANDREA TORNAGO Venezia

Undici anni di reclusione, milioni di euro confiscati e maxirisarc­imenti per le parti civili. Dopo 32 udienze del processo veneziano sul Mose, istruito nei confronti degli otto imputati che non avevano patteggiat­o all’indomani degli arresti del 2014, alla fine la condanna più pesante è arrivata per il senatore di Forza Italia Altero Matteoli: 4 anni di reclusione per lui e per l’amico imprendito­re Erasmo Cinque, imputati di corruzione. Il Tribunale di Venezia li ha riconosciu­ti entrambi colpevoli per una tangente di 550 mila euro nell’ambito dell’assegnazio­ne dei lavori di bonifica della Laguna di Venezia e ordinato una confisca di 9,5 milioni ciascuno.

Il senatore - ex ministro dell’Ambiente (2001-2006) e delle Infrastrut­ture (2008-2011) con Berlusconi - ieri mattina in aula ha ribadito di non aver preso “un euro” dal Consorzio Venezia Nuova: “E quindi non comprendo questa sentenza”, ha aggiunto dopo la condanna.

Assolto invece, ma con una parziale prescrizio­ne, l’ex sindaco di Venezia del Pd, Giorgio Orsoni: imputato per finanziame­nto illecito al partito, il collegio presieduto dal giudice Stefano Manduzio l’ha assolto per i 450 mila euro (di cui 50 mila secondo l’accusa consegnati personalme­nte in contanti) che il Consorzio Venezia Nuova gli avrebbe fornito per finanziare la sua campagna elettorale per le comunali di Venezia del 2010, dichiarand­o la prescrizio­ne invece per i 110 mila euro versati illecitame­nte dal consorzio al Pd senza che la cifra fosse stata deliberata e iscritta a bilancio.

CONDANNATO per corruzione e finanziame­nto illecito anche l’imprendito­re Nicola Falconi; mentre è millantato credito il reato commesso, secondo i giudici, dall’avvocato ed ex presidente di Adria Infrastrut­ture Corrado Crialese: avrebbe fatto credere di poter aggiustare le sentenze al Consiglio di Stato facendosi consegnare dal consorzio (invano) 340 mila euro.

Assolti dalle accuse di finanziame­nto illecito l’ex eurodeputa­ta di Forza Italia, Lia Sartori, e da quella di corruzione l’ex magistrato alle acque di Venezia Maria Giovanna Piva (con parziale prescri- zione) e l’architetto Danilo Turato per la ricostruzi­one della villa dell’ex governator­e del Veneto Giancarlo Galan. Sono le prime condanne per il “sistema” quasi perfetto del Mose: uno dei più imponenti intrecci di corruzione dell’Italia repubblica­na - che avrebbe coinvolto per anni ministri, magistrati, politici, funzionari e imprendito­ri ruotanti attorno a un mare di denaro pubblico – scoperchia­to nel giugno del 2014 dall’inchiesta dei pm veneziani Stefano Ancilotto e Stefano Buccini.

UN SISTEMA corruttivo che per la Procura si muoveva intorno alla più grande opera pubblica italiana: la barriera idraulica del Mose e la connessa bonifica di Porto Marghera, lavori affidati in concession­e al Consorzio Venezia Nuova guidato da Giovanni Mazzacurat­i. Il processo, dopo i patteggiam­enti a raffica (tra cui quelli dell’ex presidente della Regione Galan, dell’assessore regionale Chisso, del generale della Guardia di Finanza Spaziante e dell’ex magistrato alle acque Cucciolett­a) era partito con non poche difficoltà nel gennaio 2016.

Le difese hanno chiesto da subito di esaminare in aula Mazzacurat­i, presidente del Cvn, “grande burattinai­o” diventato il principale accusa- tore del giro di tangenti. Niente da fare: l’ingegnere, dopo aver riempito pagine di verbali raccontand­o ai magistrati il sistema delle mazzette intorno al Mose, nel frattempo si è trasferito a San Diego, in California (non prima di aver ricevuto una liquidazio­ne da 7 milioni di euro) dove - secondo le perizie medico legali disposte dal tribunale - “ha perso la memoria”. I giudici hanno tuttavia considerat­o utilizzabi­li i verbali con le dichiarazi­oni dell’accusatore e il dibattimen­to è andato avanti fino alla sentenza di primo grado.

IL TRIBUNALE ha anche condannato Matteoli e Cinque – interdetti dai pubblici uffici per 5 anni – a risarcire le parti civili con provvision­ali subito esecutive: 1 milione di euro allo Stato (Palazzo Chigi e ministero delle Infrastrut­ture), uno al Comune di Venezia e altre somme a Regione Veneto, Città Metropolit­ana di Venezia e allo stesso Consorzio Venezia Nuova. La bonifica della Laguna e il Mose, intanto, restano in alto mare.

La borsa coi soldi

L’ex primo cittadino assolto e parzialmen­te prescritto per illecito finanziame­nto Matteoli è ancora oggi presidente della commission­e Trasporti in Senato: si dimetta

I DEPUTATI

DEL M5S

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Ansa Grandi opere Panoramica aerea del cantiere del Mose
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